Buon Natale Erode
Inserito il 23 Dicembre 2018 alle ore 08:04 da Plinio BorghiBuon Natale Erode. È il titolo d’un pezzo scritto dal nostro ex collaboratore domenicale don Luigi Trevisiol, che tutti ricordiamo come fosse preciso, diretto e pungente, oltre che conciso, nel suo dire e nello scrivere. Da giovane lo era ancor di più e, già parroco di Torre di Fine, ha anche pagato care la sua chiarezza e l’esigenza di schierarsi. Il pezzo è del gennaio 1973, pubblicato con lo pseudonimo di “Apolide” su “Segno sette nel mondo”. Mi piace riproporlo, almeno per la parte che riveste tuttora motivi di attualità: “Com’è lontana nel tempo quella notte santa in cui i pastori furono svegliati nella notte dall’annuncio di una grande gioia! In un mondo più povero, più ingiusto di oggi, se vogliamo, era nata una speranza fragile come un bambino in culla. Un bambino che tutti ci affrettammo ad uccidere. Oggi il bambino sembra non nascere più. I pastori vengono dirottati da abili cornamuse verso i grandi magazzini, per esservi derubati dei loro miseri risparmi. Erode indice libere elezioni, viene democraticamente rieletto e organizza in tutto il mondo la sua festa alternativa. Mai si è avuto un natale così freddo e senza speranza, neanche ai tempi di barbarie e di guerra; mai il sopruso e la confusione hanno tenuto banco come oggi, riuscendo per di più a strappare gli applausi del pubblico. Perché, prima, l’ingiustizia era manifesta, era la legge del più forte: il povero la subiva, soccombeva, ma la speranza non era assassinata. Oggi ormai l’attesa del povero viene svuotata dall’interno, ripagata malamente col prezzo banale di oggetti di paccottiglia e infine derisa. La coscienza stessa è narcotizzata. Al suo posto ci ritroviamo un panettone o un brandy”. Tralascio gli esempi con riferimenti a fatti e personaggi dell’epoca, che possono, tuttavia, essere sostituiti con quelli di oggi; non ci manca la materia prima o di sapere dove dirigere i nostri strali: ovunque, dalla politica alla società, sempre più distanti fra loro, dalla mafia alla malavita organizzata, dalla Chiesa combattuta al suo interno alle coperture di comodo e opportunistiche. Ce n’è da gridare ancora “Buon Natale Erode”. Ci sono ancora emarginati e immigrazioni, popoli oppressi e costruttori di muri. Usciamo pure dall’Europa, per non sbilanciarci, ma ogni riferimento a Trump non è casuale. “Buon Natale Erode”. L’articolo del nostro così prosegue: “Ma nonostante questo, malgrado l’apparente trionfo dell’ingiustizia e della stupidità, …, il Bambino nasce ancora. Fuori dall’occhio indiscreto delle telecamere … nasce ed è subito sulla via dell’esilio. Sulle strade dei nomadi e degli emigranti. Vive misconosciuto nella sofferenza delle masse … . Bada, Erode, il Bambino è nato. La tua fine è segnata”. E comunque, Buon Natale a tutti.