Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Il senso di languore e di vuoto…

Inserito il 2 Giugno 2019 alle ore 08:00 da Plinio Borghi

Il senso di languore e di vuoto che ti prende quando cessa un rapporto con una persona che ti piace, con la quale stavi bene assieme, è qualcosa di struggente. Anche ammesso che i motivi del distacco siano i più plausibili, che tu comprenda che non si poteva fare diversamente, che ti prometta che in ogni caso non ti dimenticherà, che sarai sempre nei suoi pensieri, lo struggimento avrà il sopravvento, specie se è stato bello ed è un peccato che sia finito così presto. L’autoconsolazione ti porta a pensare che in fin dei conti sei stato fortunato, che ti devi accontentare di averlo vissuto, che l’aver avuto a che fare con una figura così coinvolgente ti ha arricchito, al punto da darti una carica da trasmettere anche agli altri. Tuttavia, il risultato non cambia: ai sentimenti e alle sensazioni non si comanda. E così lo stato d’animo ti porta a ripercorrere i momenti più stimolanti, le perplessità miste a gioia del primo incontro, la voglia immediata di approfondire la conoscenza, l’emozione di sentirsi chiamare per nome, l’orgoglio di essere protagonista privilegiato; anche le tirate d’orecchi quando non ti adeguavi al suo modo di vedere le cose ora diventano prove d’amore. Senti ancora la sua forza d’animo, la spinta che ti imprimeva, le prospettive di vita che ti dava. È vero, talvolta faceva discorsi strani, incomprensibili, come l’ultima volta che ha garantito di esserci sempre anche quando la sottrazione alla vista sarebbe stata messa in atto, ma non ti prendeva mai il disagio: ti dava invece tanta sicurezza. Ha anche detto che la partenza era inevitabile, ma che ci sarebbe stato un ritorno. Lo dicono tutti e poi non li vedi più, ma stavolta mi sa che la promessa non sia peregrina: una persona così speciale non può tirare scherzi. Rimane solo da capire come, ma ha assicurato che in qualche modo ci renderà edotti… Presumo che gli apostoli si siano abbandonati a queste elucubrazioni quando l’angelo li ha colti con lo sguardo perso nel vuoto, mentre Gesù era appena sparito dai loro occhi. Anche quell’emissario speciale, peraltro, ha ripetuto il medesimo concetto del ritorno, modalità incluse: “Come l’avete visto salire al cielo, così il Signore ritornerà”. A questo punto le cose son due: o rannicchiarsi nella tristezza o crederci, convinti, e reagire con gioia. Il vangelo di oggi ci racconta che tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio. Ci conviene fare altrettanto, in attesa di una Pentecoste illuminante.

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