Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Una bruttissima battuta…

Inserito il 18 Luglio 2021 alle ore 10:01 da Plinio Borghi

Una bruttissima battuta è stata quella proferita in un dibattito sulla cosiddetta “legge Zan” dal noto (o nota) quanto intelligente Vladimir Luxuria. Il conduttore aveva appena espresso solidarietà con la vittima di un episodio di intolleranza, quando il paladino dei “diversi” vessati è sbottato pressoché così: “Basta, è ora di finirla con questa solidarietà a posteriori! Ora vogliamo solo una legge..”. Lapsus palesemente freudiano: la questione appunto è politica e preme di più spostare un paletto e mettere una nuova zeppa su una rivalsa di parte piuttosto che il vero risultato. Le leggi, si sa, sono una fucina d’inventori dell’inganno, per cui nella pratica l’esito non è assolutamente garantito. Un conto è che ci sia un’evoluzione culturale già in atto e quindi una legge può servire a regolamentare ciò che è già acquisito e a mitigarne gli eccessi, altro è imporre un processo. La storia insegna che laddove si è tentato di modificare d’autorità i comportamenti sociali o religiosi, alla fine tutto implode e rifluisce: Urss, Cina e Cuba non sono che gli esempi più recenti che mi sovvengono. La realtà è che se vogliamo sul serio combattere certe forme di emarginazione e di discriminazione dobbiamo imparare a capire, a stare a fianco di chi le soffre, a provare com-passione e, più che a esprimere, a dare solidarietà. E non sono certamente le parate dei Gay pride il veicolo più consono per trasmettere il concetto, ma questo è un altro discorso. Ancora una volta è il Vangelo a offrirci lo spunto per una visione corretta delle cose e ancora una volta Gesù dà forma al concetto di compassione, ponendosi come esempio da imitare, se vogliamo essere credibili. Perché gli si stringe il cuore nel vedere la folla che lo insegue, che non gli lascia tregua nemmeno per un momento di rilassamento e di preghiera? Perché avverte che sono allo sbando, come pecore senza pastori, che hanno bisogno di una vera guida, non come i loro capi fasulli che li gravano di pesi e pensano ai propri interessi. S’immedesima nella loro situazione ed essi avvertono che Egli è un vero pastore che conosce le proprie pecore ad una ad una, ma soprattutto soffre per loro e con loro. Quanti di quelli che si stanno sbracciando ai vari livelli trasmettono questa sensazione? Qui mi si lasci una piccola critica anche alla Chiesa: non è sbandierando il Concordato e scendendo nel gioco delle contrapposizioni che convince; deve confrontarsi nel merito, difendere a ragione i principi, ma evitando chiusure preconcette.

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