Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Dev’essere tutta una fatica? Uffa!

Inserito il 25 Agosto 2019 alle ore 10:00 da Plinio Borghi

Dev’essere tutta una fatica? Uffa! Una vita tranquilla, agiata, dove tutto ci sia servito su un vassoio d’argento, senza pensieri e preoccupazioni, no? E magari il pensiero corre a chi i soldi gli crescono nelle tasche senza muovere un dito. Poi qualcuno di questi si suicida e ci accorgiamo che non era tutto oro quello che luccicava, che pensieri e preoccupazioni sono all’ordine del giorno di tutti e che anzi gode di più chi le cose se le conquista con lo sforzo e l’impegno. No, non sto ricorrendo al luogo comune che “i soldi non fanno la felicità”, fra l’altro piuttosto ipocrita; sostengo soltanto che la soddisfazione è direttamente proporzionata alla fatica che si compie. In questo periodo trascorso in montagna, ho visto continuamente gente di tutte le estrazioni sociali partire attrezzati per camminate, a volte lunghe, a volte impegnative, talora anche rischiose e tornare alla sera soddisfatti per gli obiettivi raggiunti: più è stato difficile e più erano raggianti. La montagna, tuttavia, è un emblema di facile presa, ma proviamo a pensare allo studio, al lavoro, dalle mansioni più qualificate a quelle più umili, alle attività sociali e scopriremo lo stesso stimolo e lo stesso risultato se in ogni cosa che facciamo ci poniamo degli obiettivi e ci impegniamo per raggiungerli. Certo, ci sono anche i furbi del “ma chi me la fa fare” e cercano gli éscamotage convinti di vivere meglio. Si ritroveranno presto illusi per aver costruito sull’effimero ed è proprio con questa categoria che Gesù se la prende oggi nel vangelo. “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno”, insiste il Maestro ed è chiaro che la porta stretta è quella della buona volontà, della coerenza, della fatica, una porta verso la quale tutti puntano, perché solo attraverso quella si arriva al banchetto celeste, ma non si passa in massa, non vi si sgattaiola dentro di soppiatto: il vaglio sarà individuale (perché, appunto, è stretta) e oculato e più di qualcuno resterà fuori, disconosciuto dallo stesso Signore col quale crede di aver passato una vita. Ecco l’illusione di chi cura tanto le apparenze, ma non va alla sostanza. Allora non ci resta che faticare? Dipende. Andate a chiederlo a chi fa un lavoro che gli piace e lo appassiona, a chi studia con entusiasmo, a chi opera per amore (della famiglia, del prossimo) se sente la fatica. Vi risponderà di no, perché il risultato è appagante. E non è né più e né meno di ciò che anche Gesù ci chiede per il premio finale.

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