Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Veglia, previdenza e prudenza

Inserito il 8 Novembre 2020 alle ore 09:51 da Plinio Borghi

Veglia, previdenza e prudenza. Si potrebbero sintetizzare in questi tre atteggiamenti gli indirizzi della liturgia di oggi, ormai rivolta al compimento dei tempi e proiettata verso il fine ultimo delle nostre aspirazioni: ciò che è oltre la morte. È una curiosità che ha sempre attratto l’uomo di tutti i tempi e attorno alla quale si sono intessute ipotesi filosofiche di ogni estrazione. Era ovvio che anche il Messia non potesse sottrarsi, a più riprese, all’assalto di chi voleva saperne qualcosa, ancor più se poi è venuto col preciso intento di “salvare” l’umanità. Da che cosa? Dall’unica che avrebbe precluso il ritorno al Creatore: il peccato, introdotto dalla disobbedienza dei nostri progenitori e mantenuto dai nostri comportamenti, “viziati” da quell’originaria trasgressione. Tuttavia, Gesù non avrebbe potuto rivelare più di tanto: la piccola mente che ci ritroviamo non sarebbe in grado di capire. Con questa motivazione si è anche schermito e, ad evitare insistenze, ha sostenuto che non lo sapeva nemmeno lui quando sarebbe stato il momento. Figurati! Però la strada da seguire l’ha ben indicata, come ha accennato ai fenomeni che consentono di leggere i tempi. Oggi, su questa scia, ci racconta l’episodio delle dieci vergini, cinque previdenti e cinque stolte, in attesa dell’arrivo dello sposo. Conosciamo bene l’epilogo, anche forte in sé, perché ci sembra eccessivo sbattere la porta in faccia alle stolte solo per aver scordato un po’ d’olio per mantenere accese le lampade, ma funzionale all’efficacia della prioritaria raccomandazione finale: vegliate, perché non sapete né come né quando l’evento avrà luogo. Veglia e prudenza, quindi, per non farsi cogliere impreparati e accumulare in tempo tutto il merito necessario (l’olio) per il nostro riscatto (la lampada accesa). Va da sé che anche la più insignificante disattenzione diventa trascuratezza, mancanza d’amore, disattesa di quella sapienza descritta dalla prima lettura e che ti è alleata, purché tu non la deluda. L’imprudenza di voler raffazzonare tutto all’ultimo momento “xe pezo el tacon del sbrego”, diremmo in gergo. Quando leggo il vangelo di oggi mi scappa la classica domanda scialba: e se le stolte avessero atteso con le altre invece di avventurarsi in cerca di olio, lo sposo le avrebbe ammesse? Mah! Mi sa che avrebbero fatto la fine del poveraccio beccato senza veste nuziale di qualche domenica fa. Prudenza vuole che non si dia troppo tutto per scontato, magari confidando su una misericordia infinita sì, ma non troppo gratuita.

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