Inserito il 29 Dicembre 2013 alle ore 12:54 da Plinio Borghi
Una particolare suggestione caratterizza la festa della Santa Famiglia quest’anno: Papa Francesco ha voluto un Sinodo proprio per affrontare a largo spettro la problematica che investe la famiglia, fondamento di ogni società e comunità, in tutto il mondo e sotto qualsiasi fede o regime. La Chiesa cammina al passo con i tempi e poiché la crisi di valori che sta imperversando investe in primis proprio le basi sulle quali poggiano i rapporti, occorre porvi rimedio e fissare i paletti di riferimento, pena l’abbandonarsi alla mercé delle mode e dei venti che tirano. E siccome il sinodo è per antonomasia un’assemblea, dove si assumono insieme decisioni e orientamenti, questa volta il Pontefice ha voluto allargare la partecipazione a tutti i fedeli, per tastarne il polso e verificarne gli orientamenti. L’ha fatto attraverso un questionario inviato a tutte le parrocchie. Chi ha avuto la pazienza di leggerne almeno le domande si è reso conto che nessun aspetto è stato trascurato, dai rapporti all’interno della famiglia alle coppie divorziate e risposate, dai sacramenti e la trasmissione della fede alla difficoltà di vivere gli affetti malgrado devianze e spinte contrarie, dai nuclei etero a quelli omosessuali, con particolare riferimento ai figli adottati da quest’ultime, dalla capacità di vivere l’attesa al ricorso alla convivenza tout court, e così via. La Santa Famiglia, che la liturgia di oggi ci propone, non ha nulla di astratto e si cala ancora nella nostra realtà. Pure la famiglia di Gesù non è esente da problematiche piuttosto pesanti e sappiamo bene perché, né ha eluso complicazioni sociali: la fuga in Egitto raccontata dal brano del vangelo odierno non è che un esempio fra i tanti. Ma detta famiglia è detta santa non solo per la presenza di Gesù, ma per aver saputo intuire e seguire il progetto di Dio, anche contro le leggi ebraiche e le convenienze di allora. Il messaggio è che, al di là di tutti gli ostacoli, si metta davanti il disegno e la volontà di Dio e così anche la nostra sarà una santa famiglia. E siccome tutte le famiglie ruotano attorno al ruolo della donna, moglie e madre, invochiamo Maria, che festeggiamo il primo dell’anno come Santissima Madre di Dio, perché vegli su di noi, ci aiuti a compiere le scelte giuste, protegga i nostri vacillanti sentimenti e ci riservi un 2014 ricco di risorse e di pace. BUON ANNO A TUTTI.
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Inserito il 24 Dicembre 2013 alle ore 20:00 da Don Gianni Antoniazzi
Con le parole di un padre della chiesa (IV secolo) il parroco, il diacono, le suore di clausura, il consiglio pastorale e i collaboratori augurano Buon Natale.
È la notte della riconciliazione: scacciamo da noi turbamento e tenebra!
In questa notte che a tutto dà pace non ci sia in noi paura o agitazione!
È la notte del Mite: scacciamo da noi ogni amarezza e asprezza!
È la notte dell’Umile: non ci sia in noi orgoglio o superbia! (Efrem il Siro)
Viviamo tempi di rabbia. Con la nascita del Figlio di Dio è pace fatta fra il Padre e l’umanità. Spariscano dai nostri cuori l’angoscia e l’agitazione che continuamente ci mettono alla prova. Gesù è il mite che cambia la storia con la dolcezza dell’amore. Spariscano dal nostro animo l’aggressività e la violenza. In un mondo che rincorre la carriera noi festeggiamo l’Umile che mette al centro i fratelli, che ha versato ogni ricchezza nella storia di questo povero mondo perché noi imparassimo a condividere i nostri beni con chi è nella necessità.
Lui che è Dio si fa uomo perché noi passata la gestazione di questo tempo presente, nascessimo ad immagine sua nel giorno senza tramonto. Questo augurio ci dia sollievo e porti nelle nostre case la grazia del Natale.
don Gianni
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Inserito il 24 Dicembre 2013 alle ore 19:03 da Redazione Carpinetum
Pubblicata anche online lettera aperta del 29/12/2013. Come sempre aspettiamo i vostri commenti!
