Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Una festa per restare liberi

Inserito il 17 Aprile 2024 alle ore 15:14 da Don Gianni Antoniazzi

Cerco la libertà “ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta” (diceva Dante). Spesso la storia
obbliga a scegliere un compromesso: o si vive o si è liberi. Il Vangelo, invece, dona entrambe.

Il 25 aprile si celebra la Liberazione. La libertà è la virtù più dimenticata dai cristiani. Non sono stati i fatti del 1945 a liberarci. Saremmo stati schiavi della morte, della paura, dei nostri sbagli. Invece è la Pasqua di Cristo a renderci persone libere fino in fondo, senza il timore della morte, senza la paura dei propri limiti, perché amati dal Padre.

Nella lettera ai Galati (cap. 5) Paolo scrive: Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi. Il grande patriarca Athenagora ripeteva che “il cristianesimo è la religione della libertà. Se Cristo ha rifiutato di mutare le pietre in pane, se ha rifiutato di scendere dalla croce, fu per stabilire in modo definitivo la nostra libertà. La libertà è l’essenza del messaggio evangelico. La fede non soltanto ci libera – dalla paura, dalla morte, dalle potenze e dai potenti del mondo – ma è l’atto supremo della libertà”.

Il Vangelo non è un’educazione della libertà, nel senso: una serie di consigli e di regole da rispettare per stare in equilibrio nei limiti della nostra vita. No: il Cristianesimo è un’educazione alla libertà, cioè a vivere da uomini liberi e liberati.

Pensiamo alla cosiddetta parabola del Figliol prodigo. Scappa perché ritiene che in casa non ci sia una libertà adatta a lui. Diventa più schiavo di prima. Torna rassegnato dal padre solo per fame. Scopre finalmente che in casa si è davvero liberi e anche si sta nella festa. Se prima scappava era per l’idea che lui si era fatto del padre. Tutte le altre libertà umane sono cosa troppo povera rispetto al Vangelo.

don Gianni

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