A ciascuno il proprio ruolo
Inserito il 3 Febbraio 2019 alle ore 10:06 da Plinio BorghiA ciascuno il proprio ruolo: è il principio base di ogni tipo di convivenza. In alternativa c’è solo l’eremitaggio solitario o il caos. Vale in primis per la famiglia, dove è palese che i genitori debbano fare i genitori e i figli sappiano di essere figli. Purtroppo non è sempre così e allora assistiamo anche qui a una fatale deriva. La consonanza tra i vari ruoli rafforza il tessuto operativo e la ricerca del meglio in ogni singolo ruolo porta beneficio a tutto l’apparato. Viceversa, se anche uno solo scantina, anche tutti gli altri ne risentono. No, non mi sto aggrappando al “manuale delle giovani marmotte” per la perfetta corale, né aggiornando il discorso di Menenio Agrippa, bensì sintetizzando il lungo brano di San Paolo declamato domenica scorsa, tratto dalla lettera ai Corinzi e finalizzato a contenere i comportamenti confusi che nella Chiesa nascente si stavano verificando. Da notare la conclusione: “Aspirate ai carismi più grandi”; che vuol dire non adagiarsi nel proprio ruolo, ma puntare al meglio.
E qual è il ruolo del cristiano? Ce lo spiega sempre Paolo nel seguito di questa domenica: la carità, cioè il “collante” che ci lega e armonizza tutte le funzioni e i rapporti fra di noi. Senza di essa, afferma, perfino la fede e la speranza perdono lo spessore necessario. La carità è la dimostrazione, nei fatti, che siamo credenti credibili (scusate il bisticcio). È bello quel passaggio: “La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta”. Ce n’è per un serio esame di coscienza, per tutti.
Qui siamo al ruolo di Gesù. Altro bell’insegnamento! S’è messo a fare il profeta in patria e a momenti lo linciano. Se l’è cercata? Secondo me aveva due validi motivi: collegarsi con le profezie e con i profeti stessi, molti dei quali non hanno avuto miglior sorte in quel popolo di dura cervice, e rilanciare il valore universale della lieta novella, che non poteva essere riservata ai pochi eletti. Tant’è che poi se n’è andato a predicare altrove. Cosa significa “essere profeti”, come tutti dovremmo? Significa essere testimoni con le parole e con le opere (a proposito di quel che si diceva prima), ben sapendo che ci muoviamo nella diffidenza. Intanto cominciamo a non fare come i compaesani di Gesù e accogliamola questa lieta novella!