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Inserito il 23 Dicembre 2013 alle ore 08:01 da Redazione Carpinetum
Nel tempo del Natale fioccano le telefonate di chi chiede l’orario della Santa Messa. Speriamo di scrivere con ordine e chiarezza in modo da ridurre le richieste della gente.
Dunque: il 24 dicembre, martedì, ci sarà la messa delle 18.30 con le letture della Vigilia del Natale. Questa celebrazione, pur anticipando la gioia della nascita, è valida per assolvere il precetto a quanti lavorassero durante giorno di Natale.
C’è poi la solenne celebrazione della messa di Mezzanotte. Molti chiedono a che ora. So che non si scrive così, ma per intenderci è alle 24.00 esatte. E dal momento che tanti vengono in anticipo, si sappia che un gruppo di persone generose ha preparato preghiere e canti per introdurci alla celebrazione. È un momento al quale non sarebbe male unirsi.
Il giorno di Natale le Sante messe avranno il consueto orario festivo: 8.00; 9.00; (10.00 in monastero); 10.30; 12.00 e 18.30.
Il giorno successivo invece c’è la memoria di Santo Stefano, primo martire. In passato molta gente amava unirsi alla preghiera anche in questa giornata che tuttavia non è di precetto. Ci sarà la S. Messa alle 8.30 nel monastero, alle 10.00 e 18.30 in chiesa. Chi è a Carpenedo cerchi di unirsi anche in questo giorno.
Le messe di sabato 28 e domenica 29, Santa Famiglia, avranno il consueto orario.
C’è invece da sottolineare che martedì 31 dicembre, ultimo del-l’anno, vi sarà la solenne messa di ringraziamento alle 18.30 col canto del Te Deum. Si tratta di una celebrazione alla quale sempre più persone si uniscono per una preghiera intensa con spirito di ringraziamento.
Il primo dell’anno le Messe avranno il consueto orario festivo che manteniamo perché nessuno faccia confusione.
C’è però da dire che il mattino l’affluenza non è molto alta, mentre invece quasi esplode la celebrazione delle 18.30. In quella liturgia, con solennità, metteremo nelle mani del Signore il nuovo anno e canteremo il Veni Creator.
Per le Messe successive scriveremo più avanti su Lettera Aperta.
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Inserito il 22 Dicembre 2013 alle ore 13:04 da Plinio Borghi
Ci mancavano, i “Forconi”. Nemmeno il tempo di decantare le kermesse precedenti, che il 9 dicembre parte questo movimento non meglio definito e che “allieterà” il rimanente periodo natalizio. Mi si perdoni la diffidenza, ma l’accozzaglia di problemi e rivendicazioni presenti in questa “nuova” compagine mi richiama alla mente ricordi di “maggioranze silenziose” e di movimento “dell’uomo qualunque” di vecchia data. Il fatto poi che abbiano riscosso le immediate simpatie, magari strumentali, di qualche Beppe Grillo di turno, affiancato da un Berlusconi nuova versione e dalla Lega, con sporadiche infiltrazioni di gruppi di estrema destra, mentre brillano per la loro assenza i facinorosi classici come i No global e i Black-block, m’istilla il dubbio sulla genuinità di queste esplosioni di protesta “a tempo”. In tale frastuono, riusciremo ad accorgerci del rinnovato connubio tra cielo e terra, mentre questa si apre ad accogliere il Giusto, come recitiamo nell’Antifona d’ingresso della quarta domenica d’Avvento? Avremo la concentrazione sufficiente per contemplare il mistero della nascita di Gesù, per renderci conto che l’Emmanuele, il Dio con noi, è già qui? Beh, non facciamoci venire paturnie per niente. Già ai loro tempi Maria e Giuseppe avevano le loro gatte da pelare e ci si sono messi anche i Romani col censimento a complicare la situazione. Insomma l’ingresso in questo mondo del Salvatore non è avvenuto nelle condizioni migliori, anzi, con tutto il bailamme che c’era, si sono ridotti a far luogo all’evento in un recondito quanto raffazzonato ambiente che qualsiasi ULSS non avrebbe esitato a stigmatizzare. Eppure nulla è passato inosservato. Ci hanno pensato gli Angeli ad avvertire i pastori, la stella cometa a condurvi i Magi e lo stesso Erode a compiere una strage d’innocenti per togliere di mezzo questo bambino scomodo. Se oggi Gesù accetterà di nascere in un mondo pervaso da guerre inutili, tra popoli che si odiano, tra gente che protesta e altra indifferente non ci sarà nulla di sconvolgente. Speriamo solo che ancora una volta gli Angeli facciano il loro dovere e lo annuncino a tutti, suscitando la fede necessaria e reclamando la PACE a tutti gli uomini di buona volontà. BUON NATALE!
