Siamo alla prova del nove
Inserito il 16 Maggio 2021 alle ore 10:01 da Plinio BorghiSiamo alla prova del nove: tutto quello che ci era dato e concesso di conoscere è completo ed esauriente. Ora dobbiamo solo dimostrare di aver colto il senso della venuta del Figlio di Dio fra noi, di averne recepito e compreso il messaggio, di aver metabolizzato la sua vittoria sulla morte (i riscontri utili in questi quaranta giorni non sono mancati), ma soprattutto di dar priorità al comandamento ricevuto al momento del congedo, cioè di portare in ogni angolo della terra la lieta novella. Non dovremo fare i conti da soli. Arriverà lo Spirito Santo a inquadrarci nella nostra operatività, ma spetta a noi la verifica per riscontrare i vari livelli con i quali ci disponiamo ai blocchi di partenza: apertura mentale, curiosità, voglia di approfondimento, missionarietà, amore, fede. Né più né meno di quello che ha animato l’azione degli apostoli, riferita dagli Atti che la liturgia ci ha sottoposto nelle letture di queste settimane. Né più né meno di quello che esprime San Paolo oggi agli Efesini. Ogni limite, ogni titubanza, ogni eventuale distinguo, ogni renitenza che il timore di essere creduloni dovesse insinuare non farebbero che limitare l’efficacia dell’intervento dello Spirito. Ciò che Esso si dispone a rivelarci non è sottoposto al vaglio della nostra ragione, la quale, tuttavia, è tenuta a concorrere per dare alla fede quel supporto di analisi necessario ad inquadrare e a rafforzare la nostra testimonianza. In questo consiste la prova del nove, che un tempo, quando i calcoli si facevano a mano, era usata per quagliare la correttezza del risultato. Oggi ci è richiesto di capire perché Gesù sia asceso al cielo e non sia rimasto Egli stesso in mezzo a noi. È vero, ce l’ha detto che il suo compito non era finito, che sarebbe salito a preparare un posto per ciascuno di noi al banchetto celeste, che il suo posto era alla destra del Padre, come recitiamo nel Credo, che il suo progetto di salvezza avrà termine quando tutti i popoli gli saranno sottomessi, incarico che ci ha affidato, e che comunque sarà sempre al nostro fianco; ma fatichiamo a trovare con la continuità necessaria questo punto d’appoggio. Spesso ci sentiamo smarriti, impotenti ed è qui che subentra la forza confermatrice dello Spirito Santo, che celebreremo domenica prossima. Mi piace il passaggio di San Paolo nella citata lettera agli Efesini: “Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra?” È sempre lui e ora è lì “al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose”. Fidiamoci.