Il blog di Carpenedo

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La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Elezioni

Inserito il 23 Settembre 2022 alle ore 08:31 da Don Gianni Antoniazzi

Ricordo che in questa domenica, 25 settembre, siamo chiamati a votare. Si sappia che noi cristiani abbiamo la responsabilità di essere costruttivi. Non deleghiamo il voto. Andiamo ai seggi ed esprimiamo il nostro punto di vista. Chi si astiene fa una scelta equivoca.

don Gianni

Lettera aperta del 25 settembre 2022

Inserito il 21 Settembre 2022 alle ore 20:30 da Redazione Carpinetum

Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 25/9/2022. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

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Ricordiamo che in coda al foglio vengono pubblicate le pagine dedicate alla parrocchia della Santissima Trinità di via Terraglio 74/C (Mestre – VE) guidata da mons. Fabio Longoni.

La preghiera ha bisogno di passione

Inserito il 21 Settembre 2022 alle ore 19:57 da Don Gianni Antoniazzi

Abbiamo cominciato l’anno pastorale invitando alla Messa le famiglie e i più giovani. Siamo felici per la presenza di tanti. Chi ha talenti per animare la Messa venga e la renda più degna del Vangelo.

Il Vangelo mette in bocca a Gesù queste parole: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!” (Mt 11,16-19). Gesù prende atto che la sua generazione non si è lasciata coinvolgere. È venuto Giovanni il Battista con una vita austera e la gente non si è convertita. È venuto Gesù con la proposta pasquale e molti sono rimasti a guardare.

La fede non è un fatto da spettatori che prima vogliono osservare e poi decidono. La fede chiede affetto e passione fin dall’inizio. Sono principi che valgono anche per la preghiera della Messa e in modo del tutto particolare per le celebrazioni frequentate dai più giovani. È importante che vedano adulti appassionati e appassionanti che sanno chi sono e perché ci sono.

Qui penso ai nostri amici di seconda media che da domenica scorsa hanno cominciato a partecipare alla S. Messa delle 12:00. Erano abituati alle 9:30 dove si canta con gioia. Per carità: hanno trovato una Messa piena di gente per la presenza di sei battesimi. Ma i giovani erano ancora latitanti. Il risultato è stato di una celebrazione piatta sul versante del canto, con la bandiera dell’organo sostenuta da Giovanni e poco altro ancora.

È necessario che molte persone, a vario titolo, diano una mano a creare un clima coinvolgente. Certo: bisogna ringraziare chi tiene sempre alta la partecipazione e in ogni momento dell’anno assicura la presenza. Siamo però al 6 meno meno, distanti da una vita di fede che mostra una comunità credibile.

don Gianni

Chapeau alla scaltrezza!

Inserito il 18 Settembre 2022 alle ore 10:04 da Plinio Borghi

Chapeau alla scaltrezza! Ovviamente a quella vera, quella che ti agevola a muoverti con destrezza nelle difficoltà della vita. Non è però da tutti e non a tutti è data in pari misura. E qui già sorge il primo inghippo, insito nel tendenziale rapporto di antagonismo presente in ciascuno di noi. La tentazione di usarla in forma distorta, solo per cavarsela meglio dell’altro (o detta più volgarmente per fregarlo) è in agguato. Il secondo risvolto diventa facilmente la disonestà, come quella dell’amministratore descritto nel vangelo di oggi, o, atteggiamento ancor più sopraffino, l’approfittarne per trarre indebiti vantaggi. È quello cui assistiamo anche attualmente con il problema energetico: molti sono presi per il collo a causa dell’eccessiva lievitazione delle bollette e sono costretti ad aumentare i prezzi e altri, pur non subendo danno alcuno, innescano sistemi speculativi, magari soft, per rastrellare guadagni maggiorati. Non è ovviamente questo l’uso consentito della scaltrezza, che in tal modo è ridotta a mera furbizia di bassa lega. Va da sé che in una società equilibrata tutte le nostre doti dovrebbero essere coltivate e rivolte al bene comune, per aiutare chi ne è meno provvisto, non per danneggiarlo; azione che poi alla fine si ritorce a nostro discapito. Gesù, nella pericope in esame, sembra citare a esempio il disonesto, ma in effetti sollecita i figli della luce a usarne il metodo per guadagnare punti per la vita eterna e perciò a non comportarsi con il Padre con la stessa ambiguità che propendiamo a usare fra noi. Infatti, finisce con il noto monito: non possiamo impunemente servire a due padroni e nella fattispecie Dio e la ricchezza. Lasciamo perdere chi addirittura usa il Primo in funzione della seconda, perché saremmo al massimo dell’autolesionismo, ma curiamo invece l’inverso, e cioè mettiamo in moto tutte le risorse in funzione del bene più duraturo, senza falsi intendimenti. Qui lasciatemi lanciare uno strale non tanto nei confronti dello scaltro o del furbo, quanto verso chi crede di esserlo, categoria molto diffusa e fastidiosa e, per me, la peggior genìa in circolazione: sei già povero di tuo, potresti stare tranquillo o metterti sulla scia di chi ti potrebbe aiutare e invece vai a inventarti quello che non sei, con la conseguenza di essere sempre sgamato. Purtroppo quella di credersi furbi è una presenza a tutti i livelli sociali. Se poi uno ci si mette anche con Dio… meglio una preventiva macina al collo.

