Inserito il 28 Novembre 2021 alle ore 10:01 da Plinio Borghi
Quando comincia un viaggio? È chiaro che non c’è risposta più soggettiva. Per me inizia già da quando accarezzo l’idea di poterlo fare e vado a cercare tutte le informazioni utili, compresi tempi e costi. Assunta la decisione, parte il periodo preparatorio, che include tutti gli aspetti logistici e organizzativi, basilari per la perfetta riuscita dell’impresa. Non è secondaria in questa fase la preparazione dei bagagli, spesso soggetta a problematiche restrizioni sia di carattere normativo che operativo. Ovviamente è importante raggiungere la meta o le mete previste, non solo, ma anche concludere il programma prefissato e tornare a casa felici e soddisfatti. Fatto uno, fatti tutti? No! Semmai le esperienze vanno ad accumulo e costituiranno presupposti utili per le successive performance, ma ogni volta l’iter dovrà essere unico e irripetibile, anche nell’ipotesi di ripercorrere mete e itinerari già praticati: se la ricorrenza dovesse farci scivolare nell’abitudine, nella routine, sarebbe tempo (e denaro) speso inutilmente, con la conclusione di trovarci infine con un pugno di mosche e di catapultarci in una vecchiaia vuota. Ebbene, il percorso liturgico che oggi ci si appresta a intraprendere ricalca caratteristiche analoghe a quelle descritte: è un viaggio nuovo, che dovrà essere ricco di esperienze da vivere con intensità e interesse, nella consapevolezza che andrà a rimpinguare il bagaglio dei crediti che ci verranno richiesti per il passaggio alla nuova vita. Il progetto da realizzare, quindi, è quello della salvezza e la prima meta è il Natale da vivere come evento. Conosciamo anche il resto del percorso, tutto imperniato sulla Pasqua di Resurrezione, ma sarebbe da stolti liquidarlo come se fossero sempre le stesse cose che si ripetono: sta a noi viverle con l’originalità che rivestono, non fosse altro che per il fatto che ogni anno, come accade nella quotidianità ordinaria, è diverso da quello che l’ha preceduto e da quello che lo seguirà. Oggi, con l’Avvento, stiamo allora preparandoci per il nuovo viaggio, preordinando intanto, in funzione della prima tappa, tutto ciò che serve per viverla al meglio. Intanto carichiamoci ed eleviamo l’anima a Dio, come recita l’antifona d’ingresso della Messa odierna, perché ci segua e non ci perdiamo dietro a cose futili. Liberiamoci di orpelli che ci pesano e ci appannano la vista dell’obiettivo, in modo che il cammino sia spedito e libero da intoppi. In buona sostanza seguiamo le indicazioni che ci lancia Giovanni Battista, il precursore del Messia.
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Inserito il 25 Novembre 2021 alle ore 16:53 da Redazione Carpinetum
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Inserito il 25 Novembre 2021 alle ore 16:39 da Don Gianni Antoniazzi
I Padri della Chiesa parlano di tre venute di Cristo: nel Natale, nella vita quotidiana e alla fine dei tempi. Nessuna di queste ha un carattere spaventoso. Al rovescio: l’incontro col Signore ci guarisce dalle fragilità.
Da questa domenica inizia il cammino di Avvento in preparazione al Natale.
Nei primi giorni, la liturgia feriale offre un Vangelo in apparenza scollegato dalla nascita di Gesù. Si tratta di un episodio che si svolge a Cafarnao. Un centurione va incontro al Signore e gli dice: “Il mio servo è steso a letto, paralizzato e soffre terribilmente”. Gesù risponde: “Verrò e lo guarirò”. Il centurione prosegue: “Signore, non sono degno che tu entri sotto il mio tetto ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito”. Gesù esclama: “Non ho trovato in Israele nessuno con una fede così grande!”, e subito il servo è risanato. Il legame con l’Avvento sta nel verbo “venire” che ricorre 7 volte in questi versetti (Mt 8).
