Il blog di Carpenedo

Il blog di Carpenedo
La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Lettera aperta del 15 giugno 2014

Inserito il 13 Giugno 2014 alle ore 18:13 da Redazione Carpinetum

Pubblicata anche online lettera aperta del 15/6/2014. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

Ricordiamo che fino a lunedì si svolge la Sagra di Carpenedo dalle 18 e fino a sera nel nostro patronato in via Manzoni 2 a Carpenedo (Mestre, VE).

Accettare la sfida…

Inserito il 8 Giugno 2014 alle ore 12:30 da Plinio Borghi

Accettare la sfida, specie quando la posta in gioco è molto alta, non è facile, ma a volte bisogna saper rischiare. “Chi non rischia non rosica”, recita un vecchio adagio, e così devono averla pensata gli italiani quando hanno votato l’ultima volta, contro la tentazione della protesta facile, del “muoia Sansone con tutti i Filistei” o del rifugiarsi nel consueto perché “tanto non cambia mai nulla”. Per giocare a fidarsi ci vuole anche un minimo di coraggio e questo non te lo puoi inventare, perché c’è sempre quel “fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio” che ti risuona nelle orecchie e disinnesca qualsiasi slancio che odori di velleitario. Questa volta si sono rotti tutti gli schemi conosciuti, l’invito è stato forte e chiaro e d’ora in poi il linguaggio deve cambiare, specie da parte di chi finora ha agito con molte riserve mentali. Se non temessi di essere un po’ dissacrante nell’accostamento, direi che ancora una volta lo Spirito ha avuto buon gioco. D’altronde San Paolo non dice proprio oggi che i carismi sono diversi, ma uno solo è lo Spirito? E gli Atti degli Apostoli non descrivono un certo sconvolgimento quando hanno ricevuto lo Spirito Santo e subito, da dov’erano rintanati, sono usciti a predicare in un modo compreso da tutti? Se mi è consentito un ulteriore azzardo, direi che proprio la lingua dei fatti, della sostanza delle cose, della concretezza è facilmente comprensibile da chiunque e non ha bisogno di arzigogolate spiegazioni, ma solo di esempi percepibili. Nella vita di tutti i giorni avviene come nella fede: vale la determinazione del fare. Si diceva anche la settimana scorsa che il nostro compito non è precipuamente contemplativo quanto operativo, perché è su questo che saremo misurati ed è sull’azione che l’intervento dello Spirito si nota fino in fondo. Oggi con la Pentecoste si celebra una nascita importante, che dà senso alla Resurrezione, quella della di noi Chiesa, chiamata e inviata al suo compito primario e universale: evangelizzare perché tutti si salvino e noi siamo responsabili in prima persona della salvezza di ognuno, della quale ci verrà chiesto conto.
Non saranno elettori a giudicarci, ma Gesù in persona che verrà nella sua Gloria. Compito immane? “Non abbiate paura!”, soleva ripetere il neo santo papa Giovanni Paolo II. Prendiamolo come stimolo, carichiamoci e diamoci da fare con decisione.

Pentecoste: vieni Spirito

Inserito il 8 Giugno 2014 alle ore 08:00 da Don Gianni Antoniazzi

Il giorno di Pasqua giunge oggi al suo compimento col dono dello Spirito

Vieni Spirito, dona Vita nuova a questa generazione di cristiani. Libera i nostri cuori dalla schiavitù ai desideri, e dalla cupidigia del possesso. Spirito di Pace, rompi i pregiudizi che neppure vediamo e non permettere che scarichiamo rabbia sui deboli, mentre cediamo ai forti. Spirito che guidi la Chiesa e la rinnovi, che conduci l’umanità e la rafforzi, donaci consapevolezza che la vita va donata. Spirito d’Amore, toglici dall’illusione che i soli sentimenti possano bastare e rendici disponibili a sostenere il dolce peso della Croce. Spirito di Bellezza, dacci la forza di condividere il dolore altrui e manifestaci lo squallore di chi pensa a se stesso.

don Gianni

Lettera aperta dell’8 giugno 2014 (Pentecoste)

Inserito il 5 Giugno 2014 alle ore 19:23 da Redazione Carpinetum

Pubblicata anche online lettera aperta dell’8/6/2014. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

Lo strappo e l’attesa…

Inserito il 1 Giugno 2014 alle ore 12:48 da Plinio Borghi

Lo strappo e l’attesa sono i due poli all’interno dei quali si svolge tutta la nostra vicenda di Chiesa in cammino. Lo strappo è una sensazione puramente umana: ciò che l’occhio non vede o i sensi non percepiscono più è come se ci fosse stato tolto e, malgrado le rassicurazioni ricevute da Gesù che non ci avrebbe lasciati soli, ma sarebbe stato sempre con noi, fino alla fine del mondo, la nostra poca fede vacilla, non basta a sostituire tout court una presenza fisica. Basta però almeno per alimentare l’attesa, pure questa prettamente temporale, ma preludio di un ritorno che non avrà nulla di umano e soprattutto si prefigura come risolutivo. Tra questi due concetti sta tutto il senso della festa dell’Ascensione che oggi si celebra, sintetizzato proprio nell’Antifona d’ingresso. È la frase (fine I lettura, dagli Atti degli Apostoli) che l’Angelo rivolge ai discepoli che guardano attoniti verso l’alto: “Uomini di Galilea, perché fissate nel cielo lo sguardo? Come l’avete visto salire al cielo, così il Signore ritornerà”. L’invito non vale solo per gli astanti di allora, vale anche per noi se, per pigrizia o per sconforto, limitiamo la nostra attenzione solo verso l’alto, quasi alla ricerca di una giustificazione o di una panacea improponibili. Quel che conta invece è darci da fare per non farci cogliere impreparati a quel ritorno che, ho detto prima, sarà risolutivo. L’ambizione del Maestro si riassume in un paio di concetti: portare fino ai confini del mondo la lieta novella (missionarietà) e far sì che tutti osservino ciò che lui ci ha comandato (carità), noi per primi ovviamente. Se dovessimo fare un bilancio di duemila anni di questa strategia, è inutile dire che sarebbe deludente: non solo ci siamo lasciati soffiare il territorio da altri, sovente veri e propri millantatori, ma addirittura abbiamo ceduto terreno già conquistato, complice il cattivo esempio prodotto da un comportamento che ci ha visti spesso e volentieri l’un contro l’altro armati, gretti e attenti più al nostro tornaconto, lontani da apertura e accoglienza che stanno alla base dell’obbedienza ai due comandamenti che il Messia è venuto a portarci. Per fortuna non ci è stato fissato un termine, ma forse è peggio: il ritorno potrebbe avvenire in qualsiasi momento e farci cogliere impreparati sarebbe una vera iattura.

Sguardo fermo su Pentecoste

Inserito il 1 Giugno 2014 alle ore 08:00 da Don Gianni Antoniazzi

L’8 giugno sarà Pentecoste. Senza lo Spirito non c’è salvezza: Esso ci lega realmente alla Pasqua e ci rende famiglia di Gesù. È la festa da celebrare con la propria comunità perché cresca nel Vangelo.

La grande festa della Pentecoste costituisce la pienezza dell’evento pasquale: Gesù Risorto, asceso al cielo e partecipe della signoria di Dio, compie la promessa fatta ai suoi discepoli di inviare loro lo Spirito santo. Ed è proprio nella potenza dello Spirito che la comunità cristiana può testimoniare Cristo in mezzo a tutti gli uomini, «nelle loro rispettive lingue» (cf. At 2,4.8.11). Se per il popolo di Israele Pentecoste era la festa memoriale del dono della Legge al Sinai, la festa dell’alleanza, per la comunità di Gesù il dono dello Spirito è celebrazione dell’alleanza nuova, ultima, definitiva. Gesù non ha lasciato «orfana» (cf. Gv 14,18) la sua comunità, né con l’ascensione al cielo è avvenuta una separazione tale da mettere fine alla sua azione nel mondo. La comunità dei credenti, infatti, condivide con lui la stessa vita, lo stesso Spirito, e questo la abilita a proseguire la sua azione nella storia: annunciare la buona notizia del Vangelo, compiere il bene, adoperarsi per far arretrare il dominio di Satana.

Enzo Bianchi

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