Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Fariseo o pubblicano?

Inserito il 23 Ottobre 2022 alle ore 10:02 da Plinio Borghi

Fariseo o pubblicano? Bella domanda! Conosciamo tutti la parabola che il vangelo di oggi ci propone e razionalmente ci verrebbe da paragonarci di più al pubblicano, ritenendoci tutti peccatori e bisognosi della Misericordia del Signore. Se non fosse che poi di fatto, sotto sotto, riteniamo tutto sommato di essere dalla parte del giusto, di comportarci abbastanza con linearità, di essere forse anche migliori di tanti “basabanchi” che bazzicano in chiesa. In buona sostanza non paghiamo le decime di quanto possediamo, non facciamo tanto digiuno, come si vantava il fariseo impettito davanti a Dio, forse siamo anche un tantino ingiusti, talora anche adulteri e, perché no?, anche ladri, almeno quando non facciamo il nostro dovere fino in fondo o ci riesce di fare i furbetti, però ci avanza di confrontarci con chi riteniamo certamente peggiore, magari perché meno furbo e più plateale nel muoversi. Quindi alla fin fine siamo anche peggio del fariseo, sebbene apparentemente modesti, in quanto, con falsa umiltà, rifuggiamo dal metterci in mostra. Di più. Se abbiamo qualche momento di resipiscenza, che ne so, in occasione di una confessione periodica, nella quale ci è richiesto di batterci il petto, siamo convinti di farlo come il pubblicano della parabola? Ne dubito, non fosse altro che per il fatto che il vero pentimento comporta una concreta presa di distanze dal modo di comportarsi e pertanto una conversione a tutto tondo. Un risultato del genere sarebbe immediatamente percepito e gli effetti si noterebbero anche sul piano sociale. Allora non siamo paragonabili nemmeno al pubblicano, che è uscito dal tempio “giustificato” per il suo reale rimorso. Come possiamo constatare, non è così facile dare una risposta coerente alla domanda posta inizialmente e con ogni probabilità il dualismo proposto dal nostro divin Maestro aveva proprio lo scopo di far scoppiare le nostre contraddizioni. Qual è a questo punto la via d’uscita? Quella che accennavamo la settimana scorsa e cioè la preghiera, costante, insistente, non rituale, vera. La preghiera è come uno strofinaccio, o meglio come un aspirapolvere per la nostra coscienza. Attraverso la preghiera creiamo le condizioni per esaminarla continuamente e pulirla realmente. Un po’ alla volta scopriremo la carità, abbandoneremo l’inedia e la presunzione del fariseo, ci avvicineremo alla sincerità del pubblicano. Leggiamoci con calma il Salmo Responsoriale e avremo una traccia utile.

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