Lettera aperta del 18 settembre 2022

Inserito il 14 Settembre 2022 alle ore 18:26 da Redazione Carpinetum

Abbiamo inserito nel sito lettera aperta del 18/9/2022. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

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Perché (r)esiste ancora una regina?

Inserito il 14 Settembre 2022 alle ore 18:16 da Don Gianni Antoniazzi

La morte di Elisabetta ha provocato reazioni in Inghilterra e nel mondo intero. La notizia ha monopolizzato l’attenzione su tutti i media e sui social ovunque. Alcuni, però, si interrogano sul senso della monarchia.

Mentre i media e i social invadono i nostri spazi con le notizie sulla morte della regina Elisabetta II, i più giovani si interrogano sul senso della monarchia. In particolare, due ragazzi delle medie mi hanno chiesto la ragione di un governo condotto da un monarca. Si tratta di un argomento complesso.

Pensate che in Europa le monarchie sono ancora 12, e cioè: 7 “regni” (Danimarca, Norvegia, Svezia, Regno Unito, Spagna, Paesi Bassi e Belgio), 3 “principati” (Andorra, Liechtenstein e Monaco), e un “granducato”, il Lussemburgo. Pardon: ci sarebbe anche lo Stato del Vaticano, retto secondo criteri analoghi dal papa.

Perché però tanto legame con la regina d’Inghilterra mentre, per esempio, in Italia la questione monarchica è da tempo archiviata? Le ragioni sono molteplici e basta sfogliare Internet per capire. Qui bisogna sottolineare un fatto che qualcuno giudicherà marginale: durante la seconda guerra mondiale i regnanti d’Inghilterra sono rimasti al loro posto, incoraggiando sempre il popolo. Al rovescio, in Italia i monarchi han cercato la propria sicurezza.

Ecco: chi resta vicino anche nella “cattiva sorte” e aiuta le persone in difficoltà raccoglie affetto e riconoscenza. Gli altri (anche i partiti democratici) solo solitudine.

don Gianni

Godere di quel che si ha

Inserito il 11 Settembre 2022 alle ore 09:57 da Plinio Borghi

Godere di quel che si ha. Aggiungerei anche “godere di quel che si è”. Forse l’ho già raccontata, ma una volta, assistendo la Commissione di Assistenza della municipalità presso cui prestavo servizio, il discorso è scivolato sui vari aspetti di garanzia e di tutela in atto. Ne è uscito un elenco di massima che andava dai profughi dalmati e istriani a quelli libici, dagli ex combattenti e reduci agli ex tossicodipendenti, dagli ex carcerati agli ex deportati, dalle ragazze madri alle ex prostitute e così via. Al che un giovane componente, che si arrabattava con i suoi normali problemi di studio e di lavoro, se ne uscì sullo stizzito dicendo: “Qui per sfangarla bisogna essere un ex di qualcosa di negativo!”. Di primo acchito veniva spontaneo dargli ragione: troppe attenzioni sembrano rivolte a chi viene “recuperato”, addirittura con benefici che non si limitano ai diretti interessati, ma vengono pure ereditati dai posteri, mentre chi ha sempre vissuto nella correttezza e nella normalità incontra spesso porte sbattute in faccia. Ragionando così saremmo anche noi uomini “dalla dura cervice” co-me il popolo di Israele descritto nella prima lettura di oggi o come il fratello maggiore del Figliol prodigo raccontato dal vangelo. Inutile dire che Gesù s’infila decisamente contro corrente, affrontando le critiche dei farisei che borbottavano per le sue frequentazioni poco raccomandabili. Le similitudini della pecorella smarrita e della dramma perduta e infine la parabola del Padre misericordioso gli consentono di affermare chiaro e tondo che si farà più festa in Paradiso per un peccatore convertito che per tutti i giusti che non hanno bisogno di conversione. Il nostro Maestro vuol sottolineare il fatto che il solo aver avuto parte nel bene, mentre altri sono stati nel dolore e nella tribolazione, è già oltremodo gratificante, come lo è essere sempre stati fra gli eletti, a differenza di chi ha subito a lungo la sorte del diseredato e dell’emarginato. Anche la Chiesa mette tanto in risalto le grandi conversioni, come quella di San Paolo o di Sant’Agostino, proprio perché è il rientro all’ovile, il ritorno alla casa del Padre, che da valore a chi non se n’è mai allontanato. Rammaricarsene vuol dire non aver capito quanto invece sia bello aver sempre goduto di quel che si ha e di quel che si è. Tuttavia, mettiamo anche in conto la nostra fragilità umana: chi più e chi meno siamo tutti bisognosi della misericordia divina. Scandalizzarsi per chi ne ha ottenuto di più non serve.

Lettera aperta dell’11 settembre 2022

Inserito il 7 Settembre 2022 alle ore 20:32 da Redazione Carpinetum

Abbiamo inserito nel sito lettera aperta dell’11/9/2022. Aspettiamo i vostri commenti in email o direttamente sul blog.

