Il blog di Carpenedo

Il blog di Carpenedo
La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Chiusura estiva del Senior Service

Inserito il 23 Luglio 2011 alle ore 19:18 da Redazione Carpinetum

Si avverte che dal 1° agosto il SENIOR SERVICE chiude per ferie.
Riprenderà la sua attività lunedì 5 settembre.

Don Gianni Antoniazzi scelto per guidare la nostra parrocchia

Inserito il 19 Luglio 2011 alle ore 15:28 da Redazione Carpinetum

Il Cardinale Angelo Scola, in veste di Amministratore Apostolico della diocesi di Venezia, ha scelto come futura guida della nostra parrocchia don Gianni Antoniazzi, già parroco alla Cipressina dal 2004 e in precedenza vicario a Chirignago con don Roberto Trevisiol.

Accogliamo e sosteniamo con la preghiera don Gianni affinché possa affrontare l’impegno che lo aspetta fra di noi.

Secondo la stampa locale la data più probabile di insediamento di don Gianni è il 2 ottobre. Daremo notizie più precise appena ne avremo.

Quale “Redentore” per il 2011?

Inserito il 17 Luglio 2011 alle ore 08:11 da Don Danilo Barlese

Scrivo le righe dell’editoriale per il REDENTORE nella mattinata di lunedì 11 luglio, festa di San Benedetto abate, patrono d’Europa.

La figura e l’opera di San Benedetto mi sembrano una provocazione adatta per affrontare la domanda “Quale Redentore per il 2011?”.

La decadenza dell’impero romano che contrassegnava l’epoca di San Benedetto non è molto diversa dalla situazione attuale.

La grave crisi economica odierna è anche frutto di investimenti virtuali costruiti su scambi apparenti e su operazioni fittizie senza riscontro nella realtà.

La fragilità e la fatica nelle relazioni tra i popoli e le nazioni è anche frutto di una fragilità delle relazioni tra le persone segnata spesso da individualismo. L’incontro con l’altra persona troppo spesso viene “utilizzato” in base all’interesse personale. Apparenza, denaro e individualismo.

Quando tutto questo intacca la famiglia e la politica tutto vacilla. Il dibattito nei parlamenti nazionali e durante i pasti in casa propria non è più in vista del bene comune ma è una spartizione di potere.

Per affrontare queste “fratture” l’Europa di oggi potrebbe attingere ancora a piene mani dal tesoro di cultura e di fede della tradizione benedettina che ne ha costruito la “trama” per secoli.

San Benedetto invita innanzitutto noi battezzati a ritrovare la forza della testimonianza per valorizzare tutto ciò che di bello, vero e buono continua ad offrire il nostro tempo e per fare la nostra parte mostrando il cuore del Vangelo nella vita di tutti i giorni.

Abbiamo bisogno di essere salvati dal nostro egoismo.

Abbiamo bisogno di ritrovare le scelte essenziali per vivere relazioni belle e continuare il cammino di comunione tra i popoli.

San Benedetto, dalla sua vita di fedeltà al Vangelo, aveva individuato alcune attenzioni fondamentali. Sono scelte legate alla vita battesimale e valide per tutti i rapporti umani.

C’è un tempo per pregare, un tempo per lavorare e un tempo per riposare.

Il tempo della preghiera sia segnato dall’ascolto della Parola di Dio, dalla meditazione personale e dalla liturgia comunitaria.

Preghiera, lavoro e riposo siano vissuti dentro una vita comunitaria con una attenzione particolare ai poveri, ai piccoli, agli ammalati. L’accoglienza e l’ospitalità siano l’espressione di uno stile di Carità e di servizio in tutte le relazioni e in tutti gli incontri. Potremmo dire: “tutto qua”.

Il dono del REDENTORE per questo 2011 potrebbe essere proprio quello di salvarci da quella deriva nelle relazioni umane, nella Carità e nella Verità che ci fa illudere di essere “salvatori” di noi stessi gli uni contro gli altri.

Abbiamo bisogno di essere salvati da una grande misericordia.

