Il blog di Carpenedo

Il blog di Carpenedo
La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Lettera aperta del 9 febbraio 2020

Inserito il 5 Febbraio 2020 alle ore 19:19 da Redazione Carpinetum

Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 9/2/2020. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

Lettera aperta e altre informazioni sulla parrocchia possono essere consultate anche tramite il nostro bot Telegram ufficiale:
https://t.me/ParrocchiaDiCarpenedoBot

Ricordiamo che in coda al foglio vengono pubblicate le pagine dedicate alla parrocchia della Santissima Trinità di via Terraglio 74/C (Mestre – VE) guidata da mons. Fabio Longoni.

Mettere in pratica per costruire

Inserito il 5 Febbraio 2020 alle ore 18:52 da Don Gianni Antoniazzi

Il Vangelo non è una proposta astratta o solo contemplativa: “Non chi dice ‘Signore Signore’ entrerà nel Regno ma chi fa la volontà del Padre” (Mt 7,21). Il servizio ai piccoli è la prima e più sicura strada per rispondere a Gesù

In molte parrocchie di Mestre si è oramai sviluppato un doposcuola per bambini e ragazzi. Nel nostro caso si tratta di una struttura alquanto articolata. Lo scorso anno siamo arrivati ad avere 72 iscritti con una trentina abbondante di adulti disponibili al servizio. Quest’anno, per quello, le richieste sarebbero anche superiori. Sono scese, però, le disponibilità degli insegnanti, cosìcché gli adulti a servizio sono circa 26. Per un risultato ottimale bisogna puntare ad un insegnante per ogni alunno.

Fra i lettori di lettera aperta, molti sono discepoli del Signore. Altri sono comunque persone di buona volontà. Non possiamo restare indifferenti di fronte alle necessità elementari dei nostri bambini. Chiedo pertanto il favore a chiunque leggesse queste righe di mettersi una mano sul cuore e di interrogarsi se non sia il caso di rendersi disponibili al servizio di questa lodevole iniziativa.

Il Vangelo ci esorta continuamente perché la nostra fede non resti una questione culturale, speculativa o contemplativa. È necessario toccare la realtà con tutte le sue urgenze, le fatiche, le questioni irrisolte. La concretezza del servizio alla vita rende credibile la nostra fede. Facciamo un passo avanti per far crescere la nostra zona. Basta una telefonata in segreteria (041.535.23.27).

don Gianni

Luce degli occhi miei!

Inserito il 2 Febbraio 2020 alle ore 10:02 da Plinio Borghi

Luce degli occhi miei! Quante volte pronunciamo questa frase sollevando per aria il tenero virgulto che ci sorride divertito! Beh, come genitori senz’altro, più ancora le mamme, ma anche i nonni se la cavano e forse con molta più enfasi dei genitori stessi: vedono in questo frugoletto il compimento delle loro aspettative, sentono che sarà lui a dare concretezza a ciò per cui hanno finora lottato e nella gran parte dei casi lo stanno ancora facendo. Forse non riusciranno a vedere come lo farà, è la logica del ciclo della vita, ma si sentono già fortunati perché la risposta alle attese è già lì, fra le loro mani. I genitori avranno poi il compito di allevare, educare e avviare, i nonni solo di goderselo (salvo coinvolgimenti maggiori, ma non è questo il punto). Ebbene, c’è stato un vecchio profeta, descritto nel vangelo di oggi, certo Simeone, che rappresenta alla perfezione questi sentimenti. A lui, uomo pio e giusto, lo Spirito Santo di cui era ripieno aveva promesso che non sarebbe morto prima di aver incontrato il predestinato a salvare Israele. L’ansia lo pervadeva quel giorno e sentiva che il momento era giunto, tanto da precipitarsi al tempio in concomitanza con l’arrivo della santa Famiglia. E la gioia gli sprizza da tutti i pori, quando, sollevato il bambino, prorompe in quel famoso cantico che ancora oggi si recita nella liturgia delle ore, alla Compieta: “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo se ne vada in pace, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza. Luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo”. Quindi anche questo vecchio sapeva che non avrebbe visto in che modo il Messia avrebbe assolto a tutto ciò, ma era già appagato e al settimo cielo solo per averlo visto, tanto che la scena è mirabilmente apostrofata dalla profonda antifona al Magnificat: “Il vecchio portava il bambino, ma era il bambino che reggeva il vecchio”. Tanta fu l’enfasi, che se ne meravigliarono anche i genitori stessi, che pur erano protagonisti del grande mistero. Probabilmente non si aspettavano che fosse così ben percepito fuori dalla loro cerchia. Stessa meraviglia di tutti i figli, quando si accorgono che i propri genitori, nel diventare nonni, danno la stura a una mutazione fino a quel momento impensabile. Fervorino finale fuori tema: Gesù, Giuseppe e Maria, che erano al di sopra della legge, vi si sono sottoposti fino in fondo. Noi, millantatori che spesso ci arroghiamo il contrario, prendiamone atto e tiriamo le dovute conseguenze.

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