Inserito il 30 Giugno 2019 alle ore 10:05 da Plinio Borghi
Attrezzarsi e dritti all’obiettivo! È tempo di ferie, per molti un’occasione di partenza per differenziati tipi di vacanza in cui mare, monti e viaggi prevalgono; per una buona parte la prova di maturità sta per terminare e per tutti serve darsi o rinverdire degli obiettivi verso i quali decisamente puntare. In ogni caso è opportuno attrezzarsi e qui le vignette su come ognuno si organizza si sprecano e vanno dal solito praticone che dice di volersi dotare del minimo indispensabile e poi dimentica mezze cose a casa all’arruffone che la porrebbe intera sopra la macchina. Per un viaggio si va da chi si prefigge un itinerario ben preciso e non sgarra d’un net, cascasse il mondo, a chi sostiene che basta partire e andare dove ti porta il cuore e poi va a finire che trascura l’essenziale. Non disquisiamo di mare e montagna, dove si nota gente attrezzata di tutto punto per dedicarsi alla pesca proficua, magari d’altura, o ad escursioni impegnative e poi si limitano.. all’esposizione dell’attrezzatura; di contro si affrontano alte quote in maglietta o si passeggia per il ghiacciaio con i tacchi a spillo (visti di persona). Le similitudini potrebbero continuare anche sui temi più importanti della vita, quando o si procede spesso a vista o ci si pone obiettivi ambiziosi ben sapendo che sono irraggiungibili. Non ci vuol molto a capire che occorre concretezza nelle scelte, non scevra da determinazione e accettazione dei rischi e qui si innesta la lezione che ci deriva direttamente dal vangelo di oggi, un Gesù che si dirige decisamente verso Gerusalemme, dove ben sapeva cosa lo aspettasse, e che fatica a trovare alloggio: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo”, esclama a un certo punto (ma questa è una rogna che si porta dietro fin dalla nascita). Tuttavia coinvolge nel suo andare gente disponibile a seguirlo, ma non subito: uno deve prima seppellire un morto, un altro sente il bisogno di andar a salutare madre e padre prima di stravolgere la sua vita. Due esempi tipici di attendismo, incertezza nelle scelte, che finiscono per offuscare l’obiettivo prescelto. Ecco allora che il Messia impartisce il fatidico insegnamento: “Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio”. Ancora una volta il Maestro trae spunto dalle cose semplici e ovvie. Ve lo vedete il contadino che invece di tirare avanti a testa bassa si gira per compiacersi del lavoro svolto? Quello non finisce più. O lo scalatore che invece di puntare alla cima guarda giù? Oltretutto rischia di cadere. Acquisiamo e facciamone tesoro.
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Inserito il 26 Giugno 2019 alle ore 18:05 da Redazione Carpinetum
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Inserito il 26 Giugno 2019 alle ore 18:02 da Don Gianni Antoniazzi
Durante l’estate molti di noi amano andare al mare che nella Bibbia è l’immagine della storia umana con le sue vicende alterne e i suoi pericoli. Per noi è segno poetico di libertà e il riflesso dell’infinito.
“Uomo libero, tu amerai sempre il mare, perché il mare è il tuo specchio e tu contempli la tua anima nello svolgersi infinito della sua ombra”, (Charles Baudelaire nella sua celebre poesia L’uomo e il mare). Anche per Giuseppe Ungaretti il mare è “voce di una grandezza libera”, una libertà vera, che non ha bisogno di imporsi con arroganza, ma sa scegliere il nascondimento. Richiama sempre la vita umana perché Dio ha creato l’uomo come il mare crea i continenti, ritirandosi (Friedrich Holderlin). Talvolta il mare è dialogo di silenzio e musica, colori e suoni. Racconta l’indicibile. Il mare è terapeutico: quando i pensieri sono ansiosi, inquieti e cattivi, il mare li annega coi suoi grandi suoni larghi imponendo un ritmo in ciò che è disorientato e confuso (Rainer Maria Rilke).
Una linea d’orizzonte che parla d’infinito con linguaggio comprensibile a tutti. È il luogo dove si incontra l’eternità, ovvero il mare unito al sole. Perché dunque ridurre il mare all’arenile rumoroso di una spiaggia colma di gente, in cerca di emozioni estetiche e di riposi sotto ombrelloni chiassosi con l’unica attenzione ad avere un’abbronzatura alla moda?
don Gianni
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Inserito il 19 Giugno 2019 alle ore 22:48 da Redazione Carpinetum
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Inserito il 19 Giugno 2019 alle ore 22:27 da Don Gianni Antoniazzi
Insieme a tre compagni di classe, sabato 22 viene ordinato uno dei nostri giovani. Ringraziamo il Signore! Domenica 23 alle ore 10:30 celebrerà la sua prima Messa qui a Carpenedo. Siamo invitati a partecipare
Gianpiero diventa prete ed è una festa che ci riguarda tutti.