Pare che l’evangelista abbia riportato il fatto per spiegare in cosa consista la venuta di Dio. È una guarigione per i vicini, ma anche per i “lontani” che si rivolgono al Maestro. Il servo malato ci rappresenta tutti. È paralizzato e soffre terribilmente, così come avviene all’umanità in questo tempo: ciascuno è bloccato nel progetto del futuro, legato al letto delle proprie paure, affaticato per l’incubo di sviluppi imprevedibili.
A Natale Dio viene per salvare. Nulla di più consolante. Nulla di più sereno. Andiamo incontro a un bambino, non a un giudice.
don Gianni
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Inserito il 21 Novembre 2021 alle ore 09:55 da Plinio Borghi
Gesù monarchico ante litteram? Certo che no e Pilato l’aveva capito benissimo, come lo sapevano bene anche i suoi detrattori. Infatti, la scritta sulla croce l’ha apposta più per far dispetto a loro che non per un attimo di resipiscenza, tant’è vero che quel “dei” Giudei sarebbe restrittivo e andrebbe meglio ritenuto un avverbio di provenienza. Anche il flash di Giovanni oggi, tratto dall’Apocalisse, diventa sviante se limitato alla definizione “principe dei re della terra”, poiché il pensiero corre a quei personaggi che governano con la corona in testa. Allora Gesù che Re è? Usciamo un attimo dai luoghi comuni e dagli schemi e proviamo a pensare a quante volte nel linguaggio corrente noi attribuiamo la qualifica o l’epiteto di re a qualcuno: il re della canzone, la regina del focolare, il re della foresta, il re del ring, il re del cioccolato, il re degli imbecilli e potremmo proseguire all’infinito, come il principe del foro, il deus ex machina, il principe delle tenebre, ecc. Il titolo allora diventa allegorico e si rivolge non tanto al monarca quanto a chi primeggia, in positivo o in negativo. Quindi c’è da chiedersi: a che cosa anela l’uomo in assoluto? Alla Verità. Ha perso il Paradiso terrestre per tentare di carpirla a Dio e diventare come Lui e il Padre, misericordioso, ha pensato bene di riscattarne il peccato inviando nel Figlio la personificazione di quella Verità tanto bramata. Pure Pilato gli chiederà (si chiederà): “Che cos’è la verità?”. “Io sono la Via, la Verità e la Vita” aveva detto il Messia e sarà giocoforza che tutti i primati di questo mondo gli si dovranno inchinare: non ne esiste uno più grande. Cristo quindi è Re della Verità e solo tramite Lui e la sua Parola riconquisteremo quel Regno che abbiamo perso, vittime dell’inganno. Ma Gesù è anche primogenito dei morti, ci dice ancora Giovanni oggi, e come tale segna un altro primato assoluto. Il progetto di salvezza del Padre non si è “limitato” allo spargimento fino all’ultima goccia di sangue: ha voluto la vittoria sulla morte tramite la Resurrezione. Chi mai, chi altro avrebbe potuto o potrebbe? Di più, anche noi avremo il medesimo trattamento e finalmente saremo in Dio, l’Alfa, e come Dio, l’Omega, sul serio. La regalità di Cristo diventa pertanto suggello di tale ambìto obiettivo, che non è riservato a pochi eletti, bensì universale e va proclamata perché tutti riescano a beneficiarne. Bene ha fatto la Chiesa a darne rilievo spostandola alla fine dell’anno liturgico, come sigillo di un percorso di fede che si rinnova.
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Inserito il 17 Novembre 2021 alle ore 16:43 da Redazione Carpinetum
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Inserito il 17 Novembre 2021 alle ore 16:35 da Don Gianni Antoniazzi
Il 21 novembre Venezia festeggia la Madonna della Salute. Nelle parrocchie il rito è previsto il giorno seguente. Tuttavia, anche domenica, ci rivolgeremo alla Vergine e chiederemo speranza per il futuro.
La pandemia ha alterato alcuni equilibri sanitari, ma non solo. Il morbo ha intaccato anche la salute psicofisica. Siamo circondati, infatti, da tensioni e rabbie. Come nella peste del Manzoni, così anche ai nostri giorni c’è il dissidio fra i negazionisti, in aperto conflitto con le indicazioni scientifiche e sospettosi di ogni restrizione, e coloro che invece hanno scelto di collaborare nella speranza di superare presto questa fase di incertezze.
