Fratelli, vi esorto, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto. (Rm 12, 1-2)
Il fondamento dell’offerta di se stessi a Dio è l’ascolto della sua volontà, l’incontro con la sua misericordia. è la misericordia di Dio ciò che mette in movimento l’agire dell’uomo. Tutto dipende dall’amore di Dio e tutto tende a ritornarvi. La risposta alla misericordia di Dio non è dare o fare “qualcosa”, ma è l’offerta della vita, l’offerta della vita in tutte le sue dimensioni, in tutta la sua ampiezza. Con l’espressione “Vi esorto ad offrire i vostri corpi” Paolo non intende riferirsi solo alla parte materiale/fisica della persona, ma indica tutta la concretezza della persona, con le sue relazioni, i sentimenti e i ragionamenti, il vivere in un luogo e in un tempo.
Questa “offerta totale di sé” che abbraccia tutta la vita (le sue gioie, i suoi dolori, la preghiera, gli amici, la famiglia, il lavoro e lo studio…) è chiamata da Paolo “culto spirituale” o, traducendo letteralmente dal greco, “culto logico”…
… Questa strana espressione ci aiuta però a comprendere meglio:
tutte le espressioni della vita sono “luogo” in cui Dio si rivela e “luogo” dove io offro me stesso per la forza del suo amore: questa sacralità di ogni momento della vita dà senso, dà logica alla vita.
Culto “logico” perché così tutto trova senso e orientamento.
Culto “logico” anche perché riconoscere questo senso implica anche un’attività mentale, una riflessione profonda sui fatti interiori ed esteriori che mi permette di concretizzare “qui ed ora” l’invito “generico” di offrire la vita a Dio.
Paolo sottolinea dunque che tutta la vita, creata, salvata e liberata da Dio, è immersa nel mistero dell’amore di Dio, in qualunque luogo e in qualunque tempo: è una visione unificante, capace di unificare tutti gli aspetti della vita.
Come realizzare concretamente, in termini di comportamento, questa sacralità totale e radicale della vita? Volete veramente che la vostra vita diventi tutta una vita offerta a Dio?
San Paolo ci dice che si richiedono due condizioni. La prima condizione:
non conformatevi alla mentalità di questo secolo. Non assumete, così com’è, lo schema di questo mondo. Non significa vivere isolati, sappiamo quanto San Paolo amava l’incontro, il contatto, il confronto: non si tratta di vivere in un mondo a sé.
Significa ricordare ai discepoli che il seguire Cristo spesso comporta delle scelte contro corrente e ciascuno deve difendersi, realisticamente, da tutto quell’insieme di proposte e influssi contrari che giungono dall’ambiente.
Non è la stessa cosa andare di qua o di là. Non è la stessa cosa concepire la famiglia, l’amore, la vita in un modo o in un altro…
Ma “difendersi” non basta, anzi non porterebbe a nulla, se non puntasse a trasformarsi, per rinnovare la mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto. E’ un percorso che immette in un impegno coinvolgente, positivo: lasciarsi trasformare in continuazione. L’azione dello Spirito di Dio porta ad un rinnovamento della mente, della “capacità di pensare”. Il rinnovamento della “capacità di pensare” fa cogliere in modo rinnovato anche tutto il mondo dei sentimenti, per giungere infine alla “decisione del cuore” secondo il disegno di Dio.
L’atteggiamento di fondo del discepolo di Gesù è un dinamismo continuo che coinvolge tutte le capacità della persona.
E’ una responsabilità indelegabile, scavare in profondità coinvolgendo il nostro meglio, la nostra logica, la nostra sensibilità, fino a riconoscere i disegni d’Amore dello Spirito Santo, fino ad individuare i sentieri di Dio. Individuare “la via” chiede perciò di essere profondamente “consegnati” alla misericordia di Dio, chiede di invocare il dono della Sapienza, di rimanere in ginocchio davanti a Lui, di ascoltare la sua Parola, di pregare sempre, senza stancarci.
Abbandonare uno stile superficiale nel giudicare dove sembra che tutto va bene, tutto è lo stesso. Non è proprio possibile essere “sacrificio vivente” senza purificare il cuore. Il discernimento e le scelte più “potenti” nascono da un cuore puro.
Don Danilo