L’uomo ha osato. Oh se ha osato!
Inserito il 7 Ottobre 2018 alle ore 10:01 da Plinio BorghiL’uomo ha osato. Oh se ha osato! Fin dall’inizio dei tempi con Adamo ed Eva, ha sfidato il suo Creatore cogliendo il frutto proibito. Ne stiamo pagando ancora le conseguenze, ma andiamo avanti imperterriti per la nostra strada, salvo poi versare lacrime di coccodrillo. Oggi il nostro divin Maestro, interpellato dai soliti farisei circa la liceità di ripudiare la propria moglie, come la legge di Mosè consentiva, si richiama invece alla genesi: “Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma, ma … Dio li creò maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola”. E conclude perentorio: “Dunque l’uomo non osi dividere ciò che Dio ha congiunto”. Ora, se dovessimo soffermarci un attimo a comparare lo stato della nostra società, chi non è convinto che siamo ben lontani da tale indirizzo? Se non nei fatti, almeno concettualmente? Anzi, stiamo ben attenti a non propugnarlo troppo: potremmo essere come minimo tacciati di omofobia. Proprio l’altro giorno ho ricevuto via whatsapp un video, ormai divenuto virale, del discorso del re di Norvegia Harald V che, dopo aver sottolineato come il suo Paese sia composto da gente immigrata da ogni parte del mondo, diceva: “I norvegesi sono vecchi e giovani, alti e bassi, abili e sulla sedia a rotelle; tanti superano i cento anni. I norvegesi sono ricchi e poveri; i norvegesi sono single e divorziati, hanno figli o sono coppie sposate tardi. I norvegesi sono ragazze che amano ragazze, ragazzi che amano ragazzi e ragazze e ragazzi che si amano..”. Ecco, nella scala dei valori tradizionali, il primo, garanzia della nostra continuità e della sopravvivenza della specie, è passato all’ultimo posto. Orbene, di quale “una caro” (una sola carne) stiamo cianciando? C’è chi vorrebbe che anche la Chiesa prendesse atto di ciò, ma il Papa può arrivare a dire che non siamo tenuti a giudicare, che dobbiamo essere aperti, solidali e accoglienti pure con i trasgressori, ma non possiamo pretendere che arrivi a smentire il suo Capo. Noi, piuttosto, domandiamoci se abbiamo margine di recupero. Ancora una volta è Gesù che ci indica una strada: tornare come i bambini, ritrovare quella genuinità e quell’ingenuità che ci consenta di ridare alle cose la giusta dimensione. I bambini sono il frutto di quell’”una caro”, pretendono che tale resti e soffrono se così non è. Diversamente, il Regno dei cieli ce lo possiamo sognare.