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Luciani beato, purché resti uomo

Inserito il 7 Settembre 2022 alle ore 20:05 da Don Gianni Antoniazzi

Domenica 4 papa Luciani è stato proclamato beato. Una grazia per la comunità cristiana, per la nostra diocesi, dov’è stato patriarca, e per Canale d’Agordo, paese natale, dove molti si recano in pellegrinaggio.

Ho conosciuto di persona Luciani, quando, nel 1977, è venuto a celebrare Messa a Paluda, la frazione di Eraclea vicino a casa. In quell’occasione ho fatto il chierichetto. Mia madre mi aveva parlato di Lui con ammirazione perché, da vescovo di Vittorio Veneto, andava regolarmente a salutare i malati negli ospedali e aveva portato conforto a mio nonno, ricoverato per leucemia.

Nel 1978, entrato in seminario, Luciani era appena diventato papa. Aveva scritto una lettera a noi per l’inizio dell’anno e s’era ricordato di salutare per nome la signora delle pulizie: Maria.

A distanza di otto anni dalla sua morte ho accompagnato mia madre a salutare il fratello a Canale D’Agordo. Fu un incontro semplice. La settimana scorsa ci siamo tornati in pellegrinaggio col campo chierichetti.

Dunque: la mia attenzione per Luciani non si discute. Va fatta però una considerazione. Al museo di Luciani ho visto i video: una dolcissima e mielosa esaltazione della persona. Per la Sua beatificazione i media hanno parlato soltanto dei fatti positivi. La fede, però, annuncia che Cristo è venuto a salvare i fragili, non quelli che presumono di essere giusti.

Luciani fu anche uomo e fragile. Da Vescovo ha avuto difficoltà con la parrocchia di Montaner, diventata allora in parte ortodossa. Da Patriarca affrontò gli anni della contestazione e, per esempio, ci fu lo scontro con la Fuci e con altre realtà della diocesi…

Ecco: nessuno ha parlato delle difficoltà nella vita di Luciani. Eppure ci farebbe un gran bene sapere che non si è beati per la perfezione della nostra bravura ma perché abbiamo accolto la Grazia di Cristo. E molti saprebbero di non disperare quando la vita non corrisponde alle attese: il Vangelo è bella notizia proprio per chi è fragile.

don Gianni

La sapienza del cuore

Inserito il 4 Settembre 2022 alle ore 09:45 da Plinio Borghi

La sapienza del cuore è il motivo conduttore della liturgia di oggi e si contrappone tout court alla nostra pretesa di regolare il comportamento traendo spunto da altri criteri apparentemente più efficaci. Nove su dieci prevalgono gli aspetti economici, il tornaconto personale prima di quello collettivo, di conseguenza il proprio primato rispetto a quello altrui. Per noi credenti la sapienza ha un’origine ben precisa e discende direttamente dallo Spirito di Dio, l’unico che può aprirci la mente e sgombrare il nostro cervello dall’argilla che lo opprime e gli impedisce di capire cosa vuole il Signore. La prima lettura riassume tutto questo e San Paolo nella seconda, di rincalzo, ci sollecita a guardare il fratello con occhio diverso, approfittando del dialogo con Filèmone, al quale aveva inviato il proprio servitore con la raccomandazione a non vederlo più come schiavo, bensì come fratello nel Signore. La bordata più diretta, come sempre, ci arriva tuttavia dal vangelo, dove il Maestro sbrigativamente incita all’”odio” per tutto ciò che ci invischia: se lo vogliamo seguire come si deve, non possono esistere reticenze nemmeno per i propri cari, perché sono alternativi all’attenzione per quella croce che ci invita a prendere sulle nostre spalle. Egli stesso ce ne dà un esempio nella famosa occasione in cui, durante una predicazione, lo vengono a chiamare perché sua madre e i suoi fratelli chiedono di lui. Sembra un gesto d’ingratitudine che rasenta la maleducazione, quando risponde che sua madre e suoi fratelli sono soltanto quelli che seguono la sua parola e la mettono in pratica, ma è in sintonia col messaggio di oggi. E non crediamo che tutto ciò appartenga solo alla sfera mistico-religiosa: leggiamoci il resto della pericope odierna e vi troveremo suggerimenti pertinenti anche alla vita di tutti i giorni. In termini correnti li definiremmo frutto di puro buon senso, sebbene nella realtà il nostro orgoglio e la nostra supponenza ci trascinerebbero in ben altre direzioni rispetto a quelle esemplificate da Gesù. Basta guardarsi attorno per vedere tante opere incompiute, anche storiche, e quanti conflitti, comunque inutili, hanno avuto epiloghi tragici, evitabili appunto solo con un po’ di buon senso ovvero con la sapienza del cuore. Ecco perché il Salvatore è perentorio nel pretendere una scelta di campo: ogni tentennamento indebolisce l’orientamento. Recitiamo allora con convinzione il Salmo Responsoriale: “Donaci, o Dio, la sapienza del cuore”.

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