Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Un sogno ad occhi aperti

Inserito il 2 Agosto 2020 alle ore 10:00 da Plinio Borghi

Un sogno ad occhi aperti: quante volte non ne facciamo! Oltretutto non costano niente. A me basta aprire un atlante o una cartina dei sentieri e già la mente vaga alla ricerca di mete inesplorate, vicine o lontane che siano. Ad altri può bastare un’immagine carpita dalla tv e l’effetto è analogo. Non parliamo poi della visione di un film suggestivo o della lettura di un libro avvincente, quando autori e registi ce la mettono tutta per ingenerare desiderio e curiosità e non mancano coloro che poi traducono nei fatti ciò che fino a poco prima sembravano soltanto sogni. Tuttavia, il più delle volte rimangono tali. Il Vangelo non è secondo a nessuno in tema di provocazioni e la pericope di oggi è una delle dimostrazioni più famose, nota a tutti come “la moltiplicazione dei pani e dei pesci”. Banalizzando, quanti non sognano di potersi appropriare del fenomeno, specie fra chi fatica a mettere insieme il pranzo con la cena o non ce la fa ad arrivare a fine mese! È chiaro che il senso imposto da Gesù ai fatti non è quello, ma non siamo tanto distanti dalla realtà che voleva: una Chiesa attenta a chi ha bisogno non solo dell’alimento spirituale, ma anche materiale. La chiave dell’interpretazione più ampia sta proprio nelle parole che il Messia rivolge agli apostoli, preoccupati da quella folla travolgente che senz’altro, dopo aver ascoltato il Maestro per ore, aveva bisogno di mettere qualcosa sotto i denti: “Voi stessi date loro da mangiare”. Era il preludio di quell’Eucaristia che ha poi trovato compimento nel mandato dell’ultima cena, quando finalmente si è concretizzato nel pane vero quel “Io sono il pane vivo disceso dal cielo”. Non basta: lo stesso mandato include anche il soddisfacimento dei bisogni materiali (e non si parla fra questi del solo cibo) specie di chi è più derelitto ed emarginato. È ciò che fanno appunto i missionari, che antepongono all’annuncio della lieta novella un lungo tirocinio fatto di attenzioni, cure, guarigioni e soluzione di problemi contingenti. Né più né meno di quanto faceva il Salvatore prima di concludere col “Vai, la tua fede ti ha salvato”. I gesti descritti costituiscono il regalo più bello del progetto di redenzione, la realizzazione di un sogno ad occhi aperti che la resurrezione ha reso credibile e possibile. A questo punto una domanda sorge come sempre spontanea: la Chiesa ha saputo essere all’altezza del mandato? Ognuno sa qual è la risposta storica e attuale e come ci sia sempre margine per migliorare, attraverso l’impegno e la preghiera.

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