Inserito il 8 Luglio 2020 alle ore 20:19 da Don Gianni Antoniazzi
Domenica prossima celebreremo il Redentore. I nostri padri veneziani hanno fatto i conti con almeno quattro ondate di peste e adottato soluzioni efficaci ma anche sistemi strampalati. Serve intanto l’igiene
Domenica prossima Venezia festeggia il Redentore. La Serenissima Repubblica ha affrontato per almeno quattro volte la peste. La prima nel XIV secolo e l’ultima nel 1630. La festa del Redentore fa riferimento all’epidemia del 1575-77. Il Senato fece voto di un tempio ove recarsi ogni anno in processione. Allora la città contava circa 180.000 abitanti. Ne morirono quasi 1 su 3, ossia 50.000.
Venezia fu la prima a reagire con criteri moderni: creò un Nuovo Lazzaretto da affiancare a quello Vecchio. Le navi in ingresso, sospettate di malattia, venivano lasciate in quarantena. Si isolavano i malati. La popolazione però dava la massima importanza anche ad altre soluzioni: fare il bagno nell’urina e berne due bicchieri al giorno, strofinare il corpo malato col sedere spiumato di un pollo vivo finché non morisse il pennuto o la persona, fare salassi o tagli sulle vene per togliere sangue, assumere la “Teriaca”, intruglio costoso di polvere di vipera, testicolo di cervo e ‘corno di liocorno’, oppio e altro ancora: Venezia fu in testa alla produzione mondiale. Par di sentire Trump o Bolsonaro… Bastava invece curare l’igiene e togliersi le pulci, primo veicolo di trasmissione.
Non possiamo fare un vero parallelismo fra la nostra situazione e quella del tempo. Certo che oggi si punta su cure costose e si trascura l’essenziale: mantenere le distanze, lavarsi di continuo le mani, non toccarci occhi naso e bocca, usare la mascherina, evitare di tossire o starnutire in pubblico. Chi non conosce la storia è condannato a ripeterne gli sbagli.
don Gianni
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Inserito il 5 Luglio 2020 alle ore 10:01 da Plinio Borghi
Semplici o sempliciotti? Piccoli o nanerottoli? Poveri o furbastri? Profughi od opportunisti? Sapientoni o gasati? Potremmo continuare all’infinito, tanti sono i dilemmi che la vita ci sottopone attraverso l’impatto con le persone e i loro atteggiamenti. M’è venuta questa botta dopo aver visto in queste ultime due settimane di tutto e di più su quanti stanno percependo indebitamente il reddito di cittadinanza (e quella emersa è solo la punta del malcostume, senza contare quanti hanno tentato senza riuscirci) e sull’inosservanza delle norme antivirus (il bailamme per la vittoria calcistica del Napoli è solo un pessimo esempio). A parte il fatto del disagio che si crea in chi si comporta correttamente, non sapendo se è ammirato per la sua serietà o deriso per la dabbenaggine, possiamo far finta di niente e chiudere gli occhi per esimerci dal giudicare o non sarebbe male indignarci un po’ di più e richiamare i nostri governanti ad essere più precisi e decisi nelle scelte e di conseguenza nel loro rispetto? Li abbiamo eletti per questo e, se vogliono collaborazione, pretendiamo che il loro interesse primario siamo noi e non la ricerca del consenso per una eventuale rielezione! Il vangelo di oggi cade a fagiolo sui dubbi amletici espressi in apertura. Gesù ringrazia il Padre, perché “hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli“. Contrariato com’ero, mi sono subito chiesto: “E chi sono i piccoli? Presumo i semplici, i poveri, gli emarginati, ma quelli veri!”. È ovvio che ho commesso un peccato di presunzione: Dio non sbaglia a veicolare i suoi messaggi rivelatori e non siamo certamente noi a ergerci a giudici, men che meno del suo operato. Anzi, dovrebbe essere motivo di consolazione che almeno Lui non si fa infinocchiare da chi crede di essere talmente furbo da provarci anche con il Padreterno. I cosiddetti dotti e sapienti, tronfi e pieni di sé stessi, evidentemente non hanno la mente sgombra per accogliere la lieta novella e credere con semplicità. Certo, a volte, di fronte alle provocazioni del mondo, ci assale lo sconcerto. Ed è qui che le parole del nostro Maestro, nella seconda parte del brano in questione, scendono come balsamo: “Venite a me voi tutti che siete stanchi e oppressi e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero”. Manco mal!
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Inserito il 1 Luglio 2020 alle ore 17:00 da Redazione Carpinetum
Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 5/7/2020. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.
Lettera aperta e altre informazioni sulla parrocchia possono essere consultate anche tramite il nostro bot Telegram ufficiale:
https://t.me/ParrocchiaDiCarpenedoBot
Ricordiamo che in coda al foglio vengono pubblicate le pagine dedicate alla parrocchia della Santissima Trinità di via Terraglio 74/C (Mestre – VE) guidata da mons. Fabio Longoni.
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Inserito il 1 Luglio 2020 alle ore 16:15 da Don Gianni Antoniazzi
Siamo arrivati a luglio e a settembre riapriamo le attività della parrocchia. Di mezzo ci sono le ferie di molti Mancano indicazioni certe per riprendere il lavoro sia al Centro Infanzia sia nella catechesi. Che disastro!
Non si capisce quali saranno le nuove regole per le attività di settembre. Ci sono due questioni. La prima riguarda lo spazio: col distanziamento avremo bisogno di più stanze per la catechesi e la vita del Centro Infanzia “Il Germoglio”. La seconda questione riguarda il tempo. Forse le scuole dovranno fare lezione con turni dal lunedì mattina fino al sabato pomeriggio. Che posto avranno la catechesi e lo sport nella vita dei ragazzi?
Con ordine: se il Centro Infanzia “Il Germoglio” avrà bisogno di stanze in più, metteremo a disposizione quelle del patronato dalle 8:00 alle 16:00. I genitori che hanno presentato iscrizione in questa struttura sappiano che la loro scelta non sarà affidata al caso. Ci sarà da valutare l’aumento degli insegnanti, ma questo è un problema che riguarda i nostri bilanci.
C’è poi la questione del catechismo e delle molte attività del patronato. Vi erano degli orari distribuiti con ordine durante la settimana e il sabato mattina. Probabilmente dovremo cambiare tutto, dal momento che i ragazzi saranno distribuiti nei più singolari turni di attività scolastica con orari incerti fino all’ultimo. Intorno a noi, per esempio, le parrocchie hanno la catechesi la domenica mattina, dopo la S. Messa. Che sia il caso di fare altrettanto? E come la mettiamo coi lupetti?
Insomma: c’è molto da organizzare, mancano due mesi, in mezzo ci sono le ferie e dall’alto piovono solo incertezze. Peggio di così…
don Gianni
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