Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

L’introspezione

Inserito il 17 Marzo 2019 alle ore 10:04 da Plinio Borghi

L’introspezione non è un mero esercizio mentale riservato a chi non ha di meglio da fare o appannaggio di specialisti come gli asceti, bensì un momento di verifica della propria impostazione spirituale e mentale, praticabile da tutti. Ciò non vuol dire che sia soltanto un modo per star bene con sé stessi, una sorta di training autogeno o una SPA dell’anima. Al contrario, è un procedimento che dovrebbe stare alla base di ogni espressione dell’uomo, sia essa lavorativa o artistica, culturale o spirituale, rivolta alla collettività o individuale. Inoltre, dovrebbe avere una cadenza periodica vuoi per verificare se gli effetti prodotti corrispondono alle aspettative vuoi per analizzare il proprio potenziale in funzione di nuove e più valide performance. Lo strumento per favorire il percorso è la meditazione, fatta in particolari condizioni ambientali (il chiasso o il disordine non la favoriscono di certo) e condotta con precisi punti di riferimento e con metodo. Visitando un giorno una bella mostra di icone, con un settore dedicato al procedimento completo che sta alla base del prodotto, ebbi modo di constatare come la maggior parte del tempo non consistesse nella preparazione del fondo, dei materiali e nell’esecuzione dell’opera, ma proprio nell’immersione in una preghiera meditativa, solo la quale consentiva infine all’artista di trasferire nell’opera quell’espressività, che poi sarebbe divenuta a sua volta messaggio vivo. Così è per tutte le altre forme artistiche, ma dovrebbe esserlo pure in tutto ciò che l’uomo affronta, soprattutto se il suo agire richiede delle scelte. Per noi cristiani la Quaresima è un momento propizio per operazioni di tal fatta, non solo e tanto per l’introduzione ai misteri pasquali, ma anche per analizzare lo stato della nostra anima, giudicare se ha ancora potenziale da giocare e valutare se è in grado di rilanciare il livello di vita. L’ha fatto Gesù dopo il Battesimo, rintanandosi per quaranta giorni nel deserto, sperimentando altresì le tentazioni, come abbiamo visto domenica scorsa, pur non avendo bisogno di nessuna delle tre cose. Si ripete oggi nella Trasfigurazione, prima di intraprendere il percorso che lo porterà al sacrificio estremo, per darci alcuni spunti interessanti sui quali riflettere, che ci indicano prospettive che da sole giustificano una vita spesa per Lui. Se non fosse una bella sensazione, d’altronde, perché gli apostoli volevano piantare le tende e rimanere sul Tabor? Meditiamoci e traiamone spunto.

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