Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

L’inquietudine di Gesù è palese…

Inserito il 22 Maggio 2022 alle ore 09:59 da Plinio Borghi

L’inquietudine di Gesù è palese. Ammesso che i discepoli abbiano nel frattempo metabolizzato la sua morte e la conseguente resurrezione, si preoccupa della loro tenuta dopo il suo rientro alla destra del Padre e fa intendere che c’è ancora molto da capire oltre a quanto è stato finora rivelato, ma non c’è problema: ci penserà lo Spirito Consolatore ad aprire le loro menti. Conta, al momento, assumere per oro colato la sua parola, che poi è quella del Padre stesso che lo ha mandato. Tuttavia, lo sa che, se anche il cervello si sforza, il sentimento è un’altra questione e l’aria di sbaraccamento che tira li intristisce, per cui fa leva sulla prospettiva che si appresta a concretizzare dopo la sua partenza per esprimersi a un livello che più umano non si può: “Non sia turbato il vostro cuore … tornerò a voi … se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre..”. Sembra la copia di tutti i discorsi che facciamo con le persone amate al momento del distacco. Ritengo, però, che la preoccupazione del Maestro andasse ben oltre quella per i suoi pochi intimi, i quali, lo stiamo leggendo dagli Atti degli Apostoli riferiti in questo periodo dalla prima lettura, se la caveranno alla grande. Il pensiero era per tutto ciò che nel mondo sarebbe successo in seguito, con le divisioni, i contrasti, gli odi, le guerre, tutto frutto della disattesa all’insegnamento che Egli è venuto a darci con l’annuncio del Regno, sostenuto appunto dal progetto di salvezza che ha visto la sua incarnazione, la sua morte e la sua resurrezione. Il nostro atteggiamento, sempre più refrattario, sembra averlo vanificato. Se dovessimo fare una carrellata tra quanto è successo prima e quanto è accaduto dopo, ci accorgeremmo che poco è mutato e che anzi molti contrasti sono sorti anche in nome di quello stesso Dio che il Messia è venuto a rivelarci. Siamo ancora uomini di dura cervice, come Gesù definì un giorno quelli dei tempi di Mosè. Infatti, tra i vari discorsi, oggi mette ancora il dito sulla piaga, come dicevamo domenica scorsa, e torna a battere il tasto dolente: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo io la do a voi”. Sarebbe così bello e appagante vivere tutti nella tranquillità e nella prosperità, brandendo come arma solo la sua parola e lasciando spazio alla contemplazione di tutto il bene ricevuto, incrementandolo e diffondendolo come ci ha ordinato. Macché! Da bravi masochisti continuiamo a fare orecchie da mercante e il risultato ce l’abbiamo ogni giorno sotto gli occhi.

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