Inserito il 9 Luglio 2015 alle ore 18:05 da Don Gianni Antoniazzi
Il mondo delle immagini si è completamente rinnovato. Quello che si vede da una parte del pianeta può essere ripreso, trasmesso e commentato da chiunque con pro e contro
Durante il campo elementari, ogni giorno un animatore trasmetteva in diretta da Gosaldo alcune immagini delle attività dei ragazzi. Qualcosa di simile si è fatto anche durante un campo lupetti dello scorso anno.
Parto da qui per dire che, in linea generale, la nostra vita quotidiana sta per finire sotto gli occhi di tutti. Dicono che oramai Internet ci riconosca anche di spalle e così possiamo essere “inseguiti” in ogni momento. Ciascuno ha in tasca un telefono. Far foto e video è semplicissimo. Le immagini possono essere trasmesse con un semplice gesto. Possiamo essere ripresi nelle forme più strane e, fuori dal contesto, diventare oggetto di commenti.
Per me nessun problema, proprio nessuno. Certo: una foto, isolata dalla vita quotidiana, può essere fraintesa. Viene la tentazione di controllarsi in ogni circostanza per paura che qualcuno abbia da ridire. C’è il pericolo di non essere più se stessi. Ma subito una persona buona mi ha aiutato a capire che i commenti arrivano comunque, anche senza foto. Continuerò dunque a fare quello che ritengo opportuno, anche il pagliaccio, se serve, davanti ai ragazzi e ai bambini. Chi ha un animo buono non tarderà a dare l’interpretazione più benevola e non si lascerà distrarre nel costruire il bene.
don Gianni
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Inserito il 5 Luglio 2015 alle ore 12:16 da Plinio Borghi
La riforma della scuola è in dirittura d’arrivo, dopo un percorso come al solito controverso e turbolento. D’altronde, se da un lato la Scuola rappresenta la cosa più importante per uno Stato che voglia garantirsi un futuro, dall’altro questa consapevolezza genera aspettative, prerogative e mire da parte di tutte le componenti della società: allievi in primis, con famiglie al seguito, insegnanti, imprenditori, movimenti religiosi e privati e via dicendo, senza trascurare le attività collaterali che un settore del genere incentiva, edilizia scolastica ed editoria per dirne un paio di consistenti. Naturalmente ognuno guarda le cose con un’ottica del tutto peculiare e, ahimè, troppo spesso soggettiva, che rischia di trascurare l’oggetto primario di tanta attenzione: l’allievo e la sua formazione. A dipanare tutto questo guazzabuglio non contribuiscono certo gli insegnanti, che hanno sempre annoverato più sindacati loro che tutte le altre categorie messe assieme, non s’è mai capito se per l’eccesso di autonomia professionale o per l’alto livello medio dei titolo di studio, elementi che li rendono meno disposti a farsi rappresentare, figurarsi poi a farsi controllare o governare! A riprova, Il fenomeno ha investito pure altri settori, a mano a mano che l’acculturamento cresceva. Anche i moderni genitori, per la stessa ragione, hanno ben pensato di affrancarsi dalla deferenza e dal rispetto dovuti un tempo al ruolo dei maestri e si son messi ad interferire con una certa aggressività, provocando nella migliore delle ipotesi un ulteriore arroccamento della categoria docente. Urge darsi una mossa, seguita da una ridimensionata generale. Il Vangelo (ma va!?) dimostra a tutti che nessuno si sta inventando qualcosa di nuovo e a riprova, proprio oggi, riferisce in quale considerazione il Maestro per eccellenza fosse tenuto dai suoi conterranei (“Non è costui il falegname, il figlio di Maria..? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?”), malgrado la correttezza e la profondità del suo insegnamento. A Gesù, che non aveva alcun sindacato cui rivolgersi, non è rimasto che concludere con una frase, da allora famosa: “Nessuno è profeta in patria” e continuare altrove la sua opera. A noi non mancano i mezzi coi quali cimentarsi per dare qualche giusta percossa alla nostra superbia, come ci invita a fare San Paolo, utilizzabili assieme alla preghiera, alla tolleranza e alla disponibilità ad un confronto serio e oggettivo. Altrimenti non lagniamoci se poi ci calano le decisioni dall’alto, magari con qualche botta di voto di fiducia.
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Inserito il 1 Luglio 2015 alle ore 19:51 da Redazione Carpinetum
Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 5/7/2015. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.
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Inserito il 1 Luglio 2015 alle ore 19:15 da Don Gianni Antoniazzi
La zona a traffico limitato di Mestre, così com’è adesso, non giova a molto. Né ai residenti né al Comune di Venezia. Va rivista quanto prima. Guai ad averne una qui!
In campagna elettorale il sindaco Brugnaro ha scritto nel programma di eliminare la Zona a traffico limitato in centro a Mestre. Qualche giorno fa, sui giornali, qualcuno ha rilevato che la ZTL non si può toccare perché assicura al comune 2 milioni di euro l’anno grazie alle contravvenzioni. Non interessa dunque il benessere della gente o la qualità di vita al centro. Non importa se l’area circostante Piazza Ferretto sta diventando uno spazio per nullafacenti e malviventi. Non interessa se gli anziani temono di uscire di casa e i giovani vanno a vivere altrove. L’importante è assicurare un’entrata al comune! Un’entrata teorica, tra l’altro, perché si dice che pochi paghino, vista la crisi. Ma il Comune guadagna di più con le multe oppure restituendo nuova vita a Mestre e alle sue attività, anche economiche? Da questo sindaco, imprenditore capace, i cittadini attendono un’idea brillante per sollevare in fretta le sorti del centro. Nelle sue cose Luigi ha mostrato vivacità e bravura: 750 dipendenti e centinaia di milioni di fatturato all’anno. Quella stessa genialità è attesa dal bene comune. Non serve togliere i luoghi d’incontro che sono fondamentali alla città. È necessario però proporre al più presto nuova linfa a Mestre anche attraverso una nuova viabilità più dinamica. Tuttavia, se ai residenti del centro piace la ZTL non obietto in alcun modo. Qui a Carpenedo, però, conosco il pensiero della gente. Ogni tanto qualcuno propone l’idea di istituire una zona a traffico limitato in parrocchia. Non è proprio il caso: decreterebbe la morte del quartiere.
don Gianni
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