Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

“Sacrum septenarium”

Inserito il 9 Giugno 2019 alle ore 10:00 da Plinio Borghi

“Sacrum septenarium” non è qualcosa di misterioso o di esoterico: sono le parole in latino incluse nella sequenza che ancor oggi recitiamo, in italiano, nella Messa di Pentecoste e che indicano nel complesso i sette doni di cui è portatore lo Spirito Santo. È da quando eravamo bimbi che ce li sentiamo ripetere col catechismo e che in buona sostanza sono a fondamento di una corretta formazione della persona e pure della società stessa: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timor di Dio. A ben osservarli, fatta eccezione per l’ultimo, andrebbero bene in qualsiasi situazione, riguardi essa un credente ovvero un non credente, una società cristiana ovvero impostata su una religione diversa o financo materialista. Sostenere che uno solo di questi possa essere nocivo o solamente insignificante per dare completezza alla crescita dell’uomo sarebbe una menzogna bella e buona e detta con la consapevolezza che tale si configurerebbe. Di più. Pensare che anche l’assenza di uno solo di essi non inciderebbe negativamente è pure mistificante. Ora, se li applichiamo a ogni ruolo, di studio o di lavoro, di governo o esecutivo, di dirigenza o subalterno, di genitore o di figlio, di laico o religioso e poi li eleviamo all’ennesima potenza, a seconda delle capacità di ciascuno, quali splendide persone e quali armoniose società otterremmo! Purtroppo l’umana fragilità rende imperfette tutte le cose, al punto da non coltivarle adeguatamente o addirittura da inaridirle e qui subentra l’azione efficace dello Spirito Santo, che tutti abbiamo ricevuto al momento della nostra creazione, che ne siamo o meno convinti. Egli aiuta nella comprensione e nel discernimento, senza invasione o costrizione, nel pieno rispetto della libertà dell’uomo. Per questo il suo intervento va sollecitato e invocato e prende forma attraverso i Sacramenti. Per questo il “timor di Dio”, che è sinonimo di “fede”, diventa il dono vero e proprio che eleva tutti gli altri, li aggancia, li motiva e li proietta nella comunione con Dio stesso, quindi timore non nel senso di paura, bensì di amore e rispetto del Creatore, del quale siamo frutto. Ne deriva un compito molto importante per gli educatori cattolici: trasmettere questi principi di fede e tenerli vivi nelle generazioni che avanzano, dando costantemente l’esempio di come vanno vissuti, senza tradirli. Non è responsabilità da poco e oggi è l’occasione per invocare lo Spirito, affinché ci aiuti a mantenere la giusta tensione.

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