Stabilità e costanza, prima ricchezza
Inserito il 7 Aprile 2021 alle ore 20:40 da Don Gianni AntoniazziPiovono i contributi statali: ne fioccano sempre di nuovi. Sono soldi sottratti al futuro dei più giovani. Il periodo avrebbe però bisogno di stabilità: la politica e le leggi non possono cambiare faccia ogni giorno.
Quasi ogni settimana ci sono nuovi sussidi, prestiti e investimenti nazionali. Sembra che tutti possano ricevere qualche cosa. Da parte nostra, qualche “conforto” è arrivato: più dal Comune che dallo Stato. Nulla dalla Regione. Tuttavia, la ripresa chiede anche altro. Un contributo (se è certo!) dà modo di tirare avanti. Tuttavia, chi riceve soldi facili talvolta si siede e non si alza più.
Forse l’Italia domanda anzitutto stabilità. Ricordiamo l’accusa di Dante contro Firenze (Purg. VI 144): «Fiorenza mia, che fai tanto sottili / provedimenti, ch’a mezzo novembre / non giugne quel che tu d’ottobre fili» (Firenze mia fai provvedimenti così arguti che a metà novembre non arriva quello che componi a ottobre).
Oggi è come allora: la malattia si chiama instabilità. Si va in pensione con quota 100? Il prossimo anno non si sa. Ci saranno i porti aperti? Da un mese all’altro la bandiera cambia. Si pagano le tasse? Sì, ma poi forse anche no. Valgono i vaccini? Sembra, ma non sono obbligatori e nasce la tensione fra chi li usa e chi li contesta…
Dante paragona Firenze a una moribonda che, per lenire le sofferenze, si rigira sul letto di continuo. Così pare l’Italia: quante volte ha mutato le leggi negli ultimi 20 anni?
L’incertezza anche economica nasce qui, non solo dal Virus: chi si mette in gioco in un Paese che di continuo cambia faccia? Altro che finanziamenti, disponibili oggi e non domani, imbrigliati da burocrazie cavillose. Serve la speranza che nasce quando, fra le onde, la barca è condotta in modo stabile e fermo.
don Gianni