Abbiamo bisogno di ritrovare l’ascolto della Parola di Dio, il silenzio della preghiera, la pazienza del dialogo tra noi, le mani sporcate dalla Carità quotidiana, l’abbraccio del perdono e dell’accoglienza, la presenza nelle nostre case di quei libri e di quelle opere d’arte frutto di fini ragionamenti e di una bellezza riconosciuta e testimoniata.
Salvaci, Signore Gesù, Redentore del mondo!

Don Danilo

Chiusura temporanea della chiesa per allestimento dell’impalcatura per il restauro da lunedì 11 luglio a sabato 23 luglio 2011

Inserito il 10 Luglio 2011 alle ore 16:57 da Redazione Carpinetum

Chiusura temporanea della chiesa per allestimento dell’impalcatura per il restauro da lunedì 11 luglio a sabato 23 luglio.

Per la preghiera personale e per le sante messe di domenica 17 luglio sarà accessibile soltanto la prima parte della chiesa nei pressi della porta centrale.

Dall’11 luglio al 23 luglio mattina TUTTE LE CELEBRAZIONI FERIALI, FUNERALI COMPRESI, SARANNO OFFICIATE PRESSO LA CHIESETTA DEL MONASTERO.

Da Domenica 24 luglio la chiesa tornerà ad essere riaperta ai fedeli.

Le sofferenze del tempo presente e la gloria futura

Inserito il 10 Luglio 2011 alle ore 08:03 da Don Danilo Barlese

San Paolo insiste sul paradossale legame che unisce la glorificazione futura con il presente intessuto di sofferenze. La partecipazione all’eredità divina consiste, di fatto, nella condivisione del destino di Cristo crocifisso e glorificato: « eredi di Dio e coeredi di Cristo, se è vero che partecipiamo alla sua sofferenza per essere anche partecipi della sua gloria » (v.17).

I figli non hanno altra strada da percorrere se non quella del Figlio. La vicenda di Cristo diventa il criterio interpretativo per la storia di ogni persona.

Tra le sofferenze attuali e la glorificazione futura però non si dà un rapporto di equivalenza: c’è sproporzione ed eccedenza a favore della pienezza della vita futura. Questa non si limita a riscattare la tenebra del presente storico. Illuminerà invece il volto dei figli di Dio dello stesso splendore del risorto. Paradossalmente la Speranza cristiana è pianta che attecchisce sulla via crucis. «Ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloria che deve, disvelarsi in noi» (v. 18): un versetto chiave che costituisce il quadro ideale del brano seguente. I versetti dal 19 al 25 formano una pagina di particolare importanza nelle lettere di Paolo per affrontare il significato e il legame tra vita presente e futura. Il tema centrale è quello dell’attesa della fine dei tempi, del compimento della storia. Paolo associa il cosmo all’atteggiamento soggettivo delle persone: sia il mondo che i credenti “aspettano” (stesso verbo). A suo avviso, c’è una reale solidarietà dell’universo con i credenti. Non solo: appare caratteristico l’oggetto di questa aspettativa. Non è soltanto attesa della venuta di Cristo. Il contenuto dell’attesa è antropologico: si tratta del disvelamento (rivelazione) dei figli di Dio, dell’adozione filiale dei credenti, del riscatto del loro corpo mortale (v. 23). Non priva d’importanza è anche la molteplice descrizione dell’attesa. Anzitutto, è definita in termini di sofferente e ardente tensione: l’universo è spinto da un’impaziente anelito, geme nella situazione di vuoto spirituale e di corruzione in cui si è venuto a trovare e soffre i dolori del parto; parimenti i cristiani gemono. In una parola, è in gioco una attesa attiva e dolorosa, non pigra né tranquilla. Nessun ottimismo facile dunque, ma una speranza all’ombra della croce. Restano tutte le contraddizioni della storia con le sue debolezze e impotenze. Solo che nascondono in sé la promessa di un estremo superamento a caro prezzo. Sì, perché i dolori che travagliano l’umanità non sono rantoli della morte, ma doglie di una nuova nascita.

