Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Beati i costruttori di pace

Inserito il 1 Novembre 2020 alle ore 10:00 da Plinio Borghi

Beati i costruttori di pace, ci ricorda l’antifona che oggi si recita alla Comunione. Mai come in questo momento la raccomandazione calza a pennello e si arricchisce di pregnanza, non tanto per i focolai di guerra sempre presenti nel mondo, quanto per il rischio di nuove chiusure che l’epidemia in atto innesca, sia fra le varie zone del globo, sia fra nazione e nazione, sia all’interno degli stati medesimi. Ad appesantire il clima interviene anche la crisi economica, dal momento in cui certe scelte ne vengono condizionate. Poi non mancano le questioni di principio, legate alla presunta violazione di diritti, come negli Stati Uniti. E qui ognuno pensa di avere in tasca la soluzione più giusta per salvare capra e cavoli, sulla quale poi fa leva per riservarsi le risorse migliori, naturalmente in concorrenza con gli altri e a scapito dei più deboli. Si crea una situazione peggiore di una guerra vera e propria e con più vittime. Nessuno si rende conto, o non vuol rendersi conto, che siamo tutti sulla stessa barca e che non ci si salva da soli. Bene ha fatto il Papa, allora, ad intervenire con la sua enciclica “Fratelli tutti”, quanto meno affinché sia messo in mora e disincentivato chi crede di poter chiamarsi fuori. La festa di Tutti i Santi, con i quali siamo appunto in comunione, assieme ai nostri defunti che celebreremo lunedì, diventi quindi per tutti un momento di riflessione sul significato della positività di operare in sintonia per la pace di tutti e sul danno morale e materiale che deriverebbe dal contrapporsi l’un l’altro. Naturalmente non si tratta di dividersi fra chi traina il carro e chi si limita a salirci: ognuno è chiamato a fare la propria parte e a dare il massimo della collaborazione. Solo così si creano i presupposti per una pace duratura che sia prima di tutto apertura e disponibilità. Un invito particolare mi sento di rivolgere oggi a chi tende a minimizzare, a valutare il problema solo sul numero dei morti, magari sofisticando sull’effettiva incidenza del virus rispetto ad altre concomitanti patologie, come se le precauzioni dovessero dipendere dal peso delle vittime: domani approfittatene per pregare per tutti quelli che ci hanno lasciato, come al solito, ma rivolgete un pensiero particolare a quanti se ne sono andati per colpa della pandemia, a prescindere dal loro numero. Anche questo è un modo per diventare costruttori di pace, un passetto in più. La pace è tanto delicata e fragile: a romperla ci vuole un attimo, a ricomporla non basta una vita.

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