Qualcuno immagina che ormai è giunta la prima generazione di gente atea. Certo, una crisi c’è, ma non è anzitutto sulla fede. La decadenza interessa i fatti umani, nel loro insieme: si fatica a prendere decisioni, a compromettersi in modo definitivo, a stringere rapporti pazienti e di fiducia completa.
L’ordinazione sacerdotale di Gianpiero dice però che anche in questo momento storico esistono segnali incoraggianti e giovani capaci di affrontare con coraggio l’avvenire. Per questo è prezioso sostenere questo nostro amico con tutto l’entusiasmo e la gioia di cui siamo capaci.
Invito chi legge a partecipare all’ordinazione sacerdotale. Sabato 22 andremo a Venezia. Prendiamo il tram alla fermata del Germoglio alle ore 8:17 e ci troviamo a San Marco alle 9:30. In Basilica speriamo di occupare uno spazio riservato così da essere accanto a Gianpiero come comunità e non solo come singoli.
Il giorno dopo, domenica 23, alle 10:30, ci sarà la sua prima Messa qui da noi. Domando a chi legge di non mancare.
don Gianni
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Inserito il 16 Giugno 2019 alle ore 08:00 da Plinio Borghi
Il mistero è svelato! Ho scoperto che cos’è la Trinità. Chissà quanti ci hanno provato, da fior fior di teologi a manipoli di scettici! I primi elaborando le più disparate teorie e finendo per incrementare ancor più l’alone di un mistero a dir loro impenetrabile, se non con gli occhi della fede; i secondi riducendola a fotocopia di altre realtà politeiste, come ad esempio l’induismo, glissando sul fatto che nessuna di queste riconduce i vari dei a un’unica Entità. Anzi, si scordano che in queste religioni i vari protagonisti hanno ruoli e compiti diversi, spesso in contrasto fra di loro, fino al punto di farsi concorrenza o combattersi a vicenda. Nel nostro caso, invece, vigono un’armonia e un’unicità d’intenti invidiabile, pur se ogni Persona è identificata in modo distinto dalle altre, con funzioni che non si possono contrapporre, poiché, insieme, costituiscono un unico Dio. Semplice? No, detta così mica tanto, sennò che ci starebbero a fare tutti quei soloni a elucubrare teorie e approfondimenti? Nel vangelo di oggi anche Gesù ammette che avrebbe ancora tante cose da dire agli apostoli, ma che non sarebbero stati in grado di portarne il peso. Tuttavia, apre uno spiraglio di prospettiva: lo Spirito di verità provvederà a trasferirle e ad introdurli verso la verità intera. Domenica scorsa questo abbiamo celebrato e rivissuto e oggi finalmente uno dei più grandi misteri è svelato: la Trinità è una fonte, o meglio, la Fonte di ciò che di più grande possa muovere il mondo e cioè dell’Amore. Tutto ciò che esiste discende da un atto d’amore, a cominciare da Dio stesso, che per amore si esprime nel fenomeno trinitario e a finire con tutta la creazione e il suo futuro epilogo. In mezzo ci sta quel popò di progetto di salvezza ideato dal Padre, realizzato dal Figlio e del quale lo Spirito Santo è portatore. Da notare che il nostro Maestro specifica che lo Spirito non parlerà di sé, ma “prenderà del mio e ve lo annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio…”: mirabile armonia, come dicevo. La realtà umana che si avvicina di più a questo concetto è proprio la famiglia: due persone che diventano una sola carne, pur mantenendo distinte le proprie caratteristiche, e, per effetto dell’amore, generano tutto il resto, in primis i figli. “Beh – dice – hai scoperto l’acqua calda? Si sapeva già che la Trinità era la Fonte dell’Amore”. Può darsi, ma io è da una vita che, anno dopo anno, affronto questa ricerca e per me ogni volta è una scoperta sorprendente.
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Inserito il 14 Giugno 2019 alle ore 21:29 da Redazione Carpinetum
Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 16/6/2019. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.
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Inserito il 14 Giugno 2019 alle ore 20:51 da Redazione Carpinetum
Chi lo desidera può consultare anche online tutte le informazioni, compreso il programma, dell’edizione 2019 della Sagra di Carpenedo.