Don Danilo

Lo Spirito di Dio abita in noi

Inserito il 3 Luglio 2011 alle ore 08:21 da Don Danilo Barlese

La distinzione che Paolo presenta tra “carne” e “spirito” può essere lontana dai pensieri da “spiaggia”… oppure può essere proprio adatta perché è l’occasione per fermarsi con più disponibilità di tempo. Io comunque ve la propongo…

In forza dello Spirito diventa possibile e praticabile un’esistenza di obbedienza a Dio, una vita intessuta di amore in gesti e parole. L’antitesi spirito – carne presenta due mondi esistenziali opposti, ciascuno con i suoi dinamismi e le proprie finalità. L’uomo ne risulta definito. Si distinguono perciò «quelli che hanno un’esistenza a misura della carne» o «che sono sotto il dominio della carne». Nella vita ciò a cui tendiamo ricalca quello che siamo.  Quelli che si comportano in modo “carnale”, secondo l’espressione paolina, sono ostili a Dio, rifiutano il comandamento dell’amore. Sono impossibilitati dalla logica egocentrica ad obbedire al suo volere e a costruire un’esistenza veramente felice. L’estraneità alla fonte della vita li farà andare incontro ad un destino di morte eterna.

Invece «quelli  che  hanno un’esistenza a misura dello Spirito», per grazia sono stati liberati dalla sfera d’azione dell’egocentrismo e si comportano secondo l’azione dello Spirito del Risorto. Il traguardo ultimo sarà la vita eterna.

Una svolta del pensiero paolino avviene con la seconda parte del v. 9: «Se invece uno non ha lo Spirito di Cristo, costui non gli appartiene». C’è una stretta connessione tra l’avere lo Spirito di Cristo e l’appartenere a Cristo. Già all’inizio del capitolo l’azione liberatrice dello Spirito era stata collegata con Gesù. Ora il rapporto viene precisato: nell’esistenza dei credenti lo Spirito Santo è la forza creatrice di spazi di obbedienza al Signore e di accettazione della sua signoria.

Quali conseguenze scaturiscono dall’appartenenza a Cristo?
Il battezzato partecipa alla morte e risurrezione di Cristo attraverso la presenza vivificatrice dello Spirito. E se è vero che già al presente il credente sperimenta la vita del nuovo mondo, altrettanto vero è che questa avrà la sua pienezza nella risurrezione finale.

Essere ora “abitazione” dello Spirito vuol dire vedersi schiudere  davanti un destino di vita trionfante sulla morte fisica che stroncherà l’esistenza caduca e mortale dei credenti: «allora Chi ha risuscitato Cristo dal regno dei morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali in forza del suo Spirito che abita in voi». Avere la primizia del mondo dei risorti (v. 23) significa possedere nella grazia una solida speranza per il futuro ultimo. Come si sa, una costante del discorso paolino è il passaggio dall’indicativo all’imperativo. L’apostolo non si smentisce neppure qui. Se l’esistenza cristiana è a misura dello Spirito, ne consegue un preciso impegno di vita. I credenti non devono pagare più nulla alla “carne”. Sono invece in obbligo verso lo Spirito. In concreto, si tratta di liberare la propria prassi dalla presa del dinamismo individualista. Ed è un’impresa possibile con la forza dello Spirito. L’esortazione è collocata sullo sfondo del destino ultimo. Sappiano i credenti di Roma che il traguardo a cui conduce l’esistenza “carnale” è la morte eterna, mentre la vita eterna sarà donata all’uomo coerente con il suo essere “spirituale”.

Paolo afferma dunque che il credente osserva il comandamento dell’amore poiché lo Spirito opera ormai in lui e gli ispira una nuova mentalità in forza della quale egli aderisce a Dio e alla sua volontà. Pur vivendo ancora in una carne mortale, egli è già partecipe di quella vita immortale che lo Spirito ha conferito a Cristo mediante la risurrezione e darà un giorno a tutti coloro che gli appartengono.

Don Danilo