Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Seminatore maldestro

Inserito il 12 Luglio 2020 alle ore 10:02 da Plinio Borghi

Seminatore maldestro quello che descrive oggi il vangelo? Sembrerebbe di sì, visto dove vanno a finire parecchi semi; ma è uno spunto finalizzato a una parabola particolare, che poi il Maestro stesso si perita di spiegare fin nei minimi particolari. Il tono è un po’ quello della volta scorsa. Infatti, agli apostoli che gli chiedono come mai voglia parlare alla gente (e ce n’era tanta quel giorno!) in parabole, Gesù fa notare che per loro non sarebbe necessario, in quanto è stato concesso di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma per gli altri sì, perché non godono di tale privilegio. E qui parte con degli apprezzamenti poco carini nei confronti di un popolo duro di comprendonio, che spesso e volentieri non ha voluto prestare attenzione a quanto dicevano i profeti: “Perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono”. È chiaro, e lo dice poi, che per cambiare registro devono convertirsi e cioè diventare “piccoli”, abbandonare le loro sicumere e la loro prosopopea, tronfi di essere popolo eletto, come hanno fatto proprio gli apostoli, che si sono affidati completamente alla Parola. Per fortuna abbiamo un Padre che, oltre ad essere misericordioso, è anche estremamente testardo e non molla, non ci lascia alla deriva, alla quale noi volutamente ci lasciamo andare. Lo descrive bene il profeta Isaia nella prima lettura di oggi: “Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver fatto germogliare la terra, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza … aver … compiuto ciò per cui l’ho mandata”. Quante volte l’abbiamo cantata durante la Messa! E magari non vi abbiamo posto la dovuta attenzione, non l’abbiamo presa come un preciso disegno di Dio che descrive esattamente la missione del Messia, la Parola fatta uomo, inviato perché tutti siano ricondotti a Lui. Che questo sia un fatto scontato, non è assodato: il nostro discernimento, che tuttavia il Padre rispetta, ci porta ad accettare o a rifiutare di far parte di tale progetto: qui ci sta tutta la gamma di reazioni che il nostro Salvatore descrive nell’esplicare la parabola. Attenti, però. Ci sono mille modi per vanificare quel seme che ci viene gettato (e Gesù ne accenna tre: la strada dove è pestato, il terreno sassoso infertile, i rovi che lo soffocano), ma uno solo di efficace: accoglierlo e agevolarne l’evoluzione. Solo questa è la chiave per esserne abbondantemente ripagati.

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