La tensione è palpabile a livello sociale, ma riguarda pure l’ambito dei rapporti personali. Il fatto stesso di essere rimasti chiusi in casa ha appesantito le nostre relazioni quotidiane.
La comunità cristiana si rivolge alla Madonna perché custodisca la nostra salute fisica e, più ancora, perché guarisca dalla rabbia, dalle durezze, e apra il cuore alla speranza.
Abbiamo bisogno di serenità. Chi porta con sé una speranza ricca affronta il lavoro, gli impegni, le attività con più energia e letizia. In un clima festoso, poi, anche la salute fisica ne guadagna ampiamente.
don Gianni
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Inserito il 14 Novembre 2021 alle ore 10:05 da Plinio Borghi
L’ansia per la fine dei tempi ha accompagnato l’uomo di ogni epoca e di qualsiasi etnia, fino a fargli rifiutare che la sua esistenza si possa esaurire con la morte. Anche il più deciso materialista salva almeno la sua “energia”, che continuerà a produrre effetti nell’equilibrio dell’universo. A seconda delle specifiche impostazioni, quindi, ognuno si dà delle regole di vita in funzione del dopo. Il discorso, ovviamente, non finisce qui, perché tutti vorrebbero avere un quadro più definito di quello che ci aspetta e vi si dedicano studi e ricerche anche interessanti e complicati. Ci ricordiamo le teorie dei Maya, che stabilivano l’esaurimento di quest’epoca umana nel 2012. Non è successo nulla, chiaro, ma tutti ne parlavano (oggi, per alimentare la suspance, si dice che sia stato un errore di battitura e che l’anno fosse in realtà il 2021). Pure noi abbiamo vissuto le nostre avventure in passaggi strani, come quello dal primo al secondo millennio, suggestionati sia dall’interpretazione del brano del vangelo di Marco in lettura oggi, laddove Gesù preconizza i fenomeni che accompagneranno la fine del mondo concludendo con una frase: “Non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute”, e da un equivoco “mille ma non più mille” tratto dall’Apocalisse, ma che pare abbia le sue radici in una frase attribuita sempre a Gesù nei vangeli apocrifi. Forse è proprio per scaramanzia che taluni bontemponi tendono a spostare la conclusione dei secoli dal 31 dicembre del ’99 a un anno dopo! Non parliamo poi di quante opere d’arte si sono ispirate alle teorie più disparate sulla fine del mondo. Ora, premesso che il nostro Maestro non intende certamente alimentare alcuna ansia in proposito, se non la giusta tensione per le cose ultime, è strano che di tutto ci preoccupiamo tranne che di vivere con coerenza la nostra impostazione di vita, in funzione della nostra fede e in aderenza al Vangelo. Spostiamo l’attenzione sulla frase che segue quella sopra citata: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” e tanto ci basti. Il resto lasciamolo a chi vuol complicarsi le cose, tanto solo il Padre sa quando sarà l’ora di chiudere e comunque noi avremo già ipotecato l’epilogo col nostro comportamento. Cadono a fagiolo le parole del card. Scola, intervistato da Gente Veneta nel compimento dei suoi 80 anni (intervista pubblicata la settimana scorsa e ripresa dal Gazzettino): la vita di oggi senza la fede diventa un peso.
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Inserito il 10 Novembre 2021 alle ore 17:03 da Redazione Carpinetum
Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 14/11/2021. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.
Lettera aperta e altre informazioni sulla parrocchia possono essere consultate anche tramite il nostro bot Telegram ufficiale:
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Ricordiamo che in coda al foglio vengono pubblicate le pagine dedicate alla parrocchia della Santissima Trinità di via Terraglio 74/C (Mestre – VE) guidata da mons. Fabio Longoni.
