Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Gesù come Pilato?

Inserito il 13 Marzo 2016 alle ore 11:41 da Plinio Borghi

Gesù come Pilato? Potrebbe sembrare, visto che si è messo a tracciare col dito segni per terra con apparente indifferenza, mentre gli stavano sottoponendo la sorte di una malcapitata adultera. L’evangelista dice che scrivesse. Sarebbe stata la prima e l’unica volta e Giovanni non si sarebbe fatta sfuggire l’occasione di riportarne le parole. Secondo me stava solo scarabocchiando, come facciamo spesso mentre siamo al telefono o alla presenza di qualcuno che ci sta tediando. Non è un atteggiamento elegante ed era chiaramente provocatorio. Le parole pronunciate, invece, hanno raggelato la frenesia degli astanti: “Chi è senza peccato, scagli la prima pietra”. Conosciamo l’epilogo. E i tonfi di quelle pietre, lasciate cadere a terra nell’imbarazzante silenzio che ne è seguito, riecheggeranno come una rivalsa nei “Crucifige!” gridati dalla folla, quando ad essere giudicato sarà Gesù stesso. Anche Pilato compirà un gesto poco elegante lavandosi platealmente le mani, ma ben altro effetto avranno le sue parole rispetto a quelle del Messia! Né sortirà contraccolpi particolari il maldestro tentativo di mettere in palio la liberazione di Barabba o di far affiggere sopra la croce il cartello “Gesù Nazareno, Re dei Giudei”. Ad ogni modo, il suddetto sistema di farsi giustizia riflette sempre la brutta abitudine di guardare la pagliuzza nell’occhio dell’altro, trascurando la trave che c’è nel proprio. Fenomeno mai tramontato, malgrado il nostro Maestro ci abbia più volte messo in guardia a non giudicare. Oggi c’è papa Francesco a riprendere fermamente le fila di questo discorso e ad invitarci a lasciar cadere con un tonfo le travi che ci appesantiscono, come fu per gli ebrei con le pietre. Anche il Papa un bel momento ha pronunciato una frase topica, che, proferita da lui e riferita alla sua stessa persona, è tutto dire: “Chi sono io per giudicare?”. Era il momento in cui montava il problema dei divorziati risposati, delle famiglie allargate, delle unioni di fatto anche tra persone dello stesso sesso e così via. Anche il Papa, come Gesù in altra circostanza, ha messo al primo posto i bambini e i loro interessi ed il richiamo ad una Chiesa accogliente è stato esplicito. Anche oggi l’effetto della frase di Gesù è stato dirompente, fino ad innescare ciò che stiamo celebrando: il Giubileo della Misericordia. Raccogliamola direttamente dal Maestro e con essa il sollecito rivolto all’adultera: “Neanch’io ti condanno; va e d’ora in poi non peccare più”.

Lettera aperta del 13 marzo 2016

Inserito il 9 Marzo 2016 alle ore 20:06 da Redazione Carpinetum

Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 13/3/2016. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

Le palme e l’asino

Inserito il 9 Marzo 2016 alle ore 20:00 da Don Gianni Antoniazzi

La Festa delle Palme sembra un trionfo. Gesù però non entra a Gerusalemme in groppa ad un cavallo da guerra, ma in sella ad un asino, segno di umiltà e servizio. Questa è per lui la gloria

Domenica prossima, 20 marzo, con la celebrazione delle Palme inizia la Settimana Santa. I Vangeli danno rilievo all’asino usato da Gesù per il suo ingresso in Gerusalemme.

Nella cultura del tempo era l’animale del servizio. Anche in italiano conserva la caratteristica di portare la “soma”, cioè il peso, da cui la parola somaro. Gesù sceglie quell’animale e non un cavallo possente perché è venuto a lavare i piedi dell’uomo, le sue fragilità: sulla Croce porta i pesi della nostra disumanità.

Caratteristica prima di Dio è l’amore e amare significa servire. L’antico Testamento aveva usato anche altre immagini. Per esempio: Dio è un’aquila che veglia la nidiata. Gesù preferisce sempre indicazioni più umili: il Padre è una chioccia che protegge i pulcini.

