Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Le lezioni di umiltà

Inserito il 23 Settembre 2018 alle ore 10:22 da Plinio Borghi

Le lezioni di umiltà che ci vengono dal Vangelo sono innumerevoli e cadono sempre a fagiolo in una società che ha fatto dell’egocentrismo, del primeggiare, del sopraffare gli altri, dell’autoreferenzialità i propri binari comportamentali. E non parlo solo di questa società, ovviamente. Il brano di oggi è chiaramente emblematico: da una parte il Maestro che parla con tragicità della sua morte e del grande trionfo della resurrezione e dall’altra un manipolo di discepoli che, lungi dal capirne la portata, discutono fra loro su chi sia il primo e su chi siederà domani alla destra del Messia. Tipico. Un giorno scrissi come debba sentirsi un celebrante mentre, predicando dall’altare, si rende conto che i fedeli non lo seguono (per incapacità o per distrazione) e la loro mente va dove i loro ordinari pensieri la portano. Anche questo fa parte della scarsa umiltà, carenza che induce alla gelosia, allo spirito di contesa, al disordine e a ogni sorta di cattiva azione, come dice San Giacomo nella sua lettera, proposta dalla seconda lettura. Non parliamo poi dell’invidia verso chi, invece, naturalmente umile e misericordioso con tutti, ottiene molta più attenzione e risposta alle sue aspettative di chi arranca disperatamente, disposto anche a vendere moglie e figli ai beduini pur di emergere. Brutta bestia l’invidia, che ti porta alla provocazione e a farti beffe del giusto, pur di sfidarne l’irreprensibilità e di farlo scendere al tuo livello! Ne abbiamo un esempio nella prima lettura, dal libro della Sapienza, dove gli empi, sfidando l’asserito aiuto da parte del Signore, lo vogliono eliminare perché crea loro imbarazzo. Troppo comodo negare Dio o disattenderlo platealmente, sfoggiando in modo sfrontato una presunzione di superiorità e poi, a fronte dell’effettiva potenza che da Lui deriva al credente, nascondersi dietro alla propria ignavia sopprimendo l’uomo di fede, per non saper reggere il confronto! E qui subentra, per l’umile doc, la vera prova del nove: saper resistere alla tentazione di reagire o di defilarsi e dimostrare invece da dove viene la forza che esprimiamo; solo in questo modo avremo vinto una doppia battaglia: rimanere noi stessi e spiazzare gli altri, che si ritroveranno alla fine con le armi spuntate. Se no, il sangue di Cristo e di tutti i martiri sarebbe stato versato invano. Ci soccorre come guida e stimolo il salmo responsoriale di oggi, che consiglio di portarsi a casa da Messa: “Sei tu, Signore, il mio sostegno”.

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