Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Siamo ancora capaci di vera gioia?

Inserito il 12 Dicembre 2021 alle ore 10:00 da Plinio Borghi

Siamo ancora capaci di vera gioia? Sembra una domanda alla Marzullo. Qualcuno potrebbe dire che se ce n’è un valido motivo goderne è conseguente; qualche altro, più riflessivo, si chiederebbe: “Cos’è la vera gioia?”. A questo punto ognuno potrebbe sciorinare una serie di esempi e di tesi per sviluppare concetti a suffragio sia dell’uno che dell’altro aspetto della questione, che tuttavia, per il fatto stesso che si sia posta, rimane. Lo stravolgimento di tanti aspetti della nostra vita ordinaria ha alterato anche quelli che un tempo si potevano definire sentimenti spontanei, normali: l’esempio più banale di gioia che di norma si adduceva era quello di una madre in attesa del proprio bambino. Oggi si parla di stupore (se magari non era voluto), di disappunto (se il sesso è diverso da quello desiderato), di apprensione (per il dubbio di non essere in grado di farcela), di ansia (per un mondo che non piace), e così via, senza contare le reazioni di rifiuto. Allo stesso modo succede anche per gli altri fatti della vita meno importanti. Le gradite sorprese, poi, sono scemate del tutto perché si tende in linea di massima a programmare ogni cosa, per cui la gioia si trasforma al massimo in euforia temporanea se tutto va liscio o in soddisfazione se c’è una continuità. E qui è già insita una tesi sul secondo aspetto: salvo casi rari, non abbiamo più la capacità di provare la vera gioia, quella di accettare la vita per quella che è, di viverla giorno per giorno come un dono, affrontando le avversità come una sfida e di sorprenderci delle cose belle che ci riserva, a cominciare dalla più scontata come quella della salute. Oggi l’Avvento ci propone due “metodi” di gioia: quello di Maria Immacolata, che si affida totalmente al suo Signore che le stravolge l’esistenza (bene ha fatto il liturgista ad aprire la Messa con l’Antifona tratta da Isaia “Esulto e gioisco nel Signore, l’anima mia si allieta nel mio Dio..”), e quello di questa terza domenica, cosiddetta “Gaudete”, che ci invita a stare allegri nell’attesa, perché non c’è nulla di ansioso, in quanto la nostra speranza nella venuta del Messia è già certezza. Il messaggio arriva proprio da San Paolo nella seconda lettura, ma anche il vangelo non è da meno, quando suggerisce ai postulanti di Giovanni Battista una serie di atteggiamenti per sentirsi in pace con sé stessi e con Dio. In buona sostanza è aprendosi agli altri con generosità e solidarietà che ci creiamo quella tranquillità che sola può essere foriera di vera gioia.

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