Lettera aperta del 9 giugno 2019
Inserito il 6 Giugno 2019 alle ore 15:30 da Redazione CarpinetumAbbiamo inserito nel sito lettera aperta del 9/6/2019. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.
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Vanno di moda le tecniche per curare il corpo e rallentare, se possibile, l’invecchiamento. Ci sarebbe una sana attività fisica, che tutti potremmo praticare in modo anche gratuito: basta una camminata veloce ogni giorno. C’è chi tenta le avventure della chirurgia o cede col fai da te agli inganni di farmaci strampalati.
Qualche giorno fa, papa Francesco, celebrando la Messa a Santa Marta, ha ricordato che soltanto lo Spirito di Gesù ci mantiene giovani, mentre il male ci invecchia rapidamente. Ha ragione da vendere. Il male e il peccato distruggono la nostra vitalità, ci rendono fragili, piccoli, solcati dal dolore. Chi vive nel male perde il valore del tempo. Lo Spirito invece è la vita stessa di Dio, è per noi leggerezza, serenità, forza ricca di senso. Altro che botulino. La chirurgia estetica che tanto ci aiuta in alcuni momenti delicati, in altre circostanze trasforma la persona in una maschera di plastica e rende, se possibile, ancor più marcato il segno del tempo.
Per una figura sempre vitale e giovanile il Vangelo dice di non affidarsi al bisturi ma di rinnovare il cuore e i pensieri aprendoci all’azione della Pentecoste. Anche il fisico ne avrà da guadagnare, immensamente.
don Gianni
Il senso di languore e di vuoto che ti prende quando cessa un rapporto con una persona che ti piace, con la quale stavi bene assieme, è qualcosa di struggente. Anche ammesso che i motivi del distacco siano i più plausibili, che tu comprenda che non si poteva fare diversamente, che ti prometta che in ogni caso non ti dimenticherà, che sarai sempre nei suoi pensieri, lo struggimento avrà il sopravvento, specie se è stato bello ed è un peccato che sia finito così presto. L’autoconsolazione ti porta a pensare che in fin dei conti sei stato fortunato, che ti devi accontentare di averlo vissuto, che l’aver avuto a che fare con una figura così coinvolgente ti ha arricchito, al punto da darti una carica da trasmettere anche agli altri. Tuttavia, il risultato non cambia: ai sentimenti e alle sensazioni non si comanda. E così lo stato d’animo ti porta a ripercorrere i momenti più stimolanti, le perplessità miste a gioia del primo incontro, la voglia immediata di approfondire la conoscenza, l’emozione di sentirsi chiamare per nome, l’orgoglio di essere protagonista privilegiato; anche le tirate d’orecchi quando non ti adeguavi al suo modo di vedere le cose ora diventano prove d’amore. Senti ancora la sua forza d’animo, la spinta che ti imprimeva, le prospettive di vita che ti dava. È vero, talvolta faceva discorsi strani, incomprensibili, come l’ultima volta che ha garantito di esserci sempre anche quando la sottrazione alla vista sarebbe stata messa in atto, ma non ti prendeva mai il disagio: ti dava invece tanta sicurezza. Ha anche detto che la partenza era inevitabile, ma che ci sarebbe stato un ritorno. Lo dicono tutti e poi non li vedi più, ma stavolta mi sa che la promessa non sia peregrina: una persona così speciale non può tirare scherzi. Rimane solo da capire come, ma ha assicurato che in qualche modo ci renderà edotti… Presumo che gli apostoli si siano abbandonati a queste elucubrazioni quando l’angelo li ha colti con lo sguardo perso nel vuoto, mentre Gesù era appena sparito dai loro occhi. Anche quell’emissario speciale, peraltro, ha ripetuto il medesimo concetto del ritorno, modalità incluse: “Come l’avete visto salire al cielo, così il Signore ritornerà”. A questo punto le cose son due: o rannicchiarsi nella tristezza o crederci, convinti, e reagire con gioia. Il vangelo di oggi ci racconta che tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio. Ci conviene fare altrettanto, in attesa di una Pentecoste illuminante.