Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Meditazioni in libertà… dalla liturgia all’attualità

Inserito il 7 Dicembre 2014 alle ore 12:20 da Plinio Borghi

Manifestazioni e avvenimenti importanti richiedono senz’altro uno sforzo organizzativo non indifferente. Chi ha avuto modo di provvedervi in prima persona sa che le cose da curare sono tante: programmazione e aspetti pubblicitari, questioni logistiche, permessi e autorizzazioni, personale da reperire e da adibire alle varie incombenze, a seconda delle capacità di ciascuno, l’ordine pubblico, ecc. Curioso, di tutto questo vespaio, è che se le cose vanno lisce e l’oliatura del meccanismo è perfetta, praticamente nessuno se ne accorge e la soddisfazione, che c’è, te la devi dare da solo. Se però succede qualche intoppo, grande o piccolo che sia, fosse anche un microfono che smette di funzionare, tutti se ne accorgono e.. apriti cielo! Considerando questi aspetti mi riesce più facile capire la liturgia odierna, che si presenta sostanzialmente con un motivo conduttore: preparare le vie del Signore, raddrizzando sentieri, spianando la steppa, abbassando monti e colli e riempiendo valli, in sostanza togliere gli intoppi. Conosciamo da sempre il significato di queste allegorie, che risalgono già dal profeta Isaia (I lettura), sono riprese dall’incipit del vangelo di Marco, proposto oggi, e proseguono nella seconda lettera di San Pietro apostolo (II lettura), pur con risvolti e sfumature diverse. Però la solita domanda sorge spontanea: perché c’è bisogno di tutto questo per favorire la venuta del Signore? Non mi pare che sia Lui ad averne bisogno. La domanda è quindi retorica: siamo noi ad avere questa esigenza. Ed è Giovanni Battista, l’organizzatore dell’evento per eccellenza, a spiegarcelo: dove non c’è conversione (e la parola significa ribaltamento completo di impostazione, di mentalità, di ordine delle cose valide cui attendere, ecc.) non c’è percezione e il tutto passerà sopra la nostra testa. Quante volte cose grosse sono successe a due passi da noi e, a causa di ostacoli vari, non ce ne siamo nemmeno accorti, se non magari leggendole sulla stampa del giorno dopo? Ecco, in questo caso è bene seguire le indicazioni del Battista, accompagnate dal suo esempio, e correre al battesimo dell’acqua, se vorremo poi avere pure quello dello Spirito Santo, che ci viene dall’annuncio della buona novella. Anche perché questo non lo potremo pescare sul giornale del giorno dopo.

Lettera aperta del 7 dicembre 2014

Inserito il 5 Dicembre 2014 alle ore 19:41 da Redazione Carpinetum

Pubblicata lettera aperta del 7/12/2014. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

Stranezze prive di senso

Inserito il 5 Dicembre 2014 alle ore 18:03 da Don Gianni Antoniazzi

Ho atteso a scrivere perché non fossero identificati gli interessati. Tanti si rendono protagonisti di azioni strampalate che dimostrano per lo più un profondo vuoto interiore.

Ai funerali succede di tutto. C’è gente che prende la parola per onorare se stessa, mentre il defunto resta un pretesto. Altri non hanno interesse alla preghiera e assistono con tono di sfida. C’è chi veste con stravaganza e chi tratta l’eredità. E c’è stato un fatto singolare: a Messa il fratello del defunto si è scattato diverse foto con la salma alle spalle e tanto di flash. Scena ridicola per tutti, ma di moda in Inghilterra.

Ebbene: forse qualcuno cercherà giustificazioni sociali o comportamentali. A me sembra che pur di riempire il vuoto si facciano stupidaggini di ogni tipo. Per rimanere sulle foto: una ragazza di 17 anni è salita su un ponte per scattarsi un selfie,  è caduta ed è morta. Karen Hernández, 13 anni, al momento dell’autoscatto dalle rive del fiume El Tunal in Messico è scivolata e annegata. Oscar Aguilar si è scattato un selfie con una pistola alla tempia, ma accidentalmente ha premuto il grilletto. Queste stravaganze corrispondono ad una ricerca di sé? È il desiderio di rendere spontaneo ogni istante? Ricordo una donna che al museo, invece di contemplare le opere d’arte, le guardava sullo schermo del suo tablet mentre le registrava. Che piacere è? Forse chi fotografa in continuazione scappa dalla responsabilità di vivere? A me sembra che si stia componendo un inno al nulla.

Il Signore ha preferito nascere in una società senza questi dispositivi. Pensavo che nel nostro tempo il suo messaggio sarebbe stato più efficace. Mi sbagliavo: con tutti questi scatti l’uomo moderno sta rendendo vuoto ogni momento della vita, anche il più sacro.
don Gianni

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