Il coraggio di testimoniare…
Inserito il 19 Gennaio 2020 alle ore 10:00 da Plinio BorghiIl coraggio di testimoniare il nostro status di “cristiani”, ai quali è stata rivolta la manifestazione di cui si parlava domenica scorsa nel corso del Battesimo di Gesù, è insito nel messaggio che parte dall’evangelista Giovanni, che oggi “sostituisce il titolare” Matteo. Siamo ancora sulle rive del Giordano, come si accennava l’altra settimana, e il Battista ha appena assistito al tutto da una posizione indubbiamente privilegiata. Forse sono stati attimi concitati e la gente faceva ressa lì attorno, ma poteva trattenere una cosa simile solo per sé? È la domanda che dovremmo porci tutti, sempre, dal momento in cui abbiamo ricevuto il battesimo e poi via via tutti gli altri sacramenti e fino a ogni volta che abbiamo celebrato l’Eucaristia e stiamo uscendo dalla chiesa, quando dovrebbe cominciare la vera Messa, che consiste nell’esternare a tutti ciò di cui siamo stati protagonisti. D’altronde è il compito più importante che il nostro Salvatore ci ha assegnato: rendergli testimonianza, con le parole, con il comportamento, con la carità, con l’amore reciproco, proprio dal quale si dovrebbe capire che siamo suoi seguaci. Giovanni Battista non era certo uno sprovveduto, conosceva bene le scritture e gli è bastato fare uno più uno per puntare il dito e indicarlo a tutti come l’agnello di Dio, colui che toglie i peccati del mondo. Una frase semplice e lapidaria, ma che faceva sintesi di tutto il progetto di salvezza che si stava attuando, compreso l’epilogo: l’agnello è l’animale sacrificale per eccellenza e se tale era destinato a essere il Figlio di Dio era evidente che l’intervento si proiettava a livello universale, nessuno escluso. Ce la facciamo ad alzare un po’ il livello emotivo per essere protagonisti di tale disegno e ad avere lo slancio necessario a coinvolgere chi ci incontra? Dal 18 al 25 di questo mese ci attende come ogni anno la settimana per l’unità dei cristiani. Purtroppo non è stato e non è un buon esempio la nostra divisione, proprio perché va a indebolire la testimonianza di cui stiamo parlando. Se ci fossero in campo solo questioni teologiche sono convinto che un modo per superarla l’avremmo già individuato da mo’. Invece la nostra debolezza umana sa arricchirsi di tante inezie, come l’orgoglio, il prestigio, il protagonismo, l’interesse economico ecc., da farle diventare barriere, puntellate poi da strumentali questioni ideologiche. A quando la svolta? A quando il coraggio di un grande salto? Intanto preghiamo e continuiamo, in tutta umiltà, a rendere testimonianza.