Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

E che nozze! (seconda parte)

Inserito il 27 Gennaio 2019 alle ore 08:02 da Plinio Borghi

E che nozze! (seconda parte) Completo l’argomento di domenica scorsa e ingloberò quello di oggi con la prossima, che ne è il seguito. È sempre don Franco de Pieri che scrive, nel 2013.

Invitata era la “Donna”, sedeva accanto ad Eva, ed era la Madre nuova, attenta, incontaminata; non si era rassegnata ad obbedire al tentatore, all’ingannatore, a chi ti vende acqua sporca per vino buono. Vide la miseria di quelle nozze e la cattiva piega che stava prendendo la tavola dell’umanità. Si rivolse allo Sposo che gli sedeva accanto e gli fece la più bella proposta che potesse fare al Figlio: “Non hanno più vino…”. Questa umanità non ha più nulla, non sa più gioire, non sa più fare festa, non sa più voler bene, non sa più generare figli a Dio. Sposala Tu, insegna come si ama, come si gioisce, dimostra che questa è ancora un’umanità amata da Dio”.Quel Figlio, che un angelo chiamò “Gesù”, il cui nome significa “Salvezza”, capì che quella era la sua sposa promessa. La guardò, osservò ogni uomo, ci vide come eravamo, ubriachi di miserie, ciechi di odio e di egoismo, storpi e zoppi perché camminavamo su strade sbagliate, sordi ad ogni parola buona; ci volle bene egualmente, anzi, di più. Rispose alla “Donna”: “Non è ancor giunta la mia ora”. Parlava dell’ora della Croce, dell’amore supremo e totale. I testimoni più vicini, udirono le parole della “Donna” ai servi: “Fate quello che vi dirà”. Era Lui che doveva rendere gioiosa quella festa, che doveva offrire il segno che erano finite la vecchia umanità e le vecchie nozze. Lo videro alzarsi e dire ai servi increduli: ”Riempite le anfore di acqua e servite”. Sulla tavola apparve un Vino diverso da tutti gli altri, rosso come sangue, buono e gustoso a non finire, e chi lo gustò si sentì riempire la vita di energia, il cuore di gioia, la mente di grandiosi pensieri. Che nozze erano mai quelle! A quella tavola c’era Giovanni, il futuro evangelista. Annotò nella sua mente parole e gesti. Se ne ricordò sotto la Croce, dove sentì di nuovo Gesù, suo amico, chiamare la Madre con lo stesso nome di quel giorno: “Donna, ecco il tuo figlio.!” L’ora dell’amore iniziato a Cana si completava. Il segno dell’amore non era più il vino buono, ma un sangue donato su una Croce, dove Gesù, chiamato Salvezza, ha trasformato l’umanità da acqua sporca in vino buono. Le anfore, riempite affinché mai ne mancasse, sono conservate piene dalla Chiesa per coloro che accolgono l’invito a nozze con Dio, a mettersi alla tavola dell’amore e della fraternità. Che belle nozze furono celebrate a Cana di Galilea!

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