Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Godere di quel che si ha

Inserito il 11 Settembre 2022 alle ore 09:57 da Plinio Borghi

Godere di quel che si ha. Aggiungerei anche “godere di quel che si è”. Forse l’ho già raccontata, ma una volta, assistendo la Commissione di Assistenza della municipalità presso cui prestavo servizio, il discorso è scivolato sui vari aspetti di garanzia e di tutela in atto. Ne è uscito un elenco di massima che andava dai profughi dalmati e istriani a quelli libici, dagli ex combattenti e reduci agli ex tossicodipendenti, dagli ex carcerati agli ex deportati, dalle ragazze madri alle ex prostitute e così via. Al che un giovane componente, che si arrabattava con i suoi normali problemi di studio e di lavoro, se ne uscì sullo stizzito dicendo: “Qui per sfangarla bisogna essere un ex di qualcosa di negativo!”. Di primo acchito veniva spontaneo dargli ragione: troppe attenzioni sembrano rivolte a chi viene “recuperato”, addirittura con benefici che non si limitano ai diretti interessati, ma vengono pure ereditati dai posteri, mentre chi ha sempre vissuto nella correttezza e nella normalità incontra spesso porte sbattute in faccia. Ragionando così saremmo anche noi uomini “dalla dura cervice” co-me il popolo di Israele descritto nella prima lettura di oggi o come il fratello maggiore del Figliol prodigo raccontato dal vangelo. Inutile dire che Gesù s’infila decisamente contro corrente, affrontando le critiche dei farisei che borbottavano per le sue frequentazioni poco raccomandabili. Le similitudini della pecorella smarrita e della dramma perduta e infine la parabola del Padre misericordioso gli consentono di affermare chiaro e tondo che si farà più festa in Paradiso per un peccatore convertito che per tutti i giusti che non hanno bisogno di conversione. Il nostro Maestro vuol sottolineare il fatto che il solo aver avuto parte nel bene, mentre altri sono stati nel dolore e nella tribolazione, è già oltremodo gratificante, come lo è essere sempre stati fra gli eletti, a differenza di chi ha subito a lungo la sorte del diseredato e dell’emarginato. Anche la Chiesa mette tanto in risalto le grandi conversioni, come quella di San Paolo o di Sant’Agostino, proprio perché è il rientro all’ovile, il ritorno alla casa del Padre, che da valore a chi non se n’è mai allontanato. Rammaricarsene vuol dire non aver capito quanto invece sia bello aver sempre goduto di quel che si ha e di quel che si è. Tuttavia, mettiamo anche in conto la nostra fragilità umana: chi più e chi meno siamo tutti bisognosi della misericordia divina. Scandalizzarsi per chi ne ha ottenuto di più non serve.

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