Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Quanto più facile è dire di no

Inserito il 30 Agosto 2020 alle ore 10:04 da Plinio Borghi

Quanto più facile è dire di no, piuttosto che assumersi la responsabilità di un sì condizionante, pieno di incognite e di insidie! L’abbiamo sperimentato in questa emergenza pandemica in cui la confusione ha regnato sovrana, ma l’atteggiamento è storico. Lo si riscontra pure nell’esercizio dell’educazione: sappiamo quanto controproducente sia vietare tout court invece che valutare, verificare e aprire un confronto delicato. Analogo rischio è di minimizzare il pericolo per non essere costretti a dargli la giusta dimensione e quindi affrontarlo con i dovuti mezzi, operazione riservata a chi ne ha le capacità e la competenza, certo non ai pavidi e agli insicuri. Altra tentazione, presente soprattutto nella fase nella quale ci troviamo a realizzare progetti arditi, è quella di scegliere non dico il proprio tornaconto ma metodi più comodi, magari più rispondenti alle nostre attese che alle finalità progettuali. Tutto ciò non farebbe che intralciare la speditezza e l’efficacia di governo della situazione, sminuendo sia la validità del percorso sia l’autorevolezza di chi è deputato a realizzarlo. No, non ho alcuna intenzione di esemplificare: ognuno ha avuto l’opportunità di vivere le situazioni e non ha che l’imbarazzo della scelta per soppesare i fatti che le hanno caratterizzate. Ne ho preso spunto, tuttavia, per mettere ancora in evidenza come il Vangelo si inserisca appieno nell’attualità della nostra vita e fornisca precise indicazioni difficilmente eludibili. Oggi il “solito” Pietro, che ci rappresenta in modo emblematico, prende in disparte Gesù per dissuaderlo dal perseguire un progetto di redenzione del quale egli non coglie che l’aspetto devastante. Il Messia lo aveva appena reso edotto dell’estremo sacrificio, ma la cosa era scomoda, lo privava del suo riferimento ideale in cui si era disegnato un salvatore rispondente ai propri criteri, nulla a che vedere con la visione del Padre. E il Maestro, cui non difettano certo l’autorità e la determinazione, lo sega in modo brutale, dandogli addirittura del “satana”: “Tu mi sei d’intralcio perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!”. Ecco la lezione magistrale, valida sia nelle scelte spirituali che in quelle sociali in cui siamo chiamati a essere protagonisti: quando sei al servizio di una cosa più grande di te, devi metterti al seguito e rinnegare te stesso per il bene della tua vita eterna nel primo caso e di quella di tutta la collettività nel secondo. Sta avvenendo così in noi e in chi ci guida? Domanda forse fin troppo retorica.

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