Responsabile di mio fratello
Inserito il 15 Ottobre 2020 alle ore 08:48 da Don Gianni AntoniazziIn questa domenica celebriamo la Giornata missionaria mondiale. Una volta dall’Italia partivano migliaia di sacerdoti per recarsi in zone remote del pianeta. Adesso vengono dall’estero a dare una mano fra noi
Per tradizione, nella Giornata delle missioni, si pensava alle “terre lontane”, dove non si conosceva il Vangelo. Qui è diverso: i nostri adulti non conoscono il Signore Gesù e la sua proposta di uomo nuovo. Certo: la maggior parte chiede il Battesimo, la Comunione e la Cresima per i figli. Non sempre, però, con l’intenzione di incontrare il Signore. Spesso c’è l’obiettivo di adempiere a una tradizione e di compiere un’iniziazione sociale. È cambiato dunque l’orizzonte.
Che senso ha, allora, la missione? Bisogna fare proseliti fra noi? Neanche per sogno! Si tratta piuttosto di dare agli altri la gioia che abbiamo ricevuto gratuitamente. Essere missionari significa non relegare la fede all’ambito privato e personale, come a dire: “La fede è affare tuo”. È necessario avere a cuore che altri possano incontrare il Signore. “Sono forse io responsabile di mio fratello?”, domanda Caino a Jahvè, interrogato della sorte di Abele. La nostra risposta dev’essere diversa: «Eccomi, manda me» (Is 6,8), ha risposto Isaia a Dio, preoccupato per il popolo; “Fratelli tutti”, ha appena scritto papa Francesco.
Con questa pandemia capiamo che non si può vivere ciascuno per conto proprio, ma insieme, avendo cura gli uni della salute degli altri. Bene, serve essere responsabili anche della fede altrui: da qui inizia una missione piena di gioia e di vita.
don Gianni