Crocifiggilo! Crocifiggilo!
Inserito il 28 Marzo 2021 alle ore 10:00 da Plinio BorghiCrocifiggilo! Crocifiggilo! L’eco di quelle grida sollecitate mi risuona martellante in testa e sovrasta gli osanna dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme, che oggi festeggiamo. Anche lui, che pur non disdegna di essere salutato come Re d’Israele, non sembra molto entusiasta nel procedere cavalcioni di quell’asina e non per la modesta cavalcatura: sa già l’epilogo della sua storia; d’altronde è per quello che è venuto, ma non perciò la prospettiva delle indicibili sofferenze dovrebbe sembrare meno amara. È vero che abbiamo vissuto la Quaresima per prepararci il più degnamente possibile alla morte e resurrezione del Redentore e che oggi siamo al dunque, con la prima lettura del vangelo della passione, ma la festa delle Palme non mi ha mai portato l’entusiasmo alle stelle, perché ci mette di fronte a due delle nostre più congenite debolezze: da una parte l’instabilità nei confronti di un bene come la pace e dall’altra i comportamenti contraddittori. La distribuzione dell’ulivo dovrebbe essere foriera di uno stato d’animo radicato e consolidato nella pace. Macché! Al primo callo che ci viene pestato siamo pronti a reagire come belve. E il Signore lo sa bene, non finisce mai di darcela e raccomandarcela, anche se i risultati continuano a essere molto scarsi. Quanto alle contraddizioni, l’aspetto è ancora più subdolo e investe in pieno la fede stessa. Siamo come le anguille, inafferrabili, sguscianti da tutte le parti, inaffidabili. Pronti a salire sul carro del vincitore, venderemmo padre e madre ai beduini pur di non essere presi in contropiede. Critici all’inverosimile, diffidenti su tutto (l’attuale aspetto dei vaccini è emblematico), non mostriamo alcuna renitenza a mettere in gioco anche una fede, che a parole proclamiamo granitica, se ci convinciamo che le risposte migliori stanno altrove. È tutto questo che pesa sulla sofferenza che Gesù si appresta a subire e lo fa per consentirci di ottenere il massimo della misericordia divina. Nei tre giorni di esposizione del Santissimo che ci separano dal Triduo, dove mediteremo sui più grandi misteri del progetto di redenzione, non sarebbe male se andassimo a trovarlo e ci limitassimo ad ascoltarlo, come faceva il santo Curato d’Ars, senza tediarlo con le nostre pene e le giustificazioni che già conosce. Chissà che sentendoci interpellati da Lui e comunque amati, non scatti quel momento di resipiscenza che ci apre ben bene gli occhi.