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Inserito il 22 Dicembre 2013 alle ore 08:00 da Don Gianni Antoniazzi
La nascita di un bambino porta sempre cambiamenti. Il Natale è un’occasione sprecata se nella vita restano noia, stress, stanchezza, monotonia. Viviamo questi giorni con la voglia di rinnovarci.
Tutto cambia: il corpo, le opinioni, gli obiettivi, gli hobby, le amicizie, l’abitazione, il lavoro. Non è detto che si vada in peggio. Anzi. Spesso si migliora.
C’è il rischio però che il nostro temperamento resti sempre intonato al grigiore.
Peggio: gli esperti dicono che proprio in occasione delle “feste natalizie” c’è un incremento del 20% di fatica e tristezza, di stress e noia. Ci si lascia prendere dalla preoccupazione dei regali, dagli appuntamenti e dal pesante carico di obblighi e doveri legati ai giorni solenni.
Se però ci si intristisce significa che non si comprende la proposta cristiana. Si resta in superficie, legati ad un mondo di suoni, colori, musiche e ritualità vuote. Al rovescio: la fede ci assicura che Dio ci visita con la sua grazia, e rimane vicino a noi in ogni circostanza. Anche se saremo messi alla prova sappiamo di sperare in colui che risolleva dopo la morte.
Non è importante se dopo le feste, il mondo esterno ritorna al suo ritmo usuale. Sarà invece fondamentale essere riusciti a cambiare un poco noi stessi, sostenuti da una convinzione che illumina le nostre speranze e dona nuova energia al nostro entusiasmo.
Il mondo intorno a noi ha bisogno di questo cambiamento. Le innovazioni sociali, le novità politiche, le evoluzioni anche nel lavoro verranno di conseguenza.
don Gianni
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Inserito il 21 Dicembre 2013 alle ore 00:16 da Redazione Carpinetum
Pubblicata anche online lettera aperta del 22/12/2013. Come sempre aspettiamo i vostri commenti!
Pubblicato inoltre un nuovo numero della Gazzetta dei Carpini con le immagini della festa di Natale del Germoglio in chiesa.
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Inserito il 15 Dicembre 2013 alle ore 12:44 da Plinio Borghi
Il Porcellum è stato ucciso. Era pure la stagione giusta per farlo, anche se l’unico a guadagnarci qualcosa per il momento è stato solo il Governo. Dicono che il bello del maiale è che non si butta via mai niente. Del nostro Porcellum invece sembra sia destino che rimanga ben poco. Ma se era così repellente per tutti, perché non l’hanno liquidato prima ed hanno subito l’onta che a farlo, prima volta nella storia per una legge elettorale, fossero i Giudici? E’ la medesima domanda che mi sono sempre posto nel passato per i Codici Civile e Penale, introdotti dal tanto vituperato Mussolini e con fatica, lentamente e mai del tutto modificati (mi ricordo le lotte sindacali e l’applicazione del famigerato Codice Rocco!!). La risposta è sempre quella: le porcate sono tali se ad usarle sono gli altri, ma quando tocca a noi fanno comodo. Quando una cosa nessuno la voleva eppure stava in piedi, i nostri padri latini solevano chiedersi: “Cui prodest?”, a chi porta vantaggio? A ciascuno la risposta, anche se la domanda in questo caso sembra abbastanza retorica. Oggi il Vangelo racconta di alcuni discepoli che Giovanni, incarcerato, manda a Gesù per chiedergli: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”. Il Maestro non risponde in forma diretta, ma si limita ad invitarli a riferire a Giovanni ciò che hanno visto: ciechi che acquistano la vista, storpi che camminano, lebbrosi guariti, sordi che odono, morti che risuscitano, la lieta novella annunciata ai poveri. Da queste opere, dai fatti concreti e preconizzati dai profeti si deduca la statura, la consistenza e l’identità di chi li compie, che non può che essere l’Unto da Dio. Torniamo allora per un attimo al discorso iniziale: se chi ci rappresenta opera in senso contrario a quello che afferma e quindi non tanto nell’interesse del Paese bensì del suo potere e le opere che compie o non compie lo stanno a dimostrare, può egli continuare a spacciarsi per nostro rappresentante, per l’unto dal popolo? Altra domanda retorica, che però stavolta implica almeno una preghiera, anzi una supplica, oltremodo consona al periodo che stiamo attraversando: l’attesa di Colui che deve venire. Ce la offre il salmo responsoriale di oggi: “Signore, vieni a salvarci!”
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Inserito il 15 Dicembre 2013 alle ore 08:01 da Don Gianni Antoniazzi
Il giovane Mandela fu un uomo di lotta, anche organizzata e violenta, contro le ingiustizie, il razzismo, la fame e l’apartheid. L’esperienza lo rese campione di pace e riconciliazione.
Per liberare i neri del Sudafrica Mandela provò la strada della lotta: nel 1961 fondò insieme ad altri un’ala armata di resistenza, elaborò piani di guerriglia e dispose addestramenti paramilitari. «Unitevi! Lottate! Tra l’incudine delle azioni di massa e il martello della lotta armata dobbiamo annientare l’apartheid!», scriveva lui stesso nel manifesto del 1980. Ma l’esperienza del carcere – più di 25 anni – lo maturò parecchio. Giulia Cerqueti, giornalista fra i pochi bianchi presenti quando Mandela uscì di galera, scrisse: “Si capiva che era diverso dagli altri leader africani, talora discutibili. Dopo gli anni di carcere, Mandela sembrava un attore bellissimo. Nei suoi occhi non c’era vendetta o rassegnazione. Era uno sguardo determinato, sereno, di chi è all’altezza della situazione». La sua forza è stata la capacità di rialzarsi dopo le sconfitte e riconciliarsi coi “nemici”. «Provare risentimento è come bere veleno, sperando che ciò uccida il nemico». Per la riconciliazione fra bianchi e neri tentò ogni strada: istituì il tribunale di verità e riconciliazione, formò gruppi di riconciliazione nazionale e usò lo sport per unire il paese nel tifo compatto.
Abbiamo molto da imparare qui in Italia. Alcuni, anche politici di fama, seminano rabbia e fanno crescere la tensione sociale. Pare che l’odio sia una strada più indicata da molti. Ma il tentativo di abbattere il nemico è rozzo e superficiale: non conduce alla vita. Mandela comprese che “l’oppressore è schiavo quanto l’oppresso, perché chi priva gli altri della libertà è prigioniero del proprio odio”. Un insegnamento appreso dal Vangelo che egli professò con convinzione. Non riuscì invece a portare pace in famiglia: baruffò con 3 mogli diverse e, ancor prima della sepoltura, è esplosa la lotta per l’eredità tra i figli. Nessuna sorpresa: ciascuno ha le proprie fragilità. Solo Cristo salva, gli uomini fanno quel che possono.
don Gianni
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Inserito il 12 Dicembre 2013 alle ore 21:15 da Redazione Carpinetum
Carissimi
Vi ricordiamo che quest’anno il Gruppo Missioni festeggia i suoi 20 anni di attività a favore dei bambini bisognosi del terzo mondo.
Speriamo di incontrarvi in una delle due riunioni che abbiamo organizzato presso il LUX di Carpenedo,
- venerdì 13 dicembre ore 20,45
- sabato 14 dicembre ore 15,00
Sarà un momento in cui vorremmo anche ringraziare tutte quelle persone che ci hanno sostenuto in questo lungo periodo credendo nel nostro lavoro, che sono andate in India e in Africa a conoscere i bambini nel loro ambiente.
Persone da cui abbiamo sempre appreso qualcosa, che ci hanno arricchito con le loro idee per poi trasformarle in progetti concreti.
Confidando di vedervi numerosi, vi salutiamo cordialmente.
Per Il Gruppo Missioni
Gianni S.
Inserito in Gruppi parrocchiali, Solidarietà | Commenti disabilitati su Incontri annuali del Gruppo Missioni Terzo Mondo il 13 e il 14 dicembre 2013