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Inserito il 10 Novembre 2021 alle ore 16:21 da Don Gianni Antoniazzi
Domenica prossima, solennità di Cristo Re, per Venezia è anche la festa della Madonna della Salute. Cogliamo l’occasione per chiedere saggezza davanti alla pandemia che di nuovo solleva la testa.
Il 21 novembre si conclude l’anno liturgico con la celebrazione di “Cristo Re”. In diocesi di Venezia la giornata coincide però quest’anno con la Madonna della Salute, appuntamento prezioso, vista la pandemia in atto.
Queste righe riflettono sul modo per rivolgersi a Maria, senza perdere di vista le nostre responsabilità. Evidentemente non si tratta di compiere un atto magico. Piuttosto serve domandare una speranza, una forza e una determinazione qualitativamente diverse dalle sole capacità umane. Serve l’aiuto dello Spirito per restare uniti pur nelle diverse sensibilità, prudenti nelle decisioni, articolati nel sostenere la vita umana, sociale ed economica. Serve una sapienza “altra e alta” per trovare una strada contro il virus.
Da cristiano, mi rivolgo a Maria e domando che il Figlio suo sostenga, sviluppi e porti a compimento la responsabilità di tutti. Le sfide che ancora ci attendono ci devono trovare protagonisti e non spettatori della vita. Ciascuno rifletta sulle ragioni che lo portano davanti all’icona mariana e, insieme, faccia la sua parte per sostenere la vita quotidiana di tutto il quartiere.
don Gianni
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Inserito il 7 Novembre 2021 alle ore 10:02 da Plinio Borghi
Eh, beh, da poco a niente è facile; non è che la povera vedova, pur essendosi privata dell’essenziale, con quei due soldi avrebbe potuto darsi ai bagordi, anzi, probabilmente non si sarebbe tolta nemmeno il senso della fame che aveva. Certo, fosse stato Paperon de’ Paperoni non avrebbe dato nemmeno quelli, vista la gelosia con la quale conserva anche il primo centesimo (o il primo “decino” a seconda delle versioni) che ha guadagnato. Gesù la contrappone a quanti ostentano l’alienazione del superfluo, ma di fatto intende far eco alla questione del “giovane ricco” di cui si parlava qualche domenica fa. Sono due posizioni estreme, che danno il senso al motivo conduttore di questo mese: il percorso verso la santità. Che non si realizza con azioni plateali né sottovento, appiattiti e allineati, bensì vivendo in contro tendenza l’ordinario, fino a rendere eroico ogni gesto. E qual è il miglior riferimento, tanto per intenderci? Le beatitudini, alle quali era dedicato il vangelo di lunedì scorso, festa di tutti i Santi e richiamate anche oggi nel Salmo Responsoriale. Sono una sintesi mirabile di come noi, pur nel mondo, non dobbiamo appartenere al mondo e assimilare impostazioni di pura convenienza, bensì rispondere a criteri che la logica dei più non ammette. Non a caso il nostro Maestro ha posto la croce come segno di salvezza e di riscatto. Finire in croce non era e non è una cosa gratificante né un gesto eclatante di esaltazione; semmai la più grande delle umiliazioni, ma è per quella strada che dobbiamo passare se vogliamo salvarci. È vero che la Chiesa ci indica come Santi coloro che si sono distinti per essersi comportati sopra le righe, per aver compiuto atti che sollecitano di essere imitati, ma è chiaro che lo fa per rispondere ad una esigenza umana e cioè il bisogno di sentirsi stimolati da chi ha risposto in modo palese ed entusiasta alla lieta novella. Siamo al discorso dell’esempio, elemento che trascina più di mille parole. Anche Gesù con l’episodio della vedova ha fatto altrettanto. Mettiamolo di fronte a quello della conversione di Zaccheo, che promette di alienare la metà delle sue ricchezze e di restituire ai truffati quattro volte tanto, forse più logico per il nostro modo di pensare, ma chiediamoci: quale ci interpella di più? Domanda retorica. Neanche il giovane ricco in fin dei conti era malvagio, ma quanta grettezza! Non ci vengono chieste acrobazie, solo di scrollarci le incrostazioni e imboccare la strada giusta.
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