Imparare ad avere più cura
Inserito il 31 Ottobre 2018 alle ore 20:17 da Don Gianni AntoniazziDurante il fascismo c’era il motto “me ne frego”. Di contro c’era chi ripeteva “I care”, in inglese: “mi importa”. Questo è invece il tempo dell’indifferenza: custodiamo poco o nulla le cose e forse neppure noi stessi.
Mia nonna ripeteva che, da piccola, in casa non si doveva perdere neanche un ago. In quel mondo si aggiustava tutto e tutto veniva re-impiegato. Anche mio padre aveva un’attenzione scrupolosa: il suo “mantra” era risparmiare corrente e acqua. Ricordo poi l’attenzione al telefono: siamo stati i primi ad averlo in zona; i vicini venivano da noi per chiamare i figli militari; guai se noi piccoli avessimo toccato l’apparecchio. Quella era un’economia di sussistenza che mostrava la stessa cura nel rapporto con le persone, e con sé stessi. Noi siamo diventati la società dello spreco e lo dimostra l’episodio in patronato della scorsa settimana.
Giovedì è stato steso il “ghiaino lavato”. Il mattino seguente sulla superficie asciutta c’erano i passi di un adulto con tanto di bicicletta. Tutto era stato recintato ed erano stati posti cartelli di segnalazione eppure qualcuno aveva fatto di testa sua. Superata la delusione, coi martelli pneumatici si è tolto tutto e, a tempo di record, si è ripartiti da zero. Il danno ci costerà migliaia di euro, letteralmente buttati sulla strada. Non è importante sapere il nome di chi sia passato di lì alle 19.50 per una riunione condominiale, bisogna però capire che dobbiamo diventare più presenti a noi stessi, restare vigili quando viviamo ed avere la giusta cura per la realtà.
don Gianni