Inserito il 29 Maggio 2019 alle ore 20:00 da Redazione Carpinetum
Il 2 giugno la S. Messa delle 10:30 viene anticipata alle 10:00 per la celebrazione delle cresime.
Invariati gli altri orari: 8:00; 9:00 (al piano superiore del Lux); 12:00; 18:30 e la prefestiva del sabato ore 18:30.
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Inserito il 29 Maggio 2019 alle ore 19:19 da Redazione Carpinetum
Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 2/6/2019. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.
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Inserito il 29 Maggio 2019 alle ore 19:06 da Don Gianni Antoniazzi
Nell’ultima domenica prima della festa di Pentecoste contempliamo Gesù che sale al Padre. L’episodio non ha a che fare con fantascienze futuristiche ma esprime valori di fede profondi
In questa domenica, 2 giugno, la liturgia celebra l’Ascensione del Signore Gesù. Il Nuovo Testamento racconta che, sotto lo sguardo degli apostoli, Gesù risorto salì al Padre. Qualcuno ha ben pensato di rappresentare nei quadri questa scena come se Gesù salisse verso l’alto, attraverso le nubi, spinto da un motore invisibile. Il concetto è passato presto nella mentalità comune, così che la gente si è convinta che, in un punto del cielo, ci sia Dio col suo Regno. Anche Gagarin, primo cosmonauta, al ritorno dal suo viaggio orbitale, affermò che aveva tanto viaggiato, ma non aveva visto Dio.
Il Vangelo, però, va compreso in ben altro modo. Il testo non è un resoconto di cronaca, bensì una pagina di teologia. Gesù risorto oggi entra nel versante dell’infinito senza tempo nella piena comunione col Padre. Ci sono tre considerazioni. Con questo evento la Pasqua di Gesù giunge a compimento perché Egli entra nella vita di Dio. Secondo, con l’Ascensione è la stessa natura umana a “stare” presso il Padre: l’uomo ha un futuro presso Dio.
Infine, con l’Ascensione Gesù non è più presente in modo fisico: adesso opera nella storia attraverso di noi. Cosa fa oggi Dio per i piccoli e gli indifesi? Ha le mani dell’uomo. Anche di chi sta leggendo. Guai ad abdicare a questa splendida avventura piena di responsabilità e di gioia nel gioco fra il finito e l’eterno.
don Gianni
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Inserito il 26 Maggio 2019 alle ore 10:00 da Plinio Borghi
La conoscenza del Vangelo avrà il suo pieno compimento solo quando saremo seduti al banchetto celeste. Solo allora, pregni dell’onniscienza divina, la nostra mente sarà in grado di sopportare il “peso” che Gesù ci ha consegnato con l’annuncio della lieta novella. Per il momento ci stiamo arrabattando, in modo maldestro o con raffinata perizia, su mille interpretazioni, stando attenti a non scivolare nel relativismo o nel soggettivismo. E che oggi abbiamo una Chiesa guidata dallo Spirito Santo e deputata a far sintesi ufficiale del messaggio, anche se poi non sempre riesce ad adeguarvisi! Figurarsi gli apostoli di allora, in procinto di essere lasciati dal Maestro in balia di sé stessi! Se già allora il Redentore garantì che avrebbe inviato lo Spirito per aiutarli a ricordare tutto ciò che aveva detto e per insegnare (attenzione: non ha detto “capire”) a comportarsi di conseguenza, vuol dire che sapeva bene i nostri limiti, non tanto intellettivi, ma puramente umani. Già in precedenza se n’era uscito con l’espressione “avrei ancora tante altre cose da dirvi, ma non sareste in grado di comprenderle”: oggi ne abbiamo la conferma. Allora, che si fa? La fede ci insegna che dobbiamo “eseguire”, il resto lasciamolo fare allo Spirito Santo. Non è certamente un modo per lavarsene le mani, anzi, l’osservanza della parola è un impegno bello e buono che investe tutta la nostra capacità di discernimento, ma è l’unico modo per dimostrare amore a Chi ha dato la vita per salvarci. Se saremo coerenti e fedeli, Dio prenderà dimora in noi, dice il vangelo di oggi, e pertanto sarà sicuro il nostro passo. Occhio però a non far confusione e a pensare che se le cose non vanno come noi vorremmo significa che Padre e Figlio stanno pensando ad altro: non faremmo che scimmiottare Tommaso. È curiosa la frase che Gesù dice a un certo punto: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo io la do a voi..”. Com’è la pace del mondo? È una pace “armata”, frutto di una non belligeranza di convenienza, un sedersi a trattare con il coltello sotto il tavolo. Non c’è trasporto, non c’è gratuità, non c’è disponibilità. Quella che ci viene da Gesù è “semplicemente” amore. Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato, ricordavamo domenica scorsa, e il nodo sta tutto su quel “come”. È dura? Non ce la facciamo? È più forte di noi? E allora possiamo lasciare aperte tutte le porte che vogliamo, ma che la Trinità scelga noi come sua dimora sarà molto improbabile.
