Esiste ancora la bontà?
Inserito il 14 Luglio 2019 alle ore 10:02 da Plinio BorghiEsiste ancora la bontà? Cioè quella vera, che trovava la sua massima espressione nel rapporto con i figli e che includeva un’accoglienza incondizionata delle nuove vite che il Signore concedeva alla coppia? Quella che trasformava l’educazione in investimento, nel senso che non dovevamo plasmarli a nostro uso e consumo o riponendo in loro le nostre aspettative deluse, ma consegnarli come persone al mondo valorizzando le loro specificità? Quella bontà che non voleva dire condiscendenza o asservimento perché tutto è dovuto, ma era fatta di tanti no e di tanti richiami al dovere prima che al diritto? Ho proprio l’impressione di no. Oggi siamo scivolati in un buonismo arido, fine a sé stesso, che poi varia dal “tre volte bon” di veneziana estrazione all’incapacità di impostare un’azione educativa, tale da far luogo da una parte alla contrazione delle nascite (e siamo arrivati a un picco veramente drammatico) e dall’altra al disordine sociale delle baby gang che imperversano con la copertura dei genitori. Che sia un fatto consolidato lo stiamo dimostrando anche nell’accoglienza dei migranti. La vera bontà richiederebbe anche qui un’ampia disponibilità programmata e finalizzata non tanto e solo all’integrazione, quanto all’investimento di un potenziale sinergico da un lato con la valorizzazione di culture diverse e dall’altro col loro immediato impiego in attività convenienti per il nostro Paese e la crescita della nostra società. Nulla osta che nel frattempo si svolgano tutti gli adempimenti burocratici che la sicurezza richiede. Invece si è scelta ancora la strada del buonismo, variamente interpretato a seconda che lo si veda da destra o da sinistra, complice anche la Chiesa, che si è guardata bene dal perorare con i governi che si sono succeduti, come fa in altre occasioni, una sua visione pratica di accoglienza programmata. I risultati li abbiamo sotto il naso: gente che staziona e bighellona, strumentalizzata da cooperative “depositarie” ma prive di potere di intervento. Eppure la parabola del buon Samaritano che il vangelo racconta oggi è chiara: questi affida il malcapitato alle cure e paga affinché poi venga restituito alla sua vita, non trattenuto dall’albergatore a oltranza. Questa è la vera bontà per il prossimo. Fare come abbiamo fatto finora, con effetti iceberg tipo “mafia capitale”, ci assimila di più al sacerdote e al levita: non programmare e non investire ha lo stesso valore che “passare oltre” senza curarsene.