Ritagliarsi un’immagine di Gesù a proprio uso e consumo…
Inserito il 12 Settembre 2021 alle ore 10:01 da Plinio BorghiRitagliarsi un’immagine di Gesù a proprio uso e consumo o secondo un personale concetto di sequela è cosa abbastanza diffusa e non solo in campo laico. D’altronde non sarebbe che il prologo del relativismo così tanto stigmatizzato dal Papa emerito prima e dallo stesso Francesco oggi. È anche vero che la figura poliedrica del Messia si presta facilmente a questa operazione, tant’è vero che nel vangelo di oggi si chiede anche lui che cosa dicano gli altri della sua persona e la risposta riporta le più svariate ipotesi. Il fatto è che allora non era ancora maturo il tempo per una rivelazione completa, intuita per grazia di Dio solo da Pietro e dagli apostoli, ai quali appunto raccomanda di non farne parola con alcuno, almeno per il momento. Oggi siamo stati ampiamente affrancati da questo vincolo e anzi impegnati a conclamare che Lui era l’unto dal Signore, il Cristo redentore del mondo. Eppure, se il Maestro dovesse chiedermi ancora: “Tu chi dici che io sia?”, sarei in forte imbarazzo a rispondere, perché sarei tentato di mettere bene in risalto alcuni aspetti che mi quagliano meglio, a scapito di altri che fatico ancora a introiettare. In buona sostanza noi siamo portati a trattare il Salvatore come ci rapportiamo fra noi: quando una persona ci fa comodo, ne minimizziamo gli aspetti negativi ed enfatizziamo quelli positivi, anche se sono pochi; al contrario, se non ci va, quelli negativi diventano macigni. E questo succede a tutti i livelli, politico, scientifico, culturale e financo educativo, dai quali dovremmo invece trarre insegnamento e in questo periodo il ventaglio degli esempi è nutrito. Verso Gesù, l?atteggiamento di trattarlo come uno di noi sarebbe anche positivo, se però non scivolassimo negli stessi termini e non prendessimo la buona novella (il Vangelo) come un canovaccio. Ci ha provato anche il buon Pietro, applicando la logica umana, che avrebbe portato alla compromissione del progetto divino, e s’è preso del “satana”. Al Signore non vanno bene le mezze misure: seguirlo significa letteralmente “stargli dietro”, mettere in pratica la sua parola, rinnegare sé stessi e quindi il nostro modo di vedere e discriminare, prendere anche noi la nostra croce, che in ogni caso la vita ci ha posto sulle spalle. Qui non c’è spazio per l’elusione, per tentativi di dimensionamento della croce: Gesù ci ha assicurato che il suo giogo è leggero e quindi adatto a chiunque. Conta saperlo tenere in toto e con coerenza, altrimenti avremo solo perso tempo. E la vita.