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Inserito il 22 Maggio 2019 alle ore 20:11 da Redazione Carpinetum
Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del @6/5/2019. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.
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Inserito il 22 Maggio 2019 alle ore 19:57 da webmaster
Talvolta la fede, seppur sincera, rischia di rimanere in superficie, legata ad immagini, tradizioni popolari e riti. È importante invece accogliere lo Spirito che ci infonde Gesù e restare in comunione con Lui, Signore risorto
Si avvicina la Pentecoste: il 9 giugno celebreremo l’effusione dello Spirito di Gesù. Una data per certi aspetti infelice. Da una parte infatti coincide con la fine dell’anno scolastico: molti avranno il desiderio di festeggiare più che di pregare. Dall’altra saremo abbastanza avanti con la stagione e, se tornasse a splendere il sole, in quella domenica potrebbero cominciare le code per la spiaggia. Insomma, quest’anno ogni circostanza lotta contro.
Nonostante queste coincidenze, è importante che, da parte sua, la parrocchia celebri al meglio questa tappa della fede con la consapevolezza di giungere al compimento della Pasqua. La vittoria di Cristo sulla morte, infatti, resterebbe distante e sterile se noi non accogliessimo lo Spirito di Gesù, che ci unisce alla sua Risurrezione.
Se anche mancano ancora 15 giorni alla Pentecoste, già orientiamo il nostro sguardo verso quell’appuntamento di fede, ricordando che la liturgia più importante sarà la Veglia del sabato sera, 8 giugno, alle 20:45.
Nel cammino di questi giorni sosteniamo anche il cammino dei nostri amici di seconda media: in 55, domenica 2 giugno alle 10:30, riceveranno il sacramento della Crismazione.
don Gianni
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Inserito il 19 Maggio 2019 alle ore 08:29 da Plinio Borghi
L’amore è un passepartout efficiente ed efficace. Oh, siamo tutti d’accordo e convinti che l’amore fa girare il mondo! E d’altra parte siamo tutti frutto dell’amore, in primis di quello per antonomasia che è Dio. La nostra stessa sopravvivenza in armonia dipende dall’amore, a partire da quello per la natura e per tutte le creature. Dove non c’è amore c’è disordine, violenza e morte. Premesse scontate, si dirà, ma che purtroppo e troppo spesso non sono confermate dai fatti. E se mi riferissi a odio, guerre e soprusi vari, sarei ancora scontato. No, mi rifaccio al discorso del Papa nell’udienza convocata per un buon numero di rom la settimana scorsa, sulla spinta di quanto sta avvenendo con lo sgombero dei campi e la sistemazione di alcune famiglie presso vari condomini della capitale. Apriti cielo! Le reazioni sono state quanto di più scomposto ci si dovesse aspettare, ovviamente accompagnate dai soliti saprofiti che si nutrono della mancanza d’amore e cavalcano la tigre, utile alla loro sopravvivenza. Quando ho sentito il Pontefice redarguire siffatti atteggiamenti e proclamare che solo con l’amore si riesce ad instaurare una convivenza tranquilla, invitando nello stesso tempo i presenti a scrollarsi di dosso le etichette appiccicate a loro dai pregiudizi, devo dire la verità che ho storto il naso. Ho pensato a quanti fra gli ascoltatori “estranei” in quel momento abbiano convenuto o, ripensando all’accattonaggio organizzato e alle scorrerie delle quali parecchia di quella gente si è resa protagonista, riempiendo le pagine della cronaca e rendendo poco armoniosi per non dire insicuri i nostri quartieri, abbiano parimenti storto il naso e nutrito perplessità. Se ipotizzassimo che qualche inserimento riguardasse il nostro condominio, ce la sentiremmo di escludere che quanto meno la cosa ci preoccuperebbe? Nulla di cui vergognarsi, è naturale: l’amore non è una reazione di pancia, ma di testa. Tuttavia, questo dimostra che non basta dare tutto per scontato come sembrava all’inizio. Se così fosse, non sarebbe servito che Gesù, come nel vangelo di oggi, ci consegnasse un comandamento nuovo, quello di amarsi gli uni gli altri. Sapeva di quale gamba andavamo zoppi! Amore, pace e armonia sono cose che vanno costruite e bisognose di una continua manutenzione. E il nostro Santo Padre non poteva predicare diversamente, visto che continuiamo a zoppicare della stessa gamba.
