Dare tutto per scontato
Inserito il 13 Ottobre 2019 alle ore 08:00 da Plinio BorghiDare tutto per scontato non è un atteggiamento corretto, perché induce o a non tenere in debito conto l’apporto determinante di chi ti può aver aiutato, magari per dovere, o a piegare la realtà solo a nostro favore. Ne abbiamo un esempio nel vangelo di oggi. Gesù incontra una decina di lebbrosi che gli chiedono di guarirli. Danno per scontato che lo sappia e lo possa fare, sentite le voci che corrono nei suoi riguardi. Chiaramente lo prendono più per un taumaturgo che non per il Messia. Infatti, di primo acchito, sembra quasi stizzito, stando a come la reazione è riportata in modo conciso: li dirotta ai sacerdoti. C’è in questo una sintonia con la risposta di Abramo al ricco epulone di due settimane fa, quando questi lo implorava d’inviare Lazzaro ai fratelli: se non credono ai profeti, neanche se uno risuscita dai morti avranno motivo per credere. Poi il Maestro sembra cambiare idea (o forse aveva già in mente di farlo) e, mentre quelli si avviano, li guarisce tutti. Cosa ci saremmo aspettati? Un rapido dietrofront di gruppo per rendere un corale ringraziamento all’autore di cotanto dono. Macché. Uno solo torna di corsa e peraltro samaritano, che è come dire miscredente o straniero. Ancora una volta viene posta in evidenza l’azione di un samaritano (come per la donna al pozzo di Giacobbe e per colui che soccorse il malcapitato bastonato per strada) rispetto all’indifferenza di chi dovrebbe ritenersi osservante. “E gli altri nove dove sono?”, si chiede anche Gesù. L’evangelista non lo racconta, ma è da presumere che non siano andati nemmeno dai sacerdoti: semplicemente avranno desunto un ravvedimento “dovuto” da parte di quell’Uomo che tutti descrivevano buono e generoso verso tutti. Quanto ci riconosciamo in quei nove? Quante volte ci sentiamo di ringraziare chi ci presta un minimo di attenzione, fosse anche obbligata? O forse siamo più propensi a pretendere, anche da chi lo fa per volontariato? Ne ho viste di scene di tal fatta, forse dettate da una sorta di complesso d’inferiorità verso chi contrappone la sua generosità alla nostra grettezza! Il Papa ha esordito nel pontificato suggerendo di adoperare nei rapporti tre parole: grazie, prego, scusa. A cominciare da chi ci sta a fianco in casa e del cui fare diamo tutto per scontato. Furono salvati i nove lebbrosi? Guariti sì, salvati no: è mancato il conseguente atto di fede. Solo quello tornato a ringraziare è congedato con: “Va, la tua fede ti ha salvato!”