Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Tre cose…

Inserito il 1 Settembre 2019 alle ore 10:00 da Plinio Borghi

Tre cose mi stanno sul gozzo: la falsa modestia, l’esaltazione della pochezza e l’ostentazione della capacità. La prima è chiaramente strumentale ed è messa in atto per accattivarsi il consenso o la stima altrui; è in gergo la captatio benevolentiae, tanto praticata in tutti i settori sociali, sia da chi è subalterno sia da chi “si concede” da posizioni di prestigio. In politica è metodo diffuso a tutti i livelli. Il fine è comunque quello di imbarcare gli altri a vantaggio personale. Alla seconda appartengono i tuttologi, gli arrivisti, i colpiti da complesso d’inferiorità, i quali, privi di oggettivo spessore culturale o professionale, usano quel poco che hanno rimestandolo il più possibile e annaspano per stare a galla, finendo in tal modo per tediare o addirittura inasprire gli interlocutori. Infine la terza è quella che infastidisce di più perché è inconfutabile e, purtroppo, ineludibile. Costretti in tutti gli ambiti a servirsi di chi sa e ha le capacità, anche perché offre le migliori garanzie, il prezzo da pagare è subire quando te lo fa pesare. L’unica soddisfazione è beccarlo in castagna quando inciampa in qualche svarione, ma è una magra consolazione, perché non si rimedierà. Quanto sarebbe più bello essere sé stessi, con i propri limiti, con i pregi e i difetti che ci ritroviamo, senza bisogno di alterare o di sfalsare alcunché! Il guaio degli inclusi nelle categorie sopra citate è che a lungo andare finiscono per ingannarsi da soli e crederci. E finché il discorso rimane sul piano delle umane meschinità, passi, ma se lo si sposta nel rapporto con Dio, che ci conosce fin troppo bene, ovvero con la propria coscienza, il fatto assume gravità e non sarà scevro di conseguenze, già in questa vita. La parabola del fariseo e del pubblicano (il primo tronfio davanti al Signore e il secondo prostrato che si batteva il petto) è esemplificativa: il secondo è andato assolto, il primo ha compromesso la sua posizione definitivamente. E nelle beatitudini non sono forse i miti (gli umili) che erediteranno la terra? Oggi, nel brano del vangelo in lettura, Gesù esalta la vera umiltà, quella che non richiede rinunce di sé stessi o negazione delle proprie qualità, quella che non teme il confronto con Dio e la coscienza, ma che ci induce a restare sempre al nostro posto. E il Maestro ci offre pure una lezione di vita pratica, perché già qui può succedere che gli ultimi saranno i primi e viceversa. Bello l’invito ad agire sempre evitando di pensare a ciò che si avrà in cambio!

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