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Inserito il 14 Giugno 2019 alle ore 20:49 da Don Gianni Antoniazzi
Da mercoledì 19 a lunedì 24 giugno ci sarà la sagra in parrocchia. Invitiamo a partecipare i parrocchiani e i cittadini con amici e parenti. È una bella occasione per ritrovarsi e conoscersi: vi aspettiamo numerosi
Il calendario dei prossimi giorni ci offre due appuntamenti ugualmente preziosi, anche se di natura diversa. Mercoledì 19 giugno inizierà la sagra e sabato 22 giugno è in programma l’ordinazione sacerdotale di don Gianpiero Giromella, che celebrerà qui la sua prima Messa il giorno dopo, domenica 23, alle 10:30.
Qui è necessario spendere due righe sul primo appuntamento, mentre è meglio lasciare spazio al secondo la settimana prossima.
La sagra, vista solo come occasione per mangiare e giocare, sarebbe un appuntamento senza grande valore. Ci sono ben altre situazioni in cui lo si può fare anche con più divertimento. L’obiettivo della sagra non sta nel livello culinario o ludico. C’è ben di più: la speranza di riuscire a costruire fra noi quei legami umani che possono sostenere un territorio, renderlo più vivo e familiare, a rinsaldare i nostri vincoli di fraternità.
La sagra diventa un’occasione quasi sacra. Chi fa da mangiare non sta cucinando della carne, ma sta servendo al bene del territorio e sta edificando per il Signore una comunità ricca. Chi organizza giochi o manifestazioni non fa il giullare per i piccoli e i giovani, ma cerca di insegnare che la letizia è la carta vincente per condurre il grande gioco della vita.
Grazie, dunque, ai volontari che tanto fanno per Carpenedo. Grazie a chi verrà alla sagra. Grazie a chi porta gente e ci sostiene anche con un’offerta, che sarà devoluta per le spese del patronato.
L’appuntamento è per tutte le sere a partire dalle 18.30. Portate pazienza per eventuali intoppi: sono cambiati tutti gli spazi e ci vorrà un tempo di rodaggio per ingranare al meglio.
don Gianni
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Inserito il 9 Giugno 2019 alle ore 10:00 da Plinio Borghi
“Sacrum septenarium” non è qualcosa di misterioso o di esoterico: sono le parole in latino incluse nella sequenza che ancor oggi recitiamo, in italiano, nella Messa di Pentecoste e che indicano nel complesso i sette doni di cui è portatore lo Spirito Santo. È da quando eravamo bimbi che ce li sentiamo ripetere col catechismo e che in buona sostanza sono a fondamento di una corretta formazione della persona e pure della società stessa: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timor di Dio. A ben osservarli, fatta eccezione per l’ultimo, andrebbero bene in qualsiasi situazione, riguardi essa un credente ovvero un non credente, una società cristiana ovvero impostata su una religione diversa o financo materialista. Sostenere che uno solo di questi possa essere nocivo o solamente insignificante per dare completezza alla crescita dell’uomo sarebbe una menzogna bella e buona e detta con la consapevolezza che tale si configurerebbe. Di più. Pensare che anche l’assenza di uno solo di essi non inciderebbe negativamente è pure mistificante. Ora, se li applichiamo a ogni ruolo, di studio o di lavoro, di governo o esecutivo, di dirigenza o subalterno, di genitore o di figlio, di laico o religioso e poi li eleviamo all’ennesima potenza, a seconda delle capacità di ciascuno, quali splendide persone e quali armoniose società otterremmo! Purtroppo l’umana fragilità rende imperfette tutte le cose, al punto da non coltivarle adeguatamente o addirittura da inaridirle e qui subentra l’azione efficace dello Spirito Santo, che tutti abbiamo ricevuto al momento della nostra creazione, che ne siamo o meno convinti. Egli aiuta nella comprensione e nel discernimento, senza invasione o costrizione, nel pieno rispetto della libertà dell’uomo. Per questo il suo intervento va sollecitato e invocato e prende forma attraverso i Sacramenti. Per questo il “timor di Dio”, che è sinonimo di “fede”, diventa il dono vero e proprio che eleva tutti gli altri, li aggancia, li motiva e li proietta nella comunione con Dio stesso, quindi timore non nel senso di paura, bensì di amore e rispetto del Creatore, del quale siamo frutto. Ne deriva un compito molto importante per gli educatori cattolici: trasmettere questi principi di fede e tenerli vivi nelle generazioni che avanzano, dando costantemente l’esempio di come vanno vissuti, senza tradirli. Non è responsabilità da poco e oggi è l’occasione per invocare lo Spirito, affinché ci aiuti a mantenere la giusta tensione.
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