Il denaro non fa la felicità
Inserito il 13 Febbraio 2022 alle ore 10:05 da Plinio BorghiIl denaro non fa la felicità. È un luogo comune al quale il più scafato è pronto a rispondere: “Ma aiuta!”. Certo, però né la botta né la risposta colgono appieno il senso delle rispettive espressioni, perché ci si ferma all’oggetto come tale, ma non alla sua funzione. Ben pochi sono coloro ai quali i soldi in sè non interessano e d’altra parte oggi rappresentano nei fatti l’unico mezzo di scambio per ottenere tutto ciò che ci serve, compresa la felicità, se rimangono un mezzo. Ma siccome l’appetito vien mangiando, il pericolo è che si tramutino in un fine e allora si crea quello stato di tensione e di ansia che non corrisponde più a quella felicità che, per sua natura, è sinonimo di appagamento e di tranquillità. Il discorso ovviamente non vale solo per denaro, ma anche per tutte le cose effimere cui aneliamo e che perseguiamo perdendo di vista obiettivi di vita più alti e qualificanti. Oggi la liturgia, nel riproporre il tema delle Beatitudini, ce ne indica alcuni, anche se apparentemente in contro tendenza, ma ci mostra pure un Gesù che sembra ce l’abbia con i ricchi, in quanto tali. In effetti non è così e il riferimento alla ricchezza concerne tutte quelle cose che non vengono da Dio, ma ammaliano l’uomo che finisce per confidarvi fino a rimanerne invischiato. Ricchezza è anche l’eccessiva sazietà (guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame), alla goduria incontrollata e disordinata (guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete), e potremmo aggiungere il successo, la carriera, il potere, il prestigio e tutte quelle cose che finiscono per sostituire le vere virtù nel nostro cuore. La prima lettura, dal libro di Geremia, inquadra bene l’argomento: “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo, che ripone nella carne il suo sostegno e dal Signore allontana il suo cuore”. Il paragone col tamerisco della steppa, contrapposto all’albero piantato lungo l’acqua, dalla quale riceve sostegno e vitalità è rafforzativo. Sfido chiunque a dimostrare, al di là delle apparenze o di fatti marginali, di aver conosciuto esempi di felicità completa in chi ha dedicato l’esistenza volando basso. Invece ho visto molti che, pur avendo ceduto umanamente alle cose di questo mondo, hanno saputo poi riscattarsi investendo attenzione nei confronti dei più deboli e dei più emarginati, nel recupero del creato, nel ricercare la soddisfazione non nel plauso falso della gente, bensì nella genuina bene-dizione. Per costoro la “ricchezza” ha aiutato a fare la felicità.