Non giusti ma giustificati
Inserito il 23 Settembre 2021 alle ore 10:25 da Don Gianni AntoniazziAll’inizio dell’anno pastorale dobbiamo mettere al centro l’unica realtà che merita attenzione: Gesù Cristo. Ciò che non si costruisce secondo le regole della vita e del Vangelo sparisce in fretta, come neve al sole.
L’edificio della salvezza poggia sulla Pasqua, non sulla bravura della Chiesa. La roccia è Cristo. Simon Pietro, e con lui la Chiesa, è un “mattone” (traduzione letterale) che orienta a Cristo.
Un “esperto”, incontrato nei giorni scorsi, ha tenuto una breve conferenza. Ha ribadito la necessità che la vita del prete sia radicata in Cristo. Giustissimo. Poi ha aggiunto che il sacerdote sviluppi pratiche di vita spirituale: confessione frequente, letture spirituali, preghiera. Molto bene. Infine ribadiva che il prete deve essere di esempio: “Un pastore che sa proporre la funzione di chi cammina avanti?” “Serve dunque la testimonianza perché il pastore da seguire dev’essere il primo ad andare avanti”… “Un pastore che per primo sappia proporre la figura del Francesco di Sales, di un Bernardo di Chiaravalle”.
Piano, piano. La fede cristiana non si fonda sulla bravura del prete. Non sarà mai “giusto” a sufficienza per salvare il gregge. Sarà peccatore almeno quanto Pietro. Al prete si domanda che si lasci raggiungere dalla grazia di Cristo e la indichi ai fratelli. Lui, come tutti, deve lasciarsi “giustificare” dalla Pasqua. Il Curato d?Ars era incapace nello studio, non sapeva conservare una vita equilibrata (per esempio nell’alimentazione), era focoso e si lasciava andare a condanne pubbliche, anche soltanto per una pista da ballo. Fu santo perché ministro di riconciliazione e, prima ancora riconciliato col Padre.
All’inizio del nuovo anno serve ricordare un punto decisivo: la categoria che meglio ci esprime non è la perfezione ma la ripresa, la capacità di lasciarci alzare dalla Pasqua.
don Gianni