Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Lettera aperta del 13 settembre 2020

Inserito il 9 Settembre 2020 alle ore 18:43 da Redazione Carpinetum

Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 13/9/2020. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

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Ricordiamo che in coda al foglio vengono pubblicate le pagine dedicate alla parrocchia della Santissima Trinità di via Terraglio 74/C (Mestre – VE) guidata da mons. Fabio Longoni.

“Piuttosto che niente meglio piuttosto”

Inserito il 9 Settembre 2020 alle ore 18:11 da Don Gianni Antoniazzi

Qualcuno ancora viene poco a Messa. Non tanto per paura del contagio quanto perché manca ancora la gioia di un incontro libero con i “fratelli” di fede. È una difficoltà passeggera: anche se zoppi possiamo camminare

L’Eucaristia è un incontro vero col Signore e coi fratelli. Guai se mancasse la dimensione verticale o quella orizzontale del rapporto col Risorto e col prossimo. In questo periodo, non per volontà della Chiesa, la seconda è affievolita. C’è da tenere la mascherina, rispettare le distanze e manca la festa con canti e saluti affettuosi. È un momento passeggero ma pur sempre pesante. La celebrazione mantiene comunque il suo significato pieno.

Nella vita può capitare di restare per qualche periodo con le stampelle, ma non per questo si è morti, né si smette di essere se stessi. Anzi: è normale vivere, prendere decisioni, attivarsi anche quando le circostanze non sono del tutto agevoli. Così è nella fede: anche se per qualche tempo la situazione non è ottimale, non per questo bisogna trascurare il rapporto col Signore. Quello normale con i fratelli è solo rinviato. Gesù per primo ha celebrato l’ultima cena senza un rapporto sereno coi presenti: i 12 erano divisi, anche fra loro. La comunione col Risorto ha ricomposto i legami.

Così è anche oggi: mantenere il legame col Signore ci predispone sempre ad un legame più vero fra noi: lo ripristineremo appena possibile. I giovani fanno sicuramente più fatica, dal momento che per loro è fondamentale il rapporto di gruppo. Sarà nostro impegno ricuperare anche con loro.

È importante però che gli adulti non assumano le logiche degli adolescenti: il Vangelo va vissuto anche se al momento ci manca un po’ la gamba forte della vita comunitaria.

don Gianni

Dire a Tizio perché Caio capisca

Inserito il 6 Settembre 2020 alle ore 10:00 da Plinio Borghi

Dire a Tizio perché Caio capisca. A leggere il vangelo di oggi in maniera piatta vien da pensare che Gesù si perda in un paio di cose un tantino discutibili. La prima nel proporre una sorta di ritualità per riprendere il fratello in colpa, quando si sa benissimo che va per la maggiore, e non solamente da oggi, il criterio che a pensare ai fatti propri si campa cent’anni. La seconda nel concludere, in caso di refrattarietà al richiamo, che il fratello “sia allora per te come un pagano e un pubblicano”, cioè, per il concetto dell’epoca, un reietto, quando ci ha predicato in mille modi di amare il prossimo comunque, fosse anche il peggior nemico (comandamento peraltro richiamato anche da Paolo nella seconda lettura). È chiaro che non è così, anzi, io penso addirittura che il monito sia rivolto soprattutto a chi di noi è in colpa, affinché si predisponga ad accettare di venire ripreso e a rientrare nell’alveo della comunità: in poche parole a convertirsi. Ogni resistenza e l’eventuale rifiuto finale dell’offerta di grazia che ci è stata messa a disposizione non possono rimanere impuniti. Infatti, più avanti il brano riprende col mandato agli apostoli che tutto quello che legheranno e scioglieranno quaggiù avrà lo stesso effetto anche in cielo. Una disponibilità al perdono e all’incontro che non ha pari. Perché allora tutto questo largo giro, fino al punto, lo si vede nella prima lettura, da mettere quasi in mora chi non ha colpa rispetto a chi ce l’ha? Per dirci che in una comunità che si richiama al Vangelo siamo tutti parimenti responsabili gli uni verso gli altri: su ognuno pesa la propria salvezza nella stessa misura nella quale conta anche quella dell’altro. Non vale quindi il criterio opportunista dianzi citato che si fa bene a pensare ai fatti propri, perché è da gretti e non dispensa amore. Se poi il fratello non risponde a tono dopo essere stato avvertito delle possibilità di redenzione, si continuerà ad amarlo e sarà Dio a decidere della sua sorte. In questo caso la prima lettura è più esplicita: se tu non fai la tua parte, sarai corresponsabile davanti al Signore della sua disgrazia, ma se avrai agito bene ed egli non si convertirà, lui sarà comunque condannato e tu sarai salvo. Quanto a giudicarlo un pagano e un pubblicano non ci compete nella fase terrena, evidentemente, perche, tanto per usare un luogo comune, finché c’è vita c’è speranza. Sarà un discorso per dopo, quando avremo parte reale nella comunione dei santi.

Lettera aperta del 6 settembre 2020

Inserito il 2 Settembre 2020 alle ore 21:29 da Redazione Carpinetum

Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 6/9/2020. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

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Ripartire dal fondamento

Inserito il 2 Settembre 2020 alle ore 21:19 da Don Gianni Antoniazzi

Quando l’ambiente diventa impegnativo e le condizioni più faticose è importante avere un riferimento solido, una base vera che sostiene la vita. Nei prossimi mesi il cammino di fede punta all’essenziale

L’anno pastorale è alle porte. È un appuntamento di grazia, carico quest’anno di incertezze. Non sappiamo, infatti, se ci sarà stabilità o se invece dovremo misurarci con nuove limitazioni. Anche le incertezze sul mondo della scuola concorrono a disorientare ragazzi e bambini.

In questo contesto di fragilità è bene ricuperare il fondamento più solido. Bisogna riconoscerlo, talvolta la fede cristiana si è dispersa in rivoli marginali: il servizio sociale, la recita di giaculatorie, la venerazione delle immagini, gli adempimenti morali, la pratica del digiuno o lo svolgimento di processioni.

Il Vangelo propone un fondamento chiaro: incontrare il Signore e restare con Lui, come tralci nella vite, sceglierlo come Pastore e Salvatore, uniti anche ai fratelli nella frazione del pane.

Il centro è questo: l’incontro col Signore nel pane della Scrittura, dell’Eucaristia e della carità fraterna. È questo che dobbiamo riproporre, il resto passa in secondo piano: i progetti di catechesi, le attività di uscite, campi e momenti di festa devono convergere verso l’incontro con Gesù, il vivente nell’Eucaristia.

don Gianni

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