Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Circoncisione e nome di Gesù

Inserito il 2 Gennaio 2022 alle ore 10:04 da Plinio Borghi

Circoncisione e nome di Gesù erano un tempo le dedicazioni di queste due feste, l’una ricadente l’ottavo giorno dopo la nascita, quando le leggi ebraiche prescrivevano appunto il rito della circoncisione, e l’altra la domenica a ridosso, perché subito dopo era prevista l’attribuzione del nome al neonato. Probabilmente la liturgia di allora ha inteso dividere i due momenti, anche perché, nella fattispecie, riferiti a fonti distinte: c’era una sorta di tradizione da rispettare nel decidere il nome del nuovo arrivato, che prevedeva di attingerlo dal clan di appartenenza, ma anche qui, come nel caso di Giovanni Battista, “dall’alto” si era deciso altrimenti. Al momento dell’annunciazione l’Angelo disse a Maria che al bimbo che lei avrebbe concepito avrebbe dato il nome di Gesù, sinonimo di “salvezza”, e così è stato. Nomen omen, sarebbe il caso di dire e mi dispiace che la nuova impostazione abbia messo un po’ in secondo piano questi riferimenti che oltre a essere pregni di significato captavano con più immediatezza l’attenzione del fedele, com’è ancora per la presentazione al tempio del 2 febbraio. La circoncisione, in definitiva, non è solo un fatto storico, ma già la premessa di quel che il Messia affermerà più tardi e cioè di non essere venuto per stravolgere o eliminare la legge, bensì per perfezionarla; cosa che ha sostanziato nell’osservarla fin nei minimi particolari. Festeggiare il nome di Gesù poi non è un doppione rispetto all’avvio del progetto di salvezza che è il Natale, semmai la sua conferma in collegamento con un percorso che nella mente del Padre prende avvio sin dalla cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre. Con questo non intendo sottrarre peso o valenza alle nuove dedicazioni: la festa di Maria Santissima Madre di Dio, anzi, ben riassume e rilancia i fatti in premessa, tanto che nel vangelo del giorno sono richiamati entrambi, come ritengo quanto mai consona la proclamazione in concomitanza della Giornata mondiale per la pace, tema di una attualità ineludibile. Idem per la liturgia odierna, che ripropone tout court il Prologo di Giovanni, letto proprio il giorno di Natale. Tuttavia, un po’ per forma mentis e un po’ per stimoli ancestrali, avendo vissuto la mia formazione in altra epoca, non ritengo che rinverdire in questi giorni quelle che furono le originali tematiche di questo periodo sia fuori luogo, considerato anche il lungo tempo che hanno tenuto banco, ma soprattutto l’utile ruolo di base storico-religiosa che continuano a ricoprire.

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