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Inserito il 15 Maggio 2019 alle ore 16:46 da Redazione Carpinetum
Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 19/5/2019. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.
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Inserito il 15 Maggio 2019 alle ore 16:41 da Don Gianni Antoniazzi
In ogni ambiente di vita c’è chi spera di controllare la diffusione delle notizie. Al contrario questa parrocchia e la redazione di lettera aperta desiderano essere uno strumento per diffondere ogni opinione legittima.
La settimana scorsa, dopo aver stampato lettera aperta, la redazione ha scoperto altre lettere non ancora pubblicate. Il rammarico è stato unanime. Si sappia con certezza che in nessun modo lettera aperta vuol escludere pareri diversi dalla linea editoriale. Sarebbe di grande povertà per tutti se in queste pagine si trovasse una sola visione della vita e della fede. Il nostro territorio ha bisogno di idee vivaci e robuste. Ora, chi teme di dire quello che pensa alla fine rinuncia anche a pensare quello che non può dire.
Guai dunque esercitare una censura sciocca e miope. Certo: i testi vuoti, rabbiosi e anonimi non troveranno alcun sostegno nel nostro foglio, ma le voci, anche difformi, meritano di avere risonanza perché aiutano la crescita di tutti.
Il primo atto di un dittatore o di un insicuro è togliere la libertà di parola e di pensiero. Dispiace constatare che, soprattutto in passato, anche fra cristiani c’è stata questa scelta. I lettori però non sono persone vuote o sciocche: hanno intelligenza e discernimento per comporre la propria opinione. Guai, dunque, tarpare le ali alle opinioni altrui.
Spero che in futuro ci sia sempre spazio per il pensiero di tutti.
don Gianni
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Inserito il 12 Maggio 2019 alle ore 08:01 da Plinio Borghi
L’esigenza di sicurezza ci riguarda tutti e l’avvertiamo sin da bambini: guai se non ci fossero i genitori con le agenzie educative a garantire la nostra crescita e ai quali abbandonarci in tutta fiducia e tranquillità! Ne verrebbe gravemente compromesso il processo formativo e diverremmo privi di quell’autostima necessaria alla nostra stabilità. Da adulti l’ottica si allarga agli altri aspetti, dall’abitativo al sociale, dal lavorativo al politico e fino a coinvolgere anche la sfera psicologica. Ed è proprio questa a fornire i primi allarmi quando rasentiamo il pericolo e avvertiamo che la sicurezza vien meno. A differenza di quando eravamo piccoli, ora tocca a noi valutare la percezione dei fatti e metterli assieme per capire quando e come intervenire: non possiamo più fare i bambini e affidarci all’iniziativa altrui. Troppa litigiosità emerge dalla convivenza nelle e attorno alle nostre abitazioni e i ruoli dei tribunali che si allungano sempre più, per cause spesso banali, lo stanno a certificare. Non parliamo poi dell’ormai persa garanzia di poterci muovere in tutta sicurezza in ogni ora del giorno e, men che meno, della notte. Ancora. Troppe speculazioni rendono talvolta precaria la tranquillità sul lavoro e lo testimoniano gli incidenti ai quali quotidianamente assistiamo. Ne ha parlato anche il Papa, oltre ai rappresentanti delle forze sociali, proprio il primo maggio scorso. Se poi aggiungiamo la precarietà dei posti di lavoro e la difficoltà stessa di trovarlo, specie per i giovani, si completa un quadro poco edificante. Dovrebbe toglierci dalle peste la politica, ma da tempo è proprio questa che contribuisce ad incrementare le nostre insicurezze, specie quando ci vorrebbe ammansire con provvedimenti che il più delle volte finiscono per aumentare la tensione sociale. È chiaro che nella confusione crescente la mente tende poi ad ingigantire le preoccupazioni e a vedere storture anche dove non ci sono. La percezione di scarsa stabilità, a prescindere dai singoli punti di vista, è comunque generalizzata e destinata a espandersi sempre più. Guarda caso, a venirci in aiuto rimane sempre la sfera spirituale e religiosa, se non altro come punto di riferimento. Oggi la liturgia ci presenta una figura “distensiva”, quella del Buon Pastore che conosce le sue pecore, le quali conoscono Lui e si sentono tranquillizzate solo sentendo la sua voce. Che non sia il caso di assumerlo ad esempio per tradurlo pari pari in più di qualche settore della nostra vita civile?
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