Il Vangelo ricorda due particolari del somaro delle Palme. Anzitutto è legato. Segno del nostro servizio, bloccato per paura di perdere qualcosa. E poi nessuno vi è mai salito sopra perché gli uomini preferiscono la maestà dei cavalli. È il tempo giusto per cambiare logica, sia per la Chiesa sia per il mondo.

don Gianni

Essere prodighi…

Inserito il 6 Marzo 2016 alle ore 12:08 da Plinio Borghi

Essere prodighi, tutto sommato, potrebbe costituire anche una dote, se la nostra prodigalità fosse frutto di una mirata messa in circolazione delle nostre risorse; che possono essere di natura economica, ma anche professionale, culturale, morale e via dicendo. Se il giovane ricco avesse accolto l’invito di Gesù a vendere tutto ciò che aveva e a darlo ai poveri, per poi mettersi alla sua sequela, sarebbe passato sicuramente per prodigo. Invece la “qualifica” è toccata al protagonista della parabola di oggi. Così il figliol di cotanto padre è diventato emblema dello sperpero, inquinando quel po’ di buono che l’esser prodigo poteva rappresentare. E finché butti ai pesci del tuo, passi, ne pagherai le conseguenze; ma quando diventi oltremodo generoso con i beni altrui la musica cambia, perché a pagare siamo noi. Qui il tema diventa di estrema attualità e abbraccia tutti i settori della vita sociale, con particolare evidenza a quello della cosa pubblica, dal quale ci deriva un ampio florilegio di atteggiamenti, che vanno dal non fare il proprio dovere fino agli alti livelli di corruzione. In mezzo ci stanno i timbratori di cartellino altrui, gli assenteisti cronici, tutti gli evasori fiscali piccoli e grandi, i millantatori, gli amministratori incapaci, quelli capaci ma allegri e di una fantasia creativa inesauribile, i politici e via dicendo. Purtroppo il vizio s’insinua non poco anche nel sindacato, laddove si svende la pelle dei lavoratori, e nel volontariato, quando si approfitta di tutto quel che passa per trarne un più o meno consistente tornaconto. La parabola in argomento intanto ha assunto il nome del “Padre misericordioso”. Probabilmente si è voluto mettere in risalto quello che per noi è l’atteggiamento più inatteso e problematico, come riammettere all’eredità chi l’ha già scialacquata, e siamo più somiglianti al fratello maggiore, che non riesce a digerire l’entusiasmo del genitore. Malgrado tutto, otterremo noi altrettanta misericordia? Sì, è vero, la Misericordia di Dio è infinita e il Giubileo in corso lo sottolinea, ma c’è alla base la voglia di alzarsi (come ha fatto quel figlio ingrato) e cambiare decisamente rotta? È fondamentale. Nel racconto non risulta che il padre parta alla ricerca del figlio, però gli corre incontro non appena lo vede tornare. Infatti, nel salmo responsoriale si recita: “Il Signore è vicino a chi lo cerca”. C’è sempre da riflettere sulla qualità del nostro pentimento.

Lettera aperta del 6 marzo 2016

Inserito il 2 Marzo 2016 alle ore 14:57 da Redazione Carpinetum

Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 6/3/2016. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

Televisione: progresso o decadenza?

Inserito il 2 Marzo 2016 alle ore 14:44 da Don Gianni Antoniazzi

La televisione è stato uno strumento prezioso della nostra società contemporanea. Oggi non è sempre un motore del progresso. Talora spaventa per la sua stupida superficialità

Per caso, domenica scorsa, ho guardato Rai 3. Intervistavano un tale che si dichiarava teologo, ma sembrava uno zuccone scimunito. La giornalista lo incalzava perché affermasse che le religioni sono fonte di divisione, ma lui rispondeva per monosillabi. Una sceneggiata. Quell’episodio aveva però la pretesa di entrare nella testa della gente con la forza di un’affermazione indiscutibile.

In molte occasioni la televisione più che formare crea barbarie. Una sirena che canta, chiama e alletta, promettendo tanto e concedendo poco. Non resta che spegnere.

In passato la tv ha dato un contributo al Paese: informazione, cultura, un linguaggio comune. Oggi gli spettatori si sentono intelligenti che guardano cretini al posto di sentirsi cretini che guardano intelligenti. Per rincorrere l’audience propone stupidità e tradisce la realtà.

A suo tempo ho rilasciato un’intervista che, debitamente tagliata, è stata montata a fini politici. Alla richiesta di avere il video integrale il rifiuto è stato netto.

Per fortuna gli italiani sono intelligenti, più di tanti furbetti della tv. Per carità: fra loro ciascuno è libero di seminare quel che vuole, ma sarà costretto poi a raccogliere quel che ha seminato.

don Gianni

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