Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Revisione e revisionismo

Inserito il 24 Marzo 2019 alle ore 10:11 da Plinio Borghi

Revisione e revisionismo: due processi che non sono due facce della stessa medaglia. Il primo non mette in discussione l’impostazione di ciò che ne è oggetto, bensì l’uso che se ne fa e tende a rimediare eventuali scorrettezze o logorii per ripristinare un’adeguata funzionalità. L’esempio più tipico che abbiamo a portata di mano è il motore dell’automobile e la cadenza con la quale interveniamo. Il secondo invece si riferisce allo stravolgimento radicale di un’impostazione, mentale, ideologica, culturale o spirituale che sia; una vera e propria conversione. Applicati ai credenti, verrebbe da pensare che la gran parte si trovi nelle condizioni di ricorrere a una buona revisione, utilizzando il tempo opportuno della Quaresima, e che il revisionismo sia appannaggio di atei, miscredenti o appartenenti a fedi diverse, ai quali, folgorati sulla via di Damasco, di colpo s’apre la giusta strada da seguire. Magari! Se così fosse, la frase adottata all’imposizione delle ceneri “Convertitevi e credete nel Vangelo” sembrerebbe fuori posto. S’attaglierebbe meglio quella più incombente “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”: un esplicito richiamo all’impermanenza, il “dogma” tanto caro ai buddisti. Invece la ragione c’è e risiede per l’appunto nel nostro modo di vivere la fede e il Vangelo stesso. L’una non è più grande di quel granello di senapa che ci consentirebbe di spostare le montagne e all’altro di conseguenza si corrisponde in modo talmente episodico, soggettivo e relativista che si finisce per esserne completamente avulsi. Ognuno colga gli esempi che ritiene, non c’è spazio per dilungarsi. Mi limito a citare le sofferenze e le discordie che travagliano in questo periodo la nostra Chiesa, a livello centrale e periferico, dove, non bastassero i problemi comportamentali anche di alti suoi rappresentanti, falchi e corvi si alternano a gettar sul Papa e sui preti fango, condito da forme di contestazione e disobbedienza, anziché darsi da fare con l’esempio per adire la limpidezza di cui c’è bisogno e riconquistare quella compattezza e univocità di intenti che sole possono rilanciare la sua azione missionaria. C’è pertanto bisogno sul serio di un sano e profondo revisionismo e di approfittare di questo tempo per darci dentro, non fosse altro che per non fare la fine del fico descritto dal vangelo di oggi, che finirà per essere tagliato e gettato sul fuoco, se non porterà frutti. La frase di Gesù d’altronde è chiara: “Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”.

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