Metterci l’anima
Inserito il 20 Ottobre 2019 alle ore 10:00 da Plinio BorghiMetterci l’anima. Quante volte abbiamo usato questa espressione per significare che uno ce la mette tutta in quello che fa! E non vuol dire che gli piaccia o ci riesca: vengono soppesati la buona volontà e l’impegno profuso. È comune pure in dialetto e spesso è indirizzato proprio a chi, nonostante tutto, non ottiene ciò che si era prefisso, magari a fronte di altri che, senza tanto sforzo e a volte per pura fortuna, ottengono risultati migliori: “Poareto, e pensar ch’el ghe ga messo l’anema!”. Fan da contraltare atteggiamenti opposti, come la svogliatezza e l’inettitudine, i quali lasciano poco spazio a risultati concreti, ma, se presenti in posizioni di un certo rilievo, riescono a scombinare parecchio anche la vita altrui, oltre alla propria. Qui l’elenco dei casi emergenti, purtroppo, si farebbe molto più lungo dell’altro, forse perché i brutti esempi colpiscono di più dei buoni. E non risparmiano alcun settore o sistema. Non mi riferisco tanto alla corruzione, pur diffusa: a volte anche per delinquere qualcuno ci mette l’anima. No, il fastidio è per l’indolenza perniciosa e, chissà perché, i primi casi che mi sovvengono sono quelli dei giudici che, per non aver provveduto a stendere in tempo le motivazioni di una sentenza, hanno fatto decadere i termini di carcerazione nei confronti di criminali incalliti. Forse l’associazione di idee non è fortuita: il vangelo di oggi parla proprio di uno di questi (il vizio è atavico!) e di una vedova che gli chiedeva invano giustizia. Gesù contrappone a questo inetto Dio stesso, che invece non rimane insensibile al grido che giunge dai suoi eletti. C’è una sorta di “compensazione” in questo brano di Luca, che sembra rispondere a un anelito diffuso: il bisogno di certezza che ci sarà una Giustizia divina, specie per gli oppressi in questa vita. Ci va bene l’infinita misericordia del Padre, ma ci tranquillizza sapere che anche la giustizia farà il suo corso. Attenzione, però. Sul desiderio di rivalsa deve prevalere la fede, sennò rischiamo di cadere vittime anche noi. “Rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente” dice oggi S. Paolo a Timoteo. Appunto. Domani verremo tutti giudicati non tanto su quello che avremo o meno realizzato. Anche, ma soprattutto se “ci abbiamo messo l’anima” in quello in cui eravamo impegnati, a prescindere dai risultati. Infatti, il Salvatore finisce di rassicurare i discepoli